Interrogazione parlamentare Sen. Stabile – Carenza medici specialisti – Nella interrogazione si rileva che il decreto legislativo n.?66 del 2003 ha recepito la direttiva dell’Unione europea 2003/88/CE del 4 novembre 2003 concernente taluni aspetti dell’orario di lavoro; il 30 ottobre 2014 è stata approvata la legge n.?161, recante “disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea” (legge europea 2013-bis), che ha recepito le disposizioni dell’Unione europea (direttiva 2003/88/CE del 4 novembre 2003) in materia di ruolo sanitario finalizzate ad evitare eccessi lavorativi prolungati e a garantire la fruizione dei riposi nei modi e nei limiti previsti per gli altri lavoratori; il 25 novembre 2015 è entrato in vigore ufficialmente il riallineamento alla normativa europea sugli orari di lavoro e riposi minimi garantiti, che individuava in 12 ore e 50 minuti il limite per il lavoro giornaliero, in 48 ore il monte massimo settimanale e in 11 ore il riposo minimo da garantire a ogni lavoratore dopo ogni turno; l’abrogazione delle deroghe legislative alla durata del periodo minimo di riposo e la contestuale decadenza di tutte le previsioni dei contratti collettivi in materia di riposo ha reso problematico, se non impossibile, in molti enti del SSN assicurare con il personale in servizio le prestazioni assistenziali e, in particolare, garantire i turni di lavoro ad invarianza di spesa come stabilito dal disposto legislativo, anche dopo l’attivazione delle misure dirette alla ottimizzazione delle risorse umane ed alla riorganizzazione e razionalizzazione delle strutture; è ormai pubblica la notizia in base alla quale nel SSN esiste una carenza di personale medico ed in particolare di specialisti in diverse discipline come pediatria, chirurgia, ginecologia, cardiologia, medicina di emergenza-urgenza, eccetera; tale situazione, inoltre, determina per gli specialisti attualmente in servizio nelle strutture pubbliche carichi di lavoro eccessivi, turni sempre più estenuanti e continue rinunce a riposi e ferie; a tutto ciò vanno aggiunti i numerosi e consistenti definanziamenti del settore pubblico, che rendono gli ospedali sempre più insicuri per i medici e meno soddisfacenti per i pazienti, aumentando il rischio di errori in corsia e l’esasperazione degli utenti con i noti casi, sempre più frequenti, di aggressioni al personale ospedaliero ;a fronte di tutto ciò, sempre più numerosi sono i giovani medici specialisti, che cercano un impiego professionale nel settore privato, se non addirittura all’estero, con condizioni lavorative meno disagiate, e spesso molto meglio remunerate; ancora oggi, dunque, laddove si applica la legge n. 161 del 2014 non si riesce a garantire il servizio richiesto ai cittadini e si produce, di conseguenza, un allungamento all’infinito delle liste d’attesa, mentre, laddove la citata norma non viene rispettata, il personale sanitario è allo stremo delle forze per via degli orari no stop che non tengono minimamente conto dei limiti imposti dalla legge; nella legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio per il 2019) il Governo ha tentato di dare risposte sull’annosa problematica della carenza dei medici specialisti con i commi 547 e 548, in cui si darebbe la possibilità ai medici in formazione specialistica, iscritti all’ultimo anno del relativo corso, di partecipare alle procedure concorsuali per l’accesso alla dirigenza del ruolo sanitario nella specifica disciplina ;il problema che emerge dall’applicazione della citata norma è che i predetti specializzandi non potranno essere assunti e quindi lavorare, fino a che non avranno conseguito il titolo di specializzazione. Si chiede di sapere: se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto in premessa; se ritengano che la legge n. 161 del 2014 non sia effettivamente applicata in tutto il territorio nazionale e, in caso affermativo, se non ritengano di procedere ad un monitoraggio nazionale; quali iniziative legislative vogliano intraprendere per porre rimedio alla carenza di medici specialisti.
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