CORTE DI CASSAZIONE PENALE – Studi medici: condannato il paziente che apostrofa il medico come disonesto alla presenza di altri pazienti (sentenza nr. 30518/14).
FATTO: Con la sentenza resa in data 18 dicembre 2009, confermata dal Tribunale di Chiavari il 23 marzo 2013, il giudice di pace di Chiavari condannava B.P. alla pena di giustizia per il delitto di ingiuria in danno di C.L., medico di base nell’esercizio della propria attività, dandole della "disonesta" ed accusandola di aver fatto delle "sporcaccionate" in presenza di più pazienti, all’interno del suo ambulatorio. Contro la sentenza propone ricorso per Cassazione l’imputato, con atto sottoscritto personalmente.
DIRITTO: La Corte di Cassazione ha affermato che nella motivazione della sentenza impugnata è ben evidenziato il carattere oggettivamente lesivo del decoro e della professionalità della persona offesa, da riconoscersi ad espressioni quali quelle pronunciate. Nel linguaggio comune, infatti, l’espressione "disonesto" sta ad indicare l’adozione di scelte o iniziative in violazione di regole comuni e, attribuita ad un professionista nell’esercizio delle funzioni (per giunta pubblico ufficiale, in quanto il medico convenzionato con l’A.S.L. svolge la sua attività per mezzo di poteri pubblicistici di certificazione, che si estrinsecano nella diagnosi e nella correlativa prescrizione di esami e prestazioni alla cui erogazione il cittadino ha diritto presso strutture pubbliche, ovvero presso strutture private convenzionate; Sez. 6, n. 35836 del 22/02/2007 – dep. 01/10/2007, Manzoni, Rv. 238439), si presta ad essere comunemente recepita come indicativa di comportamenti illeciti, atteso che alla qualifica di medico di base è affidata la cura di pubblici interessi non di rado protetti con norme di rilievo pubblicistico come quelle penali.