Pandullo: il dialogo fecondo dei medici del Nord-Est

La prossima settimana si terrà a Brioni, splendido centro dell’Istria, un simposio internazionale che vedrà confrontarsi tra loro ordini dei medici, università e istituzioni di Italia, Slovenia e Croazia. Sul tavolo del confronto ci saranno problematiche e tentativi di dialogo sui temi dei percorsi universitari, post-universitari e di accesso alla professione, con l’obiettivo di arrivare ad un protocollo d’intesa che veda i tre Paesi confinanti dell’Alto Adriatico uniti nella progettazione dei percorsi formativi dei futuri medici.

Iniziamo a illustrare l’iniziativa di Brioni con un’intervista ad uno dei promotori del’iniziativa, Claudio Pandullo, presidente dell’Ordine di Trieste. Come gli operatori della città giuliana si sono preparati all’evento? E soprattutto: è ancora tempo di diffidenza in questa magnifica, ma complessa zona dell’Alto Adriatico? Ecco cosa ha riposto il diretto interessato, rivelando che da tempo i medici del nord-est dialogano senza confini..

Presidente Pandullo, i medici dell’area nord est stanno per incontrarsi a Brioni. Dal suo osservatorio di Trieste, come sono le relazioni tra medici italiani e medici sloveni?>
Direi che sono più che buone. In fondo si parla un linguaggio comune: quello della medicina e del volersi prendere cura dei nostri pazienti: è un qualcosa che accomuna tutti coloro che praticano la medicina. La voglia poi di collaborare, di conoscerci e condividere problematiche ed esperienze ha origini lontane. La caduta dei confini con le Repubbliche confinanti con la nostra Regione ha proiettato la società medica ad un confronto con le altre realtà sanitarie.

Già nel passato ci sono state occasioni di incontro con i medici d’oltreconfine?
Si, già nel 2005 in maniera praticamente spontanea ed informale gli Ordini di Trieste e di Gorizia hanno avviato una serie di incontri con le corrispettive figure della Slovenia, della Carinzia e della Stiria. L’associazione è stata denominata allora Trigon proprio a ribadire la libera comunicazione fra le strutture ordinistiche di queste regioni vicine. Da una serie di incontri tenuti a Lubiana, Gorizia, Graz e Trieste è emerso quale denominatore comune le regole fondamentali dell’etica medica, mentre sono emerse delle differenze relative soprattutto ai rispettivi sistemi sanitari che vanno dal sistema dell’Italia e della Slovenia con prevalentemente finanziamento pubblico a quello misto delle regioni dell’Austria dove è presente la realtà delle assicurazioni sanitarie. Nell’ambito di questa collaborazione transfrontaliera l’Ordine di Trieste assieme alla Medical Chamber della Slovenia ha siglato un protocollo di mutuo riconoscimento del rispettivo codice deontologico che prevede da parte degli iscritti la conoscenza ed il rispetto delle regole contenute nei rispettivi codici ed assicura la collaborazione degli enti istituzionali per favorire il disbrigo della pratiche burocratiche per i medici che vogliono esercitare nel Paese confinante.    

Cosa ha portato questo reciproco riconoscimento?
I medici che ne fanno richiesta possono ottenere un tessera di iscrizione bilingue dove oltre ai dati identificativi è riportato il numero di iscrizione al rispettivo Ordine. Si tratta di piccoli passi che servono a creare affinità e comunicazione nel pieno riconoscimento dello spirito che anima la nostra professione ossia interessarsi degli altri e nel contempo rispettare coloro che esercitano la nostra stessa professione.

