Roma, 16 ott. – Violenza fisica, ma anche minacce, insulti, comportamenti tesi a umiliare o mortificare. Nella vita lavorativa di molti infermieri c’è tutto questo. Circa uno su 10 (11%) ha subito violenza fisica sul lavoro nell’ultimo anno e il 4% riferisce di essere stato minacciato con un’arma da fuoco. Uno su due afferma invece di aver subito un’aggressione verbale. Questi i principali dati che emergono da un’indagine condotta con un questionario online dal sindacato degli infermieri Nursing Up, a cui hanno risposto sul sito 1010 iscritti in 9 mesi di somministrazione, da ottobre 2018 a luglio 2019. Il 79% sono donne. Tra gli obiettivi dell’indagine acquisire informazioni sul livello di violenza nei luoghi di lavoro nel settore dei servizi sanitari in Italia e individuare politiche appropriate a fronteggiare la violenza nei luoghi di lavoro, sia sul piano nazionale sia internazionale. Per analizzare il fenomeno della violenza sul luogo di lavoro, infatti, il 6 agosto 2018 il Nursing Up ha ottenuto un’autorizzazione a tradurre in italiano e somministrare il Workplace Violence in the heath sector – Survey Questionnaire dell’Onu.
“Quello della violenza ai danni del personale sanitario – spiega il presidente del Nursing Up Antonio De Palma – è un’emergenza non più rinviabile. Adesso per noi infermieri è arrivato il momento di muoverci e far sapere che qualcosa non va e che bisogna agire al più presto. Una volta analizzato il fenomeno al livello italiano saremo poi in grado di confrontare la nostra situazione con quella degli altri paesi per capire criticità e problematiche specifiche, e anche trovare modelli condivisi per arginarlo”. “Siamo preoccupati – aggiunge – ma fiduciosi che si possa trovare una soluzione efficace a questo problema partendo dal Ddl cd Antiviolenza recentemente approvato al Senato. La nostra proposta è di introdurre: la denuncia d’ufficio da parte degli enti sanitari che devono anche costituirsi parte civile nei procedimenti penali a carico degli aggressori, e la creazione di osservatori ad hoc in ogni Azienda sanitaria con il compito di monitorare il fenomeno per l’eventuale istituzione di servizi di sorveglianza h24. Ma soprattutto desidero sottolineare con forza che sul tema della violenza non possono esistere divisioni di categoria tra chi lavora nel mondo della sanità, anzi questo è il momento delle alleanze virtuose per garantire il carattere universale di uguaglianza del nostro SSN che va preservato e difeso a tutti i costi”.
I dettagli dell’indagine
La violenza fisica in quasi tutti i casi (105 su 113) si è verificata nel reparto o nella struttura di riferimento. Nella maggior parte dei casi (77) ad opera del paziente, a seguire dai parenti del paziente (26). Lo stesso vale per la violenza verbale: circa la metà del campione (473 persone) afferma di aver subito aggressioni verbali, in circa un terzo dei casi dai pazienti, in un altro terzo dai parenti dei pazienti, con la quasi totalità degli episodi avvenuta all’interno del reparto o della struttura di riferimento. Dall’analisi emerge che la risposta all’aggressione verbale è quasi assente, e in alcuni casi gestita male, mentre di contro i lavoratori riferiscono che ha generato un forte stress. Nel caso della violenza verbale, invece, 18 persone su 113 hanno risposto che non è stata offerta loro neppure una consulenza psicologica: la riflessione che si potrebbe trarre è un’assenza di chiare procedure che possano essere messe in atto nel momento in cui si verificano azioni violente sul luogo di lavoro. In entrambi i casi i lavoratori coinvolti riportano sintomi riconducibili al Disturbo Post Traumatico da Stress, riferendo di sentirsi soli ed isolati.
Una ricerca sviluppata sotto l’ombrello dell’OMS
“La ricerca ‘Violenza nei luoghi di lavoro nel settore dei servizi sanitari’ – spiega la psicologa Rosalba Taddeini, responsabile scientifica del progetto Nursing Up – è stata sviluppata sotto l’ombrello dell’OMS per approdare in alcune zone del mondo giudicate ad emergenza sanitaria. L’esito italiano del sondaggio è rappresentativo a livello nazionale, restituendo una visione del fenomeno che risulta indicativa per rilevare il burnout, lo stress lavoro correlato e il mobbing”. Lanciando un numero di studi di paese, ILO (International Labour Office), ICN (International Council of Nurses), OMS (World Health Organisation) e PSI (Public Services International), intendono arrivare a stilare la redazione di linee guida per affrontare la violenza sul posto di lavoro nel settore sanitario. “Tema molto sommerso e poco sondato sinora, la violenza sul lavoro colpisce uomini e donne indiscriminatamente – conclude Taddeini – e soprattutto non è ancora percepita come reato. L’intento di questa ricerca è prima di tutto quello di mettere la persona colpita nelle condizioni di comprendere ciò che gli è accaduto, fornendo un indispensabile kit di autovalutazione circa alcuni comportamenti”. Mentre Yongjie Yon, responsabile tecnico prevenzione della violenza e degli infortuni – Ufficio regionale dell’OMS per l’Europa si è concentrato invece “sull’approccio in quattro fasi alla salute pubblica nella prevenzione della violenza, tenendo conto delle dimensioni del problema, dei fattori di rischio e della base di prove di ciò che funziona. Data la scarsa attenzione alla ricerca sulla violenza contro gli operatori sanitari, vogliamo concentrarci sull’approccio ‘potenziato’ alla salute pubblica per esplorare modi per migliorare la raccolta di dati e utilizzare le risorse locali per prevenire e rispondere alla violenza contro gli operatori sanitari”.
La campagna #noviolenzasuglinfermieri
Nursing Up lancia anche la campagna #noviolenzasuglinfermieri, proprio contro le aggressioni agli operatori sanitari. E lo fa durante il Primo Symposium Workplace Violence in the heath sector – Survey Questionnaire dell’Onu, il 16 ottobre presso il Chiostro di S. Maria sopra Minerva a Roma. Al convegno partecipa un panel di autorità istituzionali e scientifiche, tra cui Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, Marialucia Lorefice, presidente della XII Commissione Affari Sociali-Camera dei Deputati e Filippo Anelli, presidente Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri). A fare gli onori di casa il presidente del sindacato Nursing Up, Antonio De Palma.
Autore: Redazione