OMCeO Palermo. Specializzandi, tutele e carenze, l’intervista a Giuseppe Liotta

Specializzandi, tutele e carenze. La FNOMCeO in Senato su diritti e fabbisogni


Le criticità che segnano la formazione specialistica dei medici in Italia sono ormai evidenti: borsa di studio inadeguata, mancanza di diritti contrattuali, carichi di lavoro eccessivi, gravi carenze di specialisti in aree come anestesia e chirurgia generale e d’urgenza, con meno iscritti in Sicilia rispetto al resto del Paese, prospettive previdenziali incerte e accesso alle scuole di specializzazione non sempre in linea con i reali bisogni del Servizio sanitario nazionale. Questi temi sono stati al centro di un’audizione in Senato della Federazione nazionale degli Ordini (FNOMCeO), presieduta da Filippo Anelli, che il 1° luglio 2025 ha presentato un pacchetto di proposte.
Ne abbiamo parlato con Giuseppe Liotta, medico specializzando in Chirurgia generale e d’Urgenza e consigliere dell’OMCeO di Palermo.

Dottor Liotta, la FNOMCeO propone l’inquadramento dei medici in formazione specialistica nel contratto collettivo nazionale dell’area sanità, con una sezione dedicata. Cosa cambierebbe concretamente?
Attualmente siamo considerati “borsisti”, senza le tutele dei lavoratori dipendenti. Passare a un contratto vero e proprio, come ha suggerito la FNOMCeO, significherebbe avere uno stipendio congruo, riconoscimento di ferie, malattia, straordinari pagati e la certificazione elettronica delle ore effettivamente lavorate. Ci avvicineremmo finalmente a uno status giuridico in linea con le responsabilità che già oggi ci vengono richieste.

Molte specialità, in particolare emergenza-urgenza e anestesia, restano poco attrattive e con numerosi posti vacanti. Per quali motivi secondo lei?
Le cause principali sono la natura molto usurante di questi lavori, l’impossibilità di svolgere attività privata durante la specializzazione, il rischio medico-legale elevato e la scarsa differenziazione economica rispetto ad altre discipline. Di conseguenza, molti scelgono altri percorsi, lasciando scoperte aree fondamentali del sistema sanitario.

La Federazione suggerisce di aumentare la componente variabile dello stipendio e di riconoscere lo status di lavoro usurante per le specialità più gravose. Quali vantaggi porterebbe?
Premiare economicamente le specialità più impegnative e consentire il pensionamento anticipato in queste aree mediche sarebbe un incentivo concreto a intraprendere carriere oggi penalizzate. In questo modo si valorizzerebbero anche il rischio e la responsabilità che comportano certi reparti.

Si parla di favorire la conciliazione tra vita e lavoro e di valorizzare la componente femminile. Quanto conta per voi giovani medici?
È centrale. Il sistema oggi non tiene abbastanza conto delle esigenze familiari e delle assenze per maternità, che ricadono spesso su colleghi già sovraccarichi. Servono modelli organizzativi che facilitino la conciliazione e garantiscano pari opportunità, senza compromettere i servizi.

Sul piano previdenziale, cosa cambierebbe passare dall’Inps all’Enpam?
L’iscrizione all’Enpam garantirebbe una previdenza più solida, adeguata alla professione e alle sue specificità, rispetto alla gestione separata dell’Inps che offre minori tutele e meno prospettive future.

Tra le proposte, si chiede di partecipare all’Osservatorio nazionale sulla formazione specialistica.
Essere presenti in questo organismo significa poter rappresentare direttamente i bisogni dei medici in formazione, incidere sulle scelte di qualità e partecipare alla definizione delle riforme che ci riguardano da vicino.

Riguardo alla programmazione degli accessi alle scuole di specializzazione e di Medicina, quali rischi comporta un sistema non legato ai fabbisogni reali?
Se non c’è corrispondenza tra formazione e reali esigenze della sanità pubblica, si rischia di avere un eccesso di medici che non trovano lavoro o sono costretti ad andare all’estero, mentre restano scoperti settori chiave per l’assistenza.

Quanto è utile valorizzare i percorsi come il liceo a curvatura biomedica e riservare posti in Medicina? Lei, tra l’altro, è parte attiva come formatore.
Incentivare questi percorsi può aiutare a selezionare studenti già motivati e indirizzati verso la professione, favorendo una scelta più consapevole e coerente con le necessità del sistema.

Per la medicina generale, la FNOMCeO propone equiparazione della borsa, aggiornamento formativo, riconoscimento specialistico, innovazione e autonomia.
È indispensabile. Senza un aggiornamento dei programmi, l’integrazione di nuove tecnologie come la telemedicina e il rafforzamento dell’autonomia e del ruolo fiduciario del medico di famiglia, la medicina generale rischia di diventare poco interessante e inefficace.

Nel pacchetto, tra le priorità è richiesta la lotta all’antibiotico-resistenza nei programmi formativi.
Si tratta di una priorità globale. Senza una formazione specifica su questo fronte rischiamo di trovarci impreparati davanti a una delle principali emergenze sanitarie del futuro. Occorre agire subito sia a livello universitario che nella formazione continua.

Ufficio Stampa OMCeO Palermo

Autore: Redazione

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