Riportiamo di seguito il testo della lettera che gli Ordini dei Medici Chirurghi della Sardegna hanno scritto al Commissario Straordinario dell’ATS Sardegna, Dr. Giorgio Steri, all’Assessore alla Sanità della Regione Autonoma della Sardegna, Dr. Mario Nieddu, e al Presidente della Regione Sardegna, On. Christian Solinas:
Gli Ordini dei Medici Chirurghi della Sardegna, vista l’ultima direttiva dell’ATS Regionale sulla distribuzione e utilizzo dei DPI da parte degli Specialisti in base a una classificazione di rischio Alto, Medio e Basso, constata, che tale classificazione, appare artificiosa, pericolosa e non in linea con le direttive delle società scientifiche, ma dimostra incongruenza e superficialità. Vorremmo essere messi a conoscenza di chi ha stabilito questa tabella di rischio e in base a quali criteri, sapendo che in Sardegna l’85% dei casi di contagio si è manifestato in ambito ospedaliero, come dimostra l’ultimo caso avvenuto nel reparto di chirurgia del Policlinico Universitario di Cagliari, peraltro classificato a basso rischio.Ci chiediamo perplessi, se le persone che hanno elaborato tali disposizioni, conoscano le dinamiche di contagio del Covid19 e quindi siano in grado di stabilire classi di rischio per garantire la sicurezza e la protezione di chi opera a diretto contatto con i pazienti; basti pensare che gli Otorinolaringoiatri, che devono esplorare le prime vie aeree dei pazienti, a diretto contatto con secrezioni che rappresentano uno dei veicoli più pericolosi di trasmissione del contagio, sono inseriti in una classe di rischio “basso”, come gli Endoscopisti, mentre gli Oculisti e i Neurochirurghi non vengono nemmeno menzionati! Allo stesso modo la Radiologia, con i TSRM che eseguono le radiografie del torace, primo step diagnostico strumentale dei pazienti sospetti e accertati Covid19, a stretto contatto con essi, ancora considerati a “basso rischio”, a differenza di quanto succede in altre regioni minacciate dalla pandemia in corso.Cogliamo l’occasione per inviare i nostri cordiali saluti
I Presidenti degli Ordini dei Medici Chirurghi della Sardegna
Dr. Raimondo Ibba (Cagliari)
D.ssa Maria Maddalena Giobbe (Nuoro)
Dr. Antonio Sulis (Oristano)
Dr. Nicola Addis (Sassari)
Anche i sindacati medici hanno scritto al Presidente dalla Regione Sardegna e all’Assessore alla Sanità in merito alla Circolare emessa dall’ATS sui criteri di distribuzione dei dispositivi di sicurezza individuale (DPI):
I sindacati medici della Sardegna, vista l’ultima direttiva dell’ATS Regionale sulla distribuzione e utilizzo dei DPI da parte degli Specialisti in base a una classificazione di rischio Alto, Medio e Basso, constata, che tale classificazione, appare artificiosa, pericolosa e non in linea con le direttive delle società scientifiche, ma dimostra incongruenza e superficialità. Vorremmo essere messi a conoscenza di chi ha stabilito questa tabella di rischio e in base a quali criteri, sapendo che in Sardegna l’85% dei casi di contagio si è manifestato in ambito ospedaliero, come dimostra l’ultimo caso avvenuto nel reparto di chirurgia del Policlinico Universitario di Cagliari, peraltro classificato a basso rischio.Ci chiediamo perplessi, se le persone che hanno elaborato tali disposizioni, conoscano le dinamiche di contagio del Covid19 e quindi siano in grado di stabilire classi di rischio per garantire la sicurezza e la protezione di chi opera a diretto contatto con i pazienti; basti pensare che gli Otorinolaringoiatri, che devono esplorare le prime vie aeree dei pazienti, a diretto contatto con secrezioni che rappresentano uno dei veicoli più pericolosi di trasmissione del contagio, sono inseriti in una classe di rischio “basso”, come gli Endoscopisti, mentre gli Oculisti e i Neurochirurghi non vengono nemmeno menzionati! Allo stesso modo la Radiologia, con i TSRM che eseguono le radiografie del torace, primo step diagnostico strumentale dei pazienti sospetti e accertati Covid19, a stretto contatto con essi, ancora considerati a “basso rischio”, a differenza di quanto succede in altre regioni.Tutti gli operatori sanitari che possano dover venire a contatto con il pubblico devono essere provvisti di DPI proporzionati al rischio di contagio.Per quel riguarda le mascherine esse non possono essere di rango inferiore alle FFP2 per le fasce meno a rischio o alle FFP3 per le fasce a maggior rischio. Per entrambi i modelli si ritiene di proporre le mascherine senza valvola in quanto offrono il maggior grado di protezione in senso bidirezionale.Siamo ben consapevoli che le nostre proposte possono non essere allineate alle Indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità. Riteniamo però che le stesse Indicazioni siano eccessivamente minimaliste ed ispirate non a criteri scientifici validati ma piuttosto alla scienza del “di più non possiamo fare” e all’“etica” del “non ho abbastanza mascherine” piuttosto che all’etica della tutela della vita fisica dell’operatore e, conseguentemente del paziente.Per tale ragione ci preme sottolineare che non siamo disposti a considerare le nostre vite o quelle dei nostri iscritti di minor valore rispetto a quello di una mascherina FFP2/FFP3.Tale deprezzamento porta anche delle conseguenze, per così dire più venali, perché se diamo alle mascherine chirurgiche il rango di DPI ci potremo ritrovare nella situazione paradossale in cui si viene ad affermare che l’operatore si contagia per colpa propria e non per colpa del datore di lavoro che non gli ha garantito adeguate misure di protezione, da ciò possono discendere ulteriori responsabilità civili e penali.
Si ribadisce inoltre l’assoluta necessità di eseguire i test diagnostici a tutto il personale sanitario e ai pazienti in entrata nei presidi ospedalieri e nei Servizi sanitari maggiormente esposti al rischio. Per tutte le ragioni sopraesposte saremo costretti a difendere i diritti dei nostri iscritti in sede civile e penale, in caso di qualsivoglia danno sopraggiunto in conseguenza della mancata adozione delle misure di massima cautela sopraesposte.
Cordiali saluti.
AAROI EMAC
ANAAO ASSOMED
CGIL FUNZIONE PUBBLICA
CIMO
SNR
UIL FP
Autore: Redazione