Report n. 19/2012
PROSPETTIVE ECONOMICHE E SOCIALI DEGLI IMMIGRATI NEL NOSTRO PAESE
Da una recente indagine del Censis emerge con chiarezza che per gli immigrati vivere in Italia è una scelta di vita solida e soddisfacente: il 54% ritiene che l’Italia sia uno dei Paesi al mondo in cui si vive meglio e il 72,4% pensa che da qui a dieci anni non lascerà il nostro Paese.
La stabilità del progetto migratorio e la volontà di rimanere migliorando progressivamente la propria condizione sono confermate anche dalle previsioni di effettuare investimenti economici importanti, come l’acquisto o la ristrutturazione di una casa, previsti rispettivamente dal 45,8% e dal 16,4% del totale.
Lo studio viene visto dagli immigrati come lo strumento più importante per garantire un percorso di crescita ai giovani: il 98,4% degli immigrati farà studiare i propri figli. Solo il 19,9% pensa che studieranno il minimo indispensabile (la quota è del 29,5% tra gli italiani), mentre il 75,8% vorrebbe che prendessero una laurea (a fronte del 64,5% degli italiani): strumento di riscatto sociale e, per i genitori stranieri, garanzia di un lavoro meno umile rispetto a quello che molti di loro si sono adattati a svolgere.
In ogni caso, ben il 74,2% dei genitori immigrati (a fronte del 40,6% dei genitori italiani) è convinto che i figli riusciranno a trovare la propria strada e a conquistare condizioni di vita migliori rispetto a quelle da loro vissute. Una positiva evoluzione, questa, che potrà avere luogo perché l’Italia in futuro offrirà maggiori spazi di partecipazione agli immigrati, nell’ambito del lavoro dipendente (71,7%) come in quello autonomo (53,2%), ma anche nello sport (74,9%) e, parzialmente, nella politica (45,7%), innescando virtuosi percorsi di mobilità sociale ed economica finora quasi sconosciuti.
A dispetto della crisi economica, per i nuovi italiani l’Italia del 2020 sarà sicuramente un Paese più benestante (ne è convinto il 65% degli immigrati). Per scelta o per necessità, differenzierà le proprie attività produttive: secondo il 53,6% degli immigrati le industrie manifatturiere diminuiranno, ma l’Italia rappresenterà sempre di più un polo di attrazione per i turisti (79,2%) e si servirà sempre di più di energie alternative (83,8%).
La società sarà più composita e più coesa: l’82,6% pensa che il numero degli stranieri continuerà ad aumentare e il 73,8% pensa che la società italiana sarà sempre più aperta al mondo; un’ampia maggioranza pensa che saremo più solidali (68,2%), più giusti (64,6%) e che si costruiranno più reti di relazioni personali, di vicinato, di amicizia, che evidentemente avranno per protagonisti anche gli immigrati (62,7%).
Il settore su cui, secondo i nuovi italiani, bisognerebbe investire di più per dare maggiore forza competitiva all’Italia è quello delle imprese (segnalato dal 56,6% degli intervistati), a testimoniare una visione senza dubbio influenzata dal contributo che gli immigrati offrono al Paese soprattutto in termini di lavoro. Ma per crescere, il nostro Paese ha bisogno di ripensarsi profondamente e nelle fondamenta. Il 58,8% degli immigrati pensa che si debba investire nella formazione (il 32,7% indica la scuola, il 26,1% l’università) e il 32,5% nella giustizia.
Il nodo centrale dello sviluppo è rappresentato dalla preparazione delle nuove generazioni (53,4%), che significa non solo puntare sulla qualificazione del capitale umano attraverso un sistema educativo e formativo di alto livello, ma anche garantire ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro un’occupazione stabile (29,9%), un coinvolgimento lavorativo che permetta la valorizzazione delle competenze acquisite per farne una risorsa per lo sviluppo individuale e dell’intero Paese.
Roma 04/06/20121
Autore: Redazione FNOMCeO