“Il costo della virilità” per la salute pubblica

Quasi 10 miliardi l’euro l’anno è il “costo della virilità” stimato per le casse dello Stato in seguito ai comportamenti definiti antisociali – violenti o a rischio – della fascia maschile della popolazione italiana.

I pazienti di sesso maschile che accedono ai pronto soccorso, infatti, sono più numerosi, e questo si evidenzia in particolare nell’ambito della traumatologia: nella fascia tra i 16 e i 25 anni sono circa il 63% i pazienti di sesso maschile che hanno subito un trauma, il 52% nella fascia d’età compresa tra i 26 e i 50 anni; e sono la maggioranza delle vittime in incidenti dei quali sono essi stessi responsabili.

A pari condizioni, e in situazioni simili, gli uomini mettono a repentaglio la propria salute più delle donne, e questo sia che si tratti appunto di incidenti che di fattori di rischio a medio e lungo termine: tabagismo, uso di alcol e altre sostanze, risse e aggressioni, sport estremi, incidenti automobilistici provocati da comportamenti pericolosi: se si tratta di decessi legati al consumo di alcol e tabacco, ad esempio, gli uomini arrivano a rappresentare per alcune patologie più dell’80% dei casi.

Ma non solo: altri dati – ad esempio il tasso di mortalità prematura evitabile, cioè la morte prima dei 65 anni e causata da comportamenti a rischio, è 3,3 volte superiore a quello delle donne – confermano che in Italia, come in altri Paesi europei in cui i comportamenti cambiano in base al genere di appartenenza, una grande fetta di spesa pubblica potrebbe essere risparmiata se gli uomini “si comportassero come le donne”.

È questa infatti la provocatoria tesi esposta in “Il costo della virilità”, indagine intrapresa da Ginevra Bersani Franceschetti sulla scia di una ricerca simile pubblicata in Francia nel 2019 a firma di Lucile Peytavin, co-autrice anche del volume nella sua versione italiana pubblicata recentemente da Il Pensiero Scientifico Editore. E l’indagine non si concentra solo sui costi in termini di salute, assistenza sanitaria, emergenza e altri tipi di soccorso, ma analizza anche i costi diretti per lo Stato in ambiti come la giustizia, le forze dell’ordine, il fisco, l’istruzione; e prende in considerazione i costi indiretti per l’intera società, in termini di sofferenze fisiche e psicologiche delle vittime, perdita di produttività e distruzione di ricchezza, il tutto accompagnato da una dettagliata e documentata stima dei costi indotti dalla virilità “trasformata in ideologia culturale dominante”. L’analisi si concentra infine sulle motivazioni di questo divario: sono cause fisiologiche a portare gli uomini a intraprendere comportamenti antisociali, o sono fattori culturali, in gran parte frutto dell’educazione e in quanto tali modificabili? Un tema quanto mai attuale nello scenario odierno, in cui il risparmio stimato per il comparto salute – come detto sopra, intorno ai 10 miliardi di euro l’anno – potrebbe trovare migliore allocazione all’interno di un Servizio sanitario nazionale in affanno.

Autore: Redazione

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