La Suprema Corte ha confermato la responsabilità del medico di Pronto Soccorso che omette di sottoporre il paziente a ulteriori approfondimenti diagnostici che avrebbero consentito di rivelare che era in corso un infarto e di sottoporlo a defibrillazione, con un elevato grado di probabilità logica di salvargli la vita. È dunque responsabile il medico per il reato di omicidio colposo di cui all’art. 589 c.p. per la mancata diagnosi differenziale in quanto, come evidenziato dai giudici di appello, nel caso di specie il dolore alle braccia e l’episodio emetico imponevano un accertamento clinico ulteriore stante la riferibilità di questi sintomi a una patologia ischemica.
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