Brioni non è quindi un caso isolato…
Esatto, l’incontro di Brioni rappresenta la naturale evoluzione di questi percorsi già avviati fra le nostre Regioni e le vicine Repubbliche sull’esempio di incontri analoghi che altri Ordini “di confine” hanno già attuato: mi riferisco all’ iniziativa patrocinata dall’Ordine di Bolzano che ha coinvolto gli Ordini tedeschi ed austriaci. E’ a mio modo di vedere significativo che sia proprio il tema della conoscenza e della formazione ad aver spinto a spinto i nostri Ordini ad incontrarci per stabilire criteri di mutuo riconoscimento degli elementi caratterizzanti l’educazioni continua in medicina e la collaborazione per favorire lo scambio transfrontaliero dei medici in formazione e degli specializzandi. Non possiamo che complimentarci con la Federazione che ha voluto e sostenuto questa iniziativa, Federazione che è sempre molto sensibile nel favorire tutte le forme di collaborazione con i Paesi vicini al nostro.

Avete scelto Brioni, luogo incantevole e anche luogo denso di storia. Ci può raccontare i motivi di questa scelta?
Sono molteplici. Il primo senz’altro la bellezza del luogo, non da tutti conosciuto: una vera perla dell’Adriatico. Ricordo che il meeting è stato fortemente voluto e appoggiato dal Vicepresidente Nazionale Maurizio Benato che ben conosce questa parte della costa croata e dell’arcipelago delle Brioni in particolare; da parte nostra siamo stati subito entusiasti della scelta del luogo. Nel secondo dopoguerra l’arcipelago divenne la sede preferita di vacanza del presidente jugoslavo Tito. Tre anni dopo la morte di Tito nel 1983, le isole vennero dichiarate Parco nazionale della Jugoslavia. Con la dissoluzione della Jugoslavia, nel 1991, le isole passarono sotto l’amministrazione croata ed entrarono a far parte della regione istriana. Il nuovo stato indipendente vi ospitò un Centro Conferenze Internazionali e con l’occasione vennero riaperti i quattro alberghi in uno dei quali verranno ospitate le delegazioni e i partecipanti del meeting. Un altro motivo della scelta di Brioni è stato quello di proporre un luogo che faccia da ponte fra le regioni dell’Adriatico, infatti alla riunione parteciperanno anche Facoltà di Medicina e rispettivi Ordini che si affacciano su questo mare.

Quante presenze vi aspettate?
E’ prevista la partecipazione di circa un centinaio di persone, tra cui molte istituzioni, da Piero Cappelletti Presidente della Federazione Regionale Friuli Venezia Giulia a Vladimir Kosic, Assessore regionale alla Salute, da Sonja Grozi?-Živoli?, Assessore alla Sanità e alla Previdenza Sociale della Regione Istriana a Hrvoje Minigo, Presidente della Camera dei Medici della Croazia, da Zlatko Fras, dell’Associazione dei Medici sloveni a Marija Pederin, del Ministero della Sanità della Croazia. Inoltre saranno presenti i presidenti degli Ordini del Triveneto e molti presidi di facoltà di medicina delle università italiane, croate e slovene.

Storicamente la sua città vive in un misto di apertura e di diffidenza verso i “vicini slavi”. Questo simposio potrebbe contribuire ad un’approfondimento dei rapporti, almeno in ambito medico?
I tempi per fortuna sono cambiati ed il senso di appartenenza ad una realtà sovranazionale aiuta le aperture e fa scomparire la diffidenza. L’incontro di Brioni mi riporta indietro di quasi un anno proprio a Trieste dove il 13 luglio del 2010 si è tenuto il concerto “Vie dell’amicizia” che ha visto la partecipazione dei presidenti dei nostri 3 paesi e l’esibizione di 500 musicisti croati , italiani e sloveni impegnati assieme per celebrare uno straordinario evento musicale che ha forse contribuito ad abbattere le ultime barriere ancora presenti. Oggi Italia e Slovenia fanno parte della Comunità Europea e speriamo che la Croazia entri presto, ma dobbiamo saper costruire un clima di collaborazione operosa di cui già esistono tutte le condizioni e spero riceva un ulteriore spinta dall’ evento che stiamo condividendo.

Ma come va il rapporti tra medici “di confine”?
I rapporti fra medici Italiani, Sloveni e Croati è ottimo. Particolarmente intensi come dicevo all’inizio sono gli scambi culturali fra la facoltà di Medicina di Trieste e quelle di Lubjana e Maribor, attiva è la medicina transfrontaliera grazie anche agli accordi fra la Regione Friuli Venezia Giulia e la Slovenia. In particolare la cooperazione fra la Facoltà di Medicina di Trieste e quella di Lubjana è molto attiva: una fra tutte, il Direttore della Chirurgia plastica e ricostruttiva di Trieste è un medico sloveno. Ritengo quindi che sia ora di guardare insieme al nostro futuro in Europa. La nostra Regione assieme a quelle confinanti ed alle altre che si affacciano sull’Adriatico sono divenute il centro dell’Europa perché l’Europa si è spostata più ad est. La collaborazione inizia con il condividere le problematiche e la conoscenza per trovare soluzione comuni ma soprattutto percorribili.

Da ultimo: Trieste città incantevole, ricca di storia, una delle vere capitali della cultura nell’epoca asburgica. Come vive oggi la città? E – in essa – che tipo di presenza ritiene venga espressa dal mondo medico e dall’Ordine?
E’ vero Trieste è stata per secoli il principale se non unico porto dell’Impero Asburgico : la sua architettura e la sua cultura ancora ne risentono ancora. E’ ed è sempre stata una città multietnica e multi culturale dove la convivenza pacifica ed operosa è la regola. La sua vocazione multietnica permane: solo una cifra la comunità serba conta attualmente 15.000 componenti, in parte storicamente residenti, in parte giunti a Trieste durante o dopo la disgregazione della Repubblica yugoslava.Sono presenti luoghi di culto di quasi tutte le religioni: Trieste ospita una delle sinagoghe più imponenti in Europa.
La città presenta delle peculiarità ed eccellenze per quanto riguarda la ricerca e la formazione: è sede universitaria, è sede di una delle due Facoltà di medicina della Regione. Fra le altre particolarità da ricordare il Centro di Fisica Teorica, Elettra la macchina di luce del sincrotrone, l’ICGEB, l’Area di Ricerca,la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) uno dei maggiori centri di ricerca e formazione avanzata in Italia, un ospedale universitario ed un Istituto pediatrico di ricerca e cura a carattere scientifico
Tuttavia in questi anni Trieste sta vivendo un momento difficile, ben precedente alla attuale crisi economica. Ci sono scarse possibilità di impiego per i giovani, come un po’ dappertutto ma forse da noi il problema è forse più sentito in quanto essendo una fra le città più “anziane” d’Italia i giovani sono una specie “rara” e temiamo che se ne vadano in cerca di lavoro.Come dicevo è una delle città italiane con il maggior numero di anziani: più di 1/3 della popolazione ha più di 65 anni generalmente in buona salute, forse non solo motivi genetici……. Questo rende Trieste una specie di laboratorio dove affrontare sia dal punto di vista sociale che medico, situazioni che in altre realtà nazionali saranno presenti solo fra molti anni.

Quale il ruolo dell’ Ordine in questo scenario?
L’Ordine di Trieste è un ordine medio-grande: contiamo poco più di 2100 iscritti, cerchiamo di essere attivi e presenti nella vita cittadina collaborando, ad esempio, con le politiche sociali e sanitarie del Comune con il quale abbiamo organizzato incontri e corsi di aggiornamento per tutte le professioni sanitarie con particolare interesse per la presa in carico degli anziani e dei disabili. Costante è anche la collaborazione ed il confronto con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria e con l’Azienda per i Servizi Sanitari con le quali abbiamo costituito una commissione paritetica per favorire la comunicazione reciproca assieme ai rappresentati della Medicina di famiglia.
In conclusione ritengo che il ruolo dell’ Ordine di Trieste, come quello di tutti gli Ordini sia quello di armonizzare il rapporto fra i colleghi e fra i colleghi e le istituzioni nello spirito della salvaguardia della dignità e del decoro della nostra professione.
In conclusione oggi l’Ordine è chiamato alla gestione della nostra professione a 360° adeguandosi alle nuove esigenze della società nella quale siamo chiamata ad operare, società in continua evoluzione con sempre meno confini e barriere.

Autore: Redazione FNOMCeO

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