Nella interpellanza si rileva che “secondo quanto riportato dalla Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) e l’Associazione medici e dirigenti del sistema sanitario nazionale (Anaao), stando ai dati Ansa, in Italia nei prossimi 5 anni verranno a mancare 45.000 medici per via dei pensionamenti. Il problema interessa sia i medici di famiglia sia i medici del servizio sanitario nazionale. Nelle proiezioni dei dati decennali, la fuoriuscita dei medici dal sistema sanitario per pensionamento sarà di 33.392 medici di base e 47.284 medici ospedalieri, per un totale di 80.676 medici; l’8 ottobre 2019 il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di 250 studenti esclusi dal test d’ingresso, dello scorso anno, per l’ammissione alla facoltà di medicina e chirurgia. A seguito di ciò, in questi giorni, le mail degli studenti non vincitori sono state prese d’assalto da un discutibile «Sportello informativo contro il numero chiuso», gestito direttamente dall’azienda Consulcesi group, invitando i destinatari a promuovere, mediante un servizio di consulenza, azioni legali contro gli stessi atenei; l’azione intrapresa da Consulcesi mira alla totale abolizione del numero chiuso per il corso di laurea di medicina, teoria che determinerebbe, a detta della stessa società di consulenza legale, la risoluzione alla carenza dei medici; l’università italiana, nonostante le risorse limitate riesce a mantenere standard elevati di professionalità; un’immissione di così grande impatto, circa 67 mila è il numero di studenti che hanno sostenuto le prove di ingresso, graverebbe sulle capacità qualitative dell’offerta formativa degli atenei, non assicurando, in alcun modo, anche alla luce dei dati riportati relativamente alle somme stanziate nelle precedenti leggi di bilancio, una copertura reale dei costi necessari per soddisfare una tale richiesta. C’è una differenza di almeno 55 mila persone, senza contare tutti quelli che, scoraggiati dall’esame, non ci provano nemmeno, ripiegando su altri indirizzi (biologia il più gettonato) e che invece in assenza del test si iscriverebbero a medicina. Le università italiane dove mancano professori, aule, corsi, semplicemente non sono pronte: basti dire che nel 2014 per soli 5 mila ingressi in sovrannumero (dovuti a un maxiricorso) ci fu il caos; dai dati acquisiti dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, eliminare lo sbarramento all’iscrizione della facoltà di medicina, senza un programma organico per le specializzazioni, rischierebbe solo di spostare in avanti l’imbuto e aumentare il numero di disoccupati; infatti per il 2017-2018 ci sono stati 6.934 i contratti a fronte di 16.046 candidati (9.200 in più), 1.000 laureati tagliati fuori ogni anno, con il rischio di finire ai margini se non ottengono neppure l’accesso al corso di medicina di famiglia; dai dati della Commissione europea e del rapporto Eurispes-Enpam, si evidenzia che in dieci anni, dal 2005 al 2015, oltre diecimila medici (10.104) e ottomila infermieri hanno lasciato l’Italia per lavorare all’estero. Secondo la stessa Consulcesi, ogni anno 1.500 laureati in medicina vanno via per frequentare scuole di specializzazione in altri stati; i fattori predominanti che spingono i medici italiani a lasciare l’Italia, secondo Anaao Assomed, sarebbero le paghe molto più alte e un accesso più meritocratico alla professione con migliori prospettive di carriera, ma la fuga all’estero crea anche un danno economico; la formazione costa allo Stato italiano 150 mila euro per ogni singolo medico laureato e altri 150 mila euro per ogni medico che abbia conseguito la specializzazione, senza dimenticare, infine, che chi lascia l’Italia per stabilirsi in altri Stati ha un’età che va dai 28 ai 39 anni, creando un ulteriore danno economico e incidendo negativamente sui fondi di previdenza sociale”. Si chiede di sapere dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca e dal Ministro della salute, se non ritengano di assumere iniziative urgenti, anche di carattere normativo, per garantire, in tempi brevi, una soluzione alla migrazione dei medici italiani, valutando opportune iniziative, sul piano economico, per coprire gran parte delle domande per le scuole d’accesso e di specializzazione e garantendo così una soluzione alla carenza dei medici.
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