“Non vogliamo essere impuniti né non giudicabili ma vogliamo essere sostenuti.” – è l’appello dei medici, attraverso la voce di Nando Vincenti, chirurgo all’I.R.C.C.S. “Saverio De Bellis”, durante il convegno “Responsabilità professionale medica. Quale futuro?”, organizzato ieri a Bari dall’Ordine dei medici.
Benché il 95% delle cause avviate contro i medici finiscano in un’assoluzione o un’archiviazione, gravano il professionista con un clima di timore, mancanza di fiducia, costi e danno reputazionale in cui la vera sentenza è la pendenza del processo.
Di responsabilità professionale medica, scudo penale, depenalizzazione e lite temeraria si sta occupando la Commissione per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica, presieduta da Adelchi d’Ippolito. Intervenendo al convegno d’Ippolito ha sottolineato come la serenità del medico nel suo operato sia un patrimonio della comunità e in tal senso vada difesa, senza andare a scapito della piena tutela giuridica del paziente. Dare serenità al medico significa anche limitare il ricorso alla medicina difensiva,
“Il rapporto fiduciario medico paziente è minacciato dal proliferare di denunce infondate che condizionano l’operato del medico e lo spingono, talvolta, verso la medicina difensiva, che ha effetti devastanti sul sistema sanitario nazionale perché porta a prescrivere esami inutili, costosi e talvolta invasivi. Oltre a creare danno al paziente tolgono spazio a chi di quegli esami avrebbe veramente bisogno, andando ad allungare le liste di attesa.” – ha puntualizzato Franco Lavalle, Vicepresidente dell’Omceo Bari e responsabile scientifico del convegno.
Tra le possibili soluzioni per abbattere il numero delle denunce, la Commissione sta valutando la possibilità di dare maggior vigore all’istituto della lite temeraria, con un’eventuale pena pecuniaria, e la querela con consulenza che prevede l’obbligo di sostenere la denuncia del cittadino con il parere di un tecnico. La Commissione sta valutando anche modifiche di diritto sostanziale, attraverso la riduzione della responsabilità penale ai casi di dolo e colpa grave. A una maggiore responsabilità, – ha precisato d’Ippolito – deve corrispondere una maggiore scusabilità sul piano della punibilità, prendendo in considerazione la specificità dell’atto medico.
“Oggi i medici, insieme ai giuristi, stanno dando un contributo importante per riscrivere le regole della responsabilità professionale medica. La Fnomceo ha avuto un’audizione in Commissione e ha attivato iniziative come il convegno di Bari per far emergere le criticità che inducono molti medici ad abbandonare la professione e le strutture ospedaliere e individuare possibili soluzioni” – ha spiegato Filippo Anelli, Presidente dell’Ordine dei medici di Bari – “Bisogna ridurre la possibile azione penale verso i medici sulla scorta dell’esperienza dello scudo penale attivato durante la pandemia, in modo da arginare le denunce infondate ed evitare che ogni atto medico venga contestato e impugnato per ricavare un vantaggio economico”.
Un altro fronte di criticità sottolineato dai medici è legato ai consulenti tecnici, che spesso non hanno una competenza adeguata, e alle linee guida, che non riescono a tenere il passo del progresso della medicina e non possono pertanto avere il ruolo così centrale ed esclusivo assegnato loro dalla legge Gelli.
“La Legge Gelli bianco è stata un fallimento perché ha incrementato la possibilità di essere indagati” – ha affermato, intervenendo in video al convegno, il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, che ha sottolineato come le linee guida, richiedendo un aggiornamento continuo ed essendo condizionate da fattori organizzativi, debbano tornare ad essere linee guida non ministeriali ma dei singoli reparti.
Le liti potrebbero anche essere limitate attraverso un maggiore tempo di ascolto e dialogo dedicato al paziente, un approccio che però è sempre più difficile in contesti sanitari in cronica carenza di personale.
Autore: Redazione