Sulla formazione destinata al personale sanitario per l’assistenza alle donne e bambine sottoposte a pratiche di mutilazione genitale femminile – Nella interrogazione si rileva che le mutilazioni genitali femminili (MGF) costituiscono una delle forme più crudeli e lesive di violenza continua sulle donne, in primo luogo sulle bambine, con gravissimi, perenni risvolti fisici e psicologici su di loro; la legge n. 7 del 2006, all’art. 4, rubricato "Formazione del personale sanitario", stabilisce che "Il Ministro della salute, sentiti i Ministri dell’istruzione, dell’università e della ricerca e per le pari opportunità e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, emana, entro 3 mesi (…) linee guida destinate alle figure professionali sanitarie nonché ad altre figure professionali (…), per realizzare un’attività di prevenzione, assistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine già sottoposte a tali pratiche"; la formazione degli operatori sanitari è fondamentale per facilitare la comunicazione, soprattutto in riferimento all’approccio da tenere con le donne e le bambine già sottoposte a tali pratiche, al fine di far fronte ai loro bisogni sanitari e psicosociali e per formarle ad una fisicità in linea con la tutela della salute. Le donne con MGF che si rivolgono al SSN possono richiedere assistenza alla gravidanza, al parto ed al periodo post partum o per complicanze sanitarie di tipo urologico e/o ginecologico. Oltre al medico di base, le figure specialistiche interessate sono i ginecologi, i neonatologi, i pediatri, gli urologi e le ostetriche. Si chiede di sapere: a quanto ammontino le risorse che il Ministero della Salute ha impegnato dal 2007 ad oggi per la formazione degli operatori sanitari che operano con le comunità di immigrati provenienti da Paesi dove sono effettuate le pratiche di mutilazioni genitale femminile; quali siano le Regioni che hanno promosso tale formazione e quanti siano gli operatori coinvolti; se tale formazione sia stata inserita nei percorsi formativi di carattere universitario e non per le figure sanitarie interessate; quante siano ad oggi le donne presenti nel nostro Paese che sono ricorse alla deinfibulazione; quante siano le bambine che sono state accolte dal SSN a causa delle conseguenze fisiche e psicologiche delle MGF.
Nella seduta della Commissione Igiene e Sanità del 09.03.16 interviene il sottosegretario DE FILIPPO che risponde all’interrogazione rilevando che per contrastare la pratica delle mutilazioni genitali femminili, in Italia è stata appositamente varata la legge 9 gennaio 2006, n. 7, recante "Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazioni genitali femminile". Il Ministero della Salute ha quindi emanato, con decreto ministeriale 17 dicembre 2007, le Linee guida (previste all’articolo 4 della legge n. 7 del 2006) destinate alle figure professionali sanitarie, nonché ad altre figure professionali che operano con le comunità di immigrati provenienti da Paesi dove sono effettuate le pratiche di MGF, per realizzare una attività di prevenzione, assistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine già sottoposte a tali pratiche. Il Ministero della Salute ha trasferito alle Regioni, dal 2005, i fondi destinati dalla citata legge alla formazione, intesa anche come occasione per accrescere le conoscenze sul tema del diritto alla salute e sulla medicina transculturale, sulla delicatezza dell’approccio alla sessualità delle donne straniere, al loro corpo, alla maternità ed alla salute in generale, per un totale di 14.625.768,86 di euro. Le Regioni hanno inoltre provveduto ad organizzare attività formative, corsi, seminari, convegni per personale sanitario, mediatori culturali, operatori dei consultori familiari, medici di medicina generale, scuole. Interviene in replica la senatrice Mattesini (PD) che nel dichiararsi soddisfatta della risposta, segnala l’opportunità di rafforzare le iniziative per la formazione e l’aggiornamento del personale medico, e auspica approfondimenti in merito alla concreta destinazione dei fondi a tal fine stanziati.