Gentile Direttore,
ho letto con attenzione e interesse la pubblicazione della FNOMCeO sugli Stati Generali della Professione Medica che il suo Quotidiano ci ha messo a disposizione dal giorno della presentazione alla stampa. Si aprirà presto un dibattito presso le istituzioni ordinistiche provinciali per confrontarci e per decidere che cosa i medici vorranno fare della loro professione? Me lo auguro perché ce n’è un grande bisogno. Intanto dal suo giornale si potrebbe avviare un dibattito dedicato che sia spontaneo ed autenticamente sentito dai suoi lettori che qui troverebbero lo spazio per esprimersi proficuamente e liberi da improbabili ma possibili condizionamenti degli organizzatori di convegni.
Dopo il “cambio di passo” del 24 marzo 2018 scrissi su QS quanto fu entusiasmante leggere per me e per molti miei colleghi le intenzioni del Presidente Anelli di affrontare i problemi della nostra professione che ci stava dando speranza e forza. E adesso sono qui a sottolinearne la coerenza.
Il corposo scritto che riunisce le “100 tesi per discutere il medico del futuro” del Professor Cavicchi dovrebbe essere letto da tutti i medici e promosso anche su supporto cartaceo per la diffusione anche a chi non abbia dimestichezza con il mezzo informatico o per chi sia solito sottolineare o apporre note a margine perché è un testo che si presta ad indurre molte riflessioni e idee non solo per i contenuti ma anche per come sono stati proposti.
Si affronta la “Questione medica” : la crisi della medicina e la crisi del medico facendo riferimento alla deontologia come base di valori fondanti per l’autogoverno della professione dai quali non si può prescindere se si vuole affrontare una discussione per ridefinire finalmente il rapporto fra medicina e società (i doveri del medico e i diritti del cittadino) non più rimandabile.
Sei argomenti fondamentali in sei macroaree che approfondiscono aspetti che noi tutti conosciamo benissimo e sui quali ragioniamo , riflettiamo spesso indignandoci e che ci accomunano qualsiasi sia la nostra funzione o il contesto lavorativo.
I cambiamenti e la crisi,il medico e la società,il medico e l’economia,il medico e la scienza,il medico e il lavoro,la medicina il medico e il futuro.
Il tutto presentato con una modalità che facilita la comprensione anche a chi non ha familiarità con la filosofia della scienza o con la sociologia sanitaria, che accompagna per mano il lettore e lo pone di fronte alla inevitabile discussione dopo aver approfondito ogni argomento con uno schema fisso quasi didascalico di sinossi , approfondimenti, aporie, tesi, quesiti.
Le aporie (contraddizioni) sono state le mie preferite ma le troviamo solo nella versione integrale. In ogni argomento trattato il Professor Cavicchi evidenzia le contraddizioni che giornalmente verifichiamo nello svolgere la nostra professione che ci mettono spalle a muro con un acume e una profondità rari per interpretare anche le più piccole ma molto significanti sfumature del sapere medico e del sapere fare il medico.
Dovremmo aprire la discussione rispondendo ai quesiti che ogni argomento ci propone con un metodo che uniformi le modalità di procedere perché (così ipotizzo) non si vada per ordine sparso e perché il tutto possa essere coerentemente sintetizzato alla fine dei lavori.
Comincerei dalla fine: nella Sesta macroarea “la medicina ,il medico e il futuro” 3° quesito:tenuto conto dei tanti mutamenti che sono intervenuti nel mondo della medicina nell’ultimo secolo, oggi voi come definireste la medicina? 4° quesito: basta definirla come oggi è definita nei vocabolari? 5° quesito: ma se la medicina è ridefinibile allora il medico a sua volta è ridefinibile e viceversa, ma se è così non credete che medico e medicina per essere credibili dovrebbero essere ridefinibili insieme e contestualmente? 6 quesito: Come?
Mi sono chiesta da anni perché le scienze come la fisica la matematica la chimica la biologia nel 900 abbiano subito delle grosse trasformazioni rivedendo il loro paradigma ad impronta positivistica e rinnovando il loro approccio investigativo ed applicativo mentre la medicina no. In realtà i grandissimi successi che la chirurgia e la medicina hanno avuto non hanno scalfito il paradigma che ha continuato ad essere sempre lo stesso , mentre le grandi scoperte delle scienze hanno condizionato il metodo di conoscenza che da allora in poi è stato sempre aggiornato.
Anche se la medicina si avvale di queste scienze è rimasta ancorata ad un metodo non più al passo con i tempi e favorente solo e sempre più la conoscenza riduzionistica nella convinzione o nell’illusione così di governare meglio le patologie. Ma sappiamo che così non è.
O meglio l’approccio riduzionistico deve essere compreso all’interno di un approccio della complessità emerso negli ultimi decenni del secolo scorso.
Per esempio spesso nella pratica clinica quotidiana più diventiamo esperti di un gruppo di patologie più sperimentiamo che i contorni di queste sono sfumati sovrapponendosi in parte o favorendo l’ipotesi di una ennesima entità nosografica.
Non certo per la presenza di comorbidità ma per gli aspetti di approfondimento che siamo riusciti a mettere a fuoco. Più ci addentriamo nello scomporre più ci sfuggono le certezze.
Quando saremo riusciti ad approfondire al massimo avremo tante entità nosografiche quanti sono i malati . Ma se trascureremo la clinica , il contesto , le preferenze, le attitudini e la modalità di sofferenza di quel malato il caso ci sfuggirà. Questo vale anche per la medicina di precisione che sta aiutando molti malati e non solo oncologici consegnando loro una migliore prognosi e ,a parte il fatto che nello specifico stanno sorgendo nuovi problemi per ridefinire come valutare gli esiti degli RCT e come gestire il data base sulle varianti genetiche dei cittadini, anche in questo caso i malati dovranno essere studiati e curati alla luce della clinica, del contesto e della loro complessità per riportarne il successo.
E’ evidente che la medicina, anche quando si occupa delle espressioni più particolari dell’essere umano come la genetica, non può fare a meno, se non vuole abdicare a definirsi una tecnica, dello studio complessivo dell’essere umano.
Cosa risponderei ai quesiti? Essendo la medicina difficilmente definibile proverei a lanciare una bozza considerandola : un sistema di conoscenze che si avvale di molte scienze (biologia, matematica, fisica, chimica…) per lo studio, la cura della persona sana e malata nel suo contesto sociale e relazionale al fine del mantenimento o del ristabilimento della salute e/o della sua vitalità.
E la definizione del medico potrebbe essere di conseguenza: colui che in autonomia e responsabilità e con ragionevolezza si occupa della persona sana per il mantenimento della salute e della persona malata per il ristabilimento della salute e/o della sua vitalità attraverso lo studio e la cura della sua complessità e con il suo consenso.
Auguro al Presidente Anelli e a tutti i medici che gli Stati Generali possano avviare quel dibattito interno alla professione che già da tempo aspettavamo e che se vissuto da noi tutti con autenticità , e onestà intellettuale porterà un cambiamento epocale migliorando la condizione della nostra professione.
Maria Luisa Agneni
Pneumologa Specialista Ambulatoriale ASL Roma1
Pubblicato su QuotidianoSanità
Autore: Redazione