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Fazio: riscopriamo e rilanciamo il ruolo dei medici, da sempre in primo piano nella storia nazionale

Prima capitale italiana, Torino si ritrova in questi giorni ad essere ribalta di una serie di eventi con cui la professione medica celebra i 150 anni dell’Unità d’Italia. In giorni comunque tesi per una crisi istituzionale che forse ha pochi precedenti nella recente storia repubblicana, l’Ordine dei Medici di Torino e la Federazione Nazionale degli Ordini hanno dato vita ad una tre giorni che avrà il suo culmine nel pomeriggio di venerdì 11 novembre, con un evento multiforme e ricco di significati che vedrà anche la presenza del Ministro della Salute, Ferruccio Fazio. Il tutto quasi a sottolineare che il mondo medico non fa passi indietro nei confronti di un presente che molti vorrebbero solamente incerto: la professione è presente e vuole contribuire alla ricostruzione del Paese. Con grande disponibilità, il ministro Fazio ha accettato di rispondere in questa intervista ad alcune domande in vista della sua partecipazione all’evento torinese

Signor Ministro: lei parteciperà all’Evento FNOMCeO che vede a Torino i medici italiani celebrare i 150anni dell’Unità nazionale. Guardando al passato, come possiamo giudicare il ruolo dei medici in questo secolo e mezzo di "Italia", non tanto in tema di assistenza sanitaria, quanto più in generale in termini di complessivo contributo allo sviluppo sociale del Paese?
Premetto che lo sviluppo del sistema sanitario è uno degli indici fondamentali con cui si misura il progresso sociale e civile del Paese, per cui è difficile scindere l’uno dall’altro. È indubbio, tuttavia, che in ogni momento fondamentale della nostra storia politica, sociale e culturale i medici hanno giocato un ruolo di primo piano. Solo per citarne alcuni, e consapevole di trascurarne molti altri, ricordo nel periodo risorgimentale il chirurgo carbonaro Leonida Montanari, poi i colleghi Ripari, Basile e Albanese, che combatterono al fianco di Garibaldi e lo soccorsero in Aspromonte; in epoca più recente vorrei citare Maria Montessori e Gina Lombroso, donne medico che hanno dato un importante contributo rispettivamente nel campo dell’educazione e del miglioramento della condizione della donna. Per l’impegno sociale e per l’influsso che ha avuto nel cambiamento dell’approccio alle malattie mentali non posso non ricordare Franco Basaglia e nel campo della letteratura Carlo Levi e Giulio Bedeschi. E ancora vorrei citare due medici che hanno dato il loro contributo anche in quanto politici: Pietro Bucalossi, che ha ispirato la legge sulla edificazione dei suoli e Benigno Zaccagnini. Per concludere questa breve carrellata di medici illustri vorrei ricordare anche Enzo Jannacci. Non so se sarà ricordato dai posteri, ma alla nostra generazione ha offerto un sorriso e numerosi spunti di riflessione.

In questi anni la collaborazione FNOM-Ministero si è sviluppata su binari di grande e forse inedita collaborazione reciproca. In occasione dell’evento torinese c’è un messaggio particolare che vuole rivolgere ai componenti del Consiglio nazionale della Federazione e tutti gli Ordini provinciali?
Abbiamo sviluppato, in questi anni, una proficua e leale collaborazione, che si è estrinsecata nel progetto di riforma che il Governo ha presentato al Parlamento. Punti qualificanti del disegno di legge, che la Camera dei Deputati ha già approvato, sono il rilancio della funzione di garanzia e tutela nei confronti dei cittadini, la previsione di un codice deontologico nazionale e di norme deontologiche multiprofessionali, la possibilità di istituire assemblee rappresentative per gli ordini più numerosi, la revisione della funzione disciplinare, la previsione di un livello di rappresentanza regionale ed il riconoscimento di una maggiore autonomia, all’interno della Federazione, della professione odontoiatrica.

A Torino si alterneranno alcuni neo-iscritti per la lettura del Giuramento professionale. Dai giovani medici spesso giungono messaggi preoccupati per il proprio futuro: i giovani italiani devono ancora credere nella "vocazione medica"?
I giovani italiani credono nella vocazione medica. Ne è testimonianza il grande numero di richieste per l’accesso al corso di laurea. Tuttavia, sono consapevole delle difficoltà che essi incontrano. Chi ha seguito le vicende degli ultimi mesi sa che il Ministro Gelmini ed io siamo fortemente impegnati sul tema dei giovani medici. Stiamo perseguendo l’obiettivo di ridurre i tempi della formazione specialistica e di introdurre la laurea abilitante, in modo da anticipare l’ingresso dei giovani medici nel mondo del lavoro. A questo proposito, sarà importante l’impegno della FNOMCeO per la revisione del decreto che disciplina l’abilitazione professionale. Inoltre, con la manovra di questa estate abbiamo modificato le norme relative al blocco del turn over nelle regioni in piano di rientro. Il contesto economico in cui si trova l’Italia è a tutti noto e, naturalmente, ciò non può non avere effetti anche sul sistema sanitario e sulla sua capacità di assorbimento di nuovi professionisti. Tuttavia, non dimentichiamo che secondo le indagini condotte da Alma Laurea le lauree sanitarie si collocano ai primi posti per opportunità di inserimento nel mercato del lavoro.
Da ultimo: la crisi attuale tocca tutto il mondo e l’Italia in modo ravvicinato.

Sembra ci sia bisogno di figure positive, in grado di essere protagoniste di una rinascita, di un rilancio umano, sociale, professionale. Lei crede – da Ministro, ma soprattutto da medico – che il mondo medico italiano sarà in grado di essere soggetto forte di questa ripresa?
Io credo che il mondo medico può e deve fornire un contributo fondamentale sia sul piano individuale, sia su quello collettivo. La natura stessa della professione, infatti, porta il medico ad entrare in contatto con cittadini di tutte le estrazioni sociali e, non di rado, ad intercettare bisogni che non sono soltanto di natura sanitaria. Alle aziende sanitarie è affidata anche una funzione di assistenza sociale – condivisa con gli Enti Locali – che deve essere sollecitata dai medici ogni qual volta si trovano ad interagire con soggetti socialmente fragili. Ritengo che utilizzare al massimo i servizi messi a disposizione può risolvere molti problemi contingenti e, soprattutto, far sentire ai cittadini la vicinanza delle Istituzioni. In molti casi ciò è realizzabile anche in un momento di oggettiva difficoltà economica e finanziaria. La classe medica nel suo insieme è chiamata anche a dare il proprio contributo alla definizione delle politiche che devono orientare il nostro sistema di welfare. A tale proposito vorrei ricordare che la riforma della legge istitutiva degli ordini delle professioni sanitarie, attualmente all’esame del Senato, è essa stessa testimonianza di una professione non ripiegata su se stessa, ma capace di interpretare le esigenze di cambiamento e intavolare un costruttivo rapporto dialettico con le istituzioni.

Autore: Redazione FNOMCeO

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