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Speciale Matera: intervista a Sandra Vernero

Breve premessa “storica”: quali motivazioni hanno portato alla nascita di Slow Medicine?

Slow Medicine è nata a Torino, nel dicembre del 2010, dall’incontro di alcuni professionisti (per lo più medici) che sentivano la medesima esigenza: quella di modificare radicalmente il modo di tutelare la salute e di curare le persone; e di farlo attraverso l’alleanza, fin dai primi momenti, dei medici e degli altri professionisti con i pazienti e i cittadini.

L’esigenza di cambiamento nasceva dal fatto che la medicina è sempre più diventata “prestazionistica” ed “efficientista”, maggiormente dedita ad assicurare il maggior numero di esami diagnostici e trattamenti che a raggiungere risultati di salute per la popolazione, una medicina intrisa di prestazioni inappropriate, sprechi e conflitti d’interesse, che trascura la relazione tra i medici e gli altri professionisti e i pazienti, e non si cura del preoccupante aumento delle disuguaglianze di salute.

Il cambiamento presupponeva un nuovo modo di intendere la medicina: una medicina meno tecnologica, meno prona al mercato, più attenta alla persona e basata sull’approccio sistemico; una medicina rivolta ad assicurare le terapie più efficaci, ma anche capace di affiancare la persona durante l’intero percorso di cura, in modo che il paziente diventi protagonista della sua salute.

Come Slow Food ha come suo obiettivo quello di un cibo “buono, pulito e giusto”, così nel manifesto di lancio di Slow Medicine abbiamo sintetizzato il nuovo paradigma nelle tre parole: “una cura sobria, rispettosa e giusta”. E abbiamo cercato di renderlo comprensibile a tutti, professionisti e cittadini:

sobria: Fare di più non vuoldire fare meglio

rispettosa: Valori, aspettative e desideri delle persone sono diversi e inviolabili

giusta: Cure appropriate e dibuona qualità per tutti

Va precisato che il termine “Slow” non è sinonimo di medicina lenta, ma richiama il concetto di medicina riflessiva, ponderata, che lascia il tempo al pensiero, al ragionamento e al giudizio. Tutte cose che oggi sembrano diventate superflue.

Quali le principali conquiste in questi primi anni di attività?

Slow Medicine nasce come “rete di idee in movimento”, non si riconosce, pertanto, in una struttura gerarchica di tipo piramidale: in Slow Medicine idee e iniziative emergono anche dal basso e si avvalgono della fantasia e della collaborazione dei soci, professionisti e cittadini, che avanzano proposte e attivano progetti ed eventi di diversa natura.

Il 29 giugno 2011 è stato effettuato il primo seminario di studio presso il Castello Estense di Ferrara, con il supporto dell’Azienda Ospedaliera di Ferrara: obiettivo dell’iniziativa è stato far conoscere Slow Medicine e iniziare ad aggregare professionisti in grado di riflettere su cure sobrie rispettose e giuste, declinate per cinque aree di interesse.

Da uno dei tavoli del workshop di Ferrara, quello sulla cura del malato acuto e cronico, hanno cominciato a svilupparsi le riflessioni che qualche mese dopo si sono concretizzate nel progetto Fare di più non significa fare meglio.

Si sono tenuti a Torino i tre congressi di Slow Medicine: a novembre 2011, novembre 2013 e marzo 2015.

È stato scritto, ed è stato pubblicato da Sperling nell’autunno 2013, il libro Slow Medicine – Perché una medicina sobria, rispettosa e giusta è possibile, a cura di Giorgio Bert, Andrea Gardini e Silvana Quadrino. Numerose sono state le presentazioni del libro, a Torino e in molte città italiane. È stata successivamente pubblicata la versione ebook accreditata con crediti ECM per tutte le professioni sanitarie.

L’attività di comunicazione comprende anche il sito internet www.slowmedicine.it e il gruppo Facebook Slow Medicine Italia, che conta ora su più di 4.500 iscritti.

Slow Medicine ha poi lanciato tre importanti progetti:

Fare di più non significa fare meglio, ora ufficialmente Choosing Wisely Italy

– Scegliamo con cura

– Ospedali e territori slow

Fare di più non significa fare meglio – Choosing Wisely Italy è stato lanciato in Italia da Slow Medicine a fine 2012, in analogia all’iniziativa Choosing Wisely in atto negli Stati Uniti. Il progetto si propone di favorire il dialogo dei medici e degli altri professionisti della salute con i pazienti e i cittadini su esami diagnostici, trattamenti e procedure a rischio di inappropriatezza in Italia, per giungere ascelte informate e condivise.

La risposta al progetto èstata estremamente positiva, da parte sia dei professionisti sia di associazioni di pazienti e di cittadini, grazie alle sue caratteristiche innovative: il fatto di non essere imposto dall’alto, ma di basarsi sull’assunzione di responsabilità dei professionisti, quello di avere come principale obiettivo il miglioramento della salute delle persone e non il mero risparmio, e infine il fatto di mettere al centro la relazione tra i professionisti e il paziente.

La scommessa di Choosing Wisely è quella di cambiare una cultura, sia dei professionisti sia dei cittadini, una cultura troppo spesso influenzata da pesanti interessi economici e da diffusi conflitti di interesse, e alimentata da mezzi di comunicazione scarsamente indipendenti. Una cultura che porta a ritenere che essere sottoposti a più indagini diagnostiche e a più trattamenti, farmacologici e non, rappresenti sempre il meglio per ogni persona.

Sono partner del progetto anche FNOMCeO, IPASVI, l’Istituto Change di Torino, Partecipa Salute, Altroconsumo, la Federazione per il Sociale e la Sanità della provincia autonoma di Bolzano.

Hanno aderito al progetto, a febbraio 2016, più di 30 società scientifiche mediche, oltre a società di farmacisti, di infermieri e di fisioterapisti, e sono state pubblicate 29 liste di esami e trattamenti a rischio di inappropriatezza in Italia, per un totale di 145 pratiche.

Il progetto italiano fa parte del movimento Choosing Wisely internazionale, coordinato da Choosing Wisely Canada con l’università di Toronto e costituito da 17 Paesi: abbiamo partecipato ai due meeting del movimento internazionale, ad Amsterdam nel 2014 e a Londra nel 2015, e stiamo organizzando il terzo incontro del gruppo di lavoro che si svolgerà a Roma nei giorni 11-12 e 13 maggio presso il Centro di formazione dell’Area Radiologica. Il giorno precedente, il 10 maggio, avrà luogo l’incontro fra alcuni importanti esponenti internazionali presenti a Roma e la rete italiana del progetto, in particolare i referenti delle società scientifiche e associazioni professionali che vi prendono parte.

Il progetto Scegliamo con cura rappresenta la prima implementazione sul territorio, a Torino e in Piemonte, delle pratiche a rischio di inappropriatezza individuate dai Medici di Medicina Generale della SIMG, attraverso interventi di formazione dei medici di medicina generale e di informazione dei cittadini. Il progetto si sta ampliando nel 2016 ad alcune altre Società Scientifiche per permettere la condivisione delle indicazioni di appropriatezza fra medici di medicina generale e specialisti, e ha l’appoggio dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Torino.

Il progetto Ospedali e Territori Slow, partito dall’ospedale di Cuneo, che nel 2013 ha già individuato al suo interno, grazie al coinvolgimento dei professionisti, tre pratiche a rischio di inappropriatezza per ogni reparto, sta ora coinvolgendo aziende ospedaliere e territoriali di tutta Italia in rete tra loro, a seguito del workshop realizzato a Cuneo l’8 e 9 ottobre 2015.

È stato poi siglato a giugno 2015 uno specifico atto di intesa tra Slow Medicine e l’Assessorato dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale della Regione Autonoma della Sardegna, che prevede la collaborazione alle iniziative avviate in ambito regionale e locale, con particolare riferimento ai principi di Slow Medicine e alle indicazioni contenute nel progetto Fare di più non significa fare meglio.

Sono state molto numerose le partecipazioni dei componenti del direttivo e di altri esponenti di Slow Medicine a manifestazioni e convegni (solo nel 2015 sono state 81 in Italia e 9 in altre Nazioni) così come numerosi sono stati gli articoli scritti e le interviste rilasciate.

Da ricordare l’invito a presentare Slow Medicine alla conferenza di lancio della “Prudent Healthcare”, modello di assistenza sanitaria molto simile alla Slow Medicine promosso nel Galles, tenuta a Cardiff a luglio 2015.

La collaborazione con FNOMCeO è di lunga data: quali sono i principali obiettivi raggiunti insieme? Quali da raggiungere?

La collaborazione con FNOMCeO è davvero di lunga data, a partire dal workshop di Ferrara del 2011. FNOMCeO ha poi aderito ufficialmente al progetto Fare di più non significa fare meglio – Choosing Wisely Italy, lanciato a dicembre 2012, fin dal febbraio 2013 con la nomina dei propri referenti nel gruppo di regia del progetto. Il primo incontro del gruppo di regia è stato a Roma il 28 maggio 2013 nella sede FNOMCeO.

È del tutto in linea con i valori di FNOMCeO il fatto che la principale motivazione del progetto sia etica e deontologica e comporti l’assunzione di responsabilità dei professionisti, e in primo luogo dei medici, già richiamata dalla Carta della Professionalità Medica per il nuovo millennio di ABIM Foundation, ACP e Federazione Europea di Medicina Interna del 2002, che così recita: “La responsabilità professionale del medico verso un’appropriata allocazione delle risorse consiste nell’evitare scrupolosamente test e procedure superflue, poiché la fornitura di servizi non necessari non solo espone i propri pazienti a danni e spese evitabili, ma riduce anche le risorse a disposizione degli altri”.

In collaborazione con Slow Medicine, FNOMCeO ha diffuso ai medici italiani il “Questionario su test, trattamenti e procedure non necessari nella pratica clinica corrente”, traduzione di quello effettuato negli Stati Uniti nel 2014 da ABIM Foundation, completato da quasi 3700 medici italiani e i cui risultati sono in fase di elaborazione.

FNOMCeO è poi accanto a Slow Medicine e alle società scientifiche dell’Area Radiologica nel supporto all’organizzazione del terzo incontro del gruppo di lavoro del movimento Choosing Wisely International che si terrà a Roma nei giorni 11-12 e 13 maggio presso il Centro di formazione dell’Area Radiologica, con la presenza dei rappresentanti di 17 Paesi tra cui Stati Uniti, Canada, Olanda, Australia, Giappone, Germania, Svizzera e ovviamente Italia. Il giorno precedente, il 10 maggio, avrà luogo l’incontro fra alcuni importanti esponenti internazionali presenti a Roma e la rete italiana del progetto, gruppo di regia e referenti delle società scientifiche.

Sono poi molti gli Ordini provinciali dei Medicie degli Odontoiatri che hanno organizzato convegni su Slow Medicine e il progetto Fare di più non significa fare meglio: dieci eventi negli anni 2013-2015 (Udine, Monfalcone, Genova, Brescia, Arezzo, Verona, Cagliari, Vicenza, Torino, Grosseto) e sette già effettuati o in programma per il 2016 (Trieste, Belluno, Siena, Grosseto, Reggio Emilia, Matera, Ravenna).

Il portale internet di FNOMCeO ha puntualmente riportato informazioni su Slow Medicine e su questi convegni.

Un obiettivo per il prossimo futuro è certamente quello di continuare il percorso intrapreso nella informazione capillare dei medici, raggiungendo regioni e province finora poco coinvolte.

Ulteriore obiettivo può essere un ambizioso progetto di formazