Un “alleggerimento” dei Piani terapeutici oggi necessari per la prescrizione dei farmaci innovativi che curano lo scompenso cardiaco, la sindrome cardio-nefro-metabolica e la fibrillazione atriale, malattie che coinvolgono circa un milione di pazienti. Obiettivo: facilitare e rendere uguale su tutto il territorio l’accesso a questi farmaci, che possono davvero fare la differenza, riducendo la mortalità e le ospedalizzazioni con risparmi anche economici per il Servizio sanitario nazionale e per l’intera società. E liberando tempo per l’attività clinica dei medici, riducendo le liste d’attesa.
È questa l’idea contenuta nel position statement “Scenari clinici complessi e piani terapeutici: limiti attuali, disparità regionali di accesso e proposta di riforma”, di Michele Senni et al.[1], pubblicato sul numero di gennaio 2026 del Giornale italiano di Cardiologia (G Ital Cardiol 2026;27(1):28-33 | DOI 10.1714/4618.46267). A firmarlo, i rappresentanti delle società scientifiche coinvolte, il Presidente della Fism, la Federazione italiana delle Società medico-scientifiche, Loreto Gesualdo e il Presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli.
Quattro, in sintesi, le proposte concrete. La prima è l’introduzione di un piano terapeutico semplificato limitato alla prima prescrizione, con successivo rinnovo automatizzato. A seguire, l’uniformazione nazionale dei criteri prescrittivi e dei professionisti autorizzati a redigere i piani terapeutici. Ancora, il ritorno sistematico e trasparente dei dati raccolti nei registri AIFA alla comunità scientifica per scopi clinici, epidemiologici e decisionali. Infine, l’eliminazione del piano terapeutico per farmaci con profilo di costo-efficacia favorevole e larga esperienza clinica.
“Il superamento delle barriere connesse ai Piani terapeutici – scrivono gli autori nelle conclusioni – non rappresenta soltanto un’esigenza clinica, ma costituisce anche un obiettivo prioritario sotto il profilo etico e organizzativo. L’adozione diffusa di terapie innovative rappresenta una straordinaria opportunità per migliorare la prognosi e la qualità di vita dei pazienti con patologie cardiovascolari complesse, riducendo disuguaglianze, ottimizzando risorse e contenendo la spesa sanitaria collegata alle ospedalizzazioni ripetute. E, da ultimo, garantendo un accesso equo ed efficace a tutti i pazienti così come previsto dal nostro sistema sanitario. In aggiunta, restituire tempo e risorse ai medici significa incrementare il numero di prestazioni sanitarie e migliorare la qualità̀ dell’assistenza, con potenziale impatto sulla riduzione delle liste d’attesa”.
Concepito come uno strumento per garantire l’appropriatezza prescrittiva, il Piano terapeutico si trasforma spesso in un ostacolo alla prescrizione da parte dei medici e all’accesso dei pazienti alle terapie salvavita. Il processo di compilazione richiede tra i dieci e i venti minuti, un tempo non trascurabile se consideriamo la durata di una visita medica, e non è delegabile a personale amministrativo. La necessità di rinnovarlo ogni 6-12 mesi può inoltre compromettere l’aderenza terapeutica, portando a interruzioni del trattamento che le evidenze scientifiche associano a un incremento del rischio di ospedalizzazione, peggioramento delle condizioni e mortalità. Inoltre, comporta visite specialistiche periodiche, contribuendo all’allungamento delle liste d’attesa. Da qui la proposta di semplificare le procedure, limitando la persistenza del Piano terapeutico per i medicinali il cui rapporto rischio-beneficio e costo beneficio risultano favorevoli, condizioni che sono entrambe dimostrate per queste classi di farmaci. Si potrebbero così eliminare le visite puramente burocratiche legate alla prescrizione o al rinnovo dei piani terapeutici, consentendo di liberare risorse assistenziali, riducendo il carico sui centri specialistici e rinnovando la continuità terapeutica.
A questo quadro di complessità si aggiunge la criticità derivante dalla regionalizzazione del sistema sanitario che porta alla frammentazione tra regioni, creando così disuguaglianze nell’accesso ai farmaci. Inoltre, in alcune regioni si assiste anche a una differenziazione tra specialisti, dove solo alcuni medici (es. cardiologi ospedalieri) hanno la possibilità di redigere o aggiornare il Piano terapeutico. Questa disparità, che si manifesta persino all’interno della stessa regione, riduce ulteriormente la rapidità e l’equità della presa in carico, penalizzando pazienti seguiti da specialisti non prescrittori. Infine, va sottolineato che, nel caso di un medico specialista appartenente a una disciplina autorizzata alla prescrizione, ma operante in regime privato, così come per molti ospedali privati accreditati con il Servizio sanitario nazionale, la prescrizione non è consentita.
“Nel contesto di un modello sanitario integrato ospedale-territorio – scrivono ancora gli autori – andrebbe presa in considerazione l’estensione alla prescrizione a tutti gli specialisti operanti in regime accreditato, purché garantiscano il rispetto dei requisiti di monitoraggio clinico richiesti. La valutazione di singole eccezioni, come i casi di prescrizione da parte di specialisti esclusivamente privati, potrebbe essere subordinata a protocolli condivisi, che assicurino l’appropriatezza clinica e il monitoraggio del paziente in fase di avvio del trattamento”.
Infine, se il medico dedica tempo alla compilazione di un PT, qual è il destino dei dati clinici inseriti? “Pur riconoscendo che AIFA promuove l’impiego secondario dei dati dei registri di monitoraggio a fini tecnico-scientifici e decisionali – si legge ancora nel documento – è necessario evidenziare come tale potenziale sia ad oggi ampiamente sottoutilizzato. La raccolta di dati nei Piani terapeutici, sebbene rappresenti un potenziale straordinario per il progresso della ricerca scientifica e l’appropriatezza terapeutica, non è accessibile né ai clinici né alle società scientifiche, non traducendosi quindi in un sistematico contributo alla ricerca scientifica.”
“Per trasformare questi registri in vere fonti di conoscenza clinica – chiosano gli autori – è auspicabile una revisione sostanziale delle modalità di raccolta, standardizzazione e utilizzo secondario dei dati, nonché un maggiore coinvolgimento dei professionisti nella progettazione dei registri stessi.”
“In conclusione – terminano gli autori – il presente documento vuole essere di supporto al virtuoso dialogo tra società scientifiche ed istituzioni coinvolte nell’organizzazione del sistema assistenziale del nostro Paese, che crediamo sia sempre più rilevante in una prospettiva di crescita delle opportunità di cura sostenute dalla ricerca scientifica e della sostenibilità di un sistema pubblico di accesso universale alle cure, che continua ad essere vanto del nostro ordinamento istituzionale in ambito assistenziale”.
In allegato l’articolo, per gentile concessione de Il Pensiero Scientifico Editore.
Ufficio Stampa FNOMCeO
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30 dicembre 2025
[1] Michele Senni1,2, Fabrizio Oliva3, Massimo Grimaldi4, Giovanni Battista Zito5, Filippo Anelli6, Loreto Gesualdo7, Nicola Montano8, Francesco Dentali9, Gianfranco Sinagra10, Ciro Indolfi11, Pasquale Perrone Filardi12
1 Dipartimento Cardiovascolare, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo
2 Università degli Studi di Milano-Bicocca, Milano
3 Presidente Uscente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO)
4 Presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO)
5 Presidente delle Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali (ARCA)
6 Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO)
7 Presidente della Federazione Italiana delle Società Medico-Scientifiche (FISM)
8 Presidente della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI)
9 Presidente della Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (FADOI)
10 Presidente Eletto della Società Italiana di Cardiologia (SIC)
11 Presidente dell’Italian Federation of Cardiology (IFC)
12 Presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC)
Autore: Ufficio Stampa FNOMCeO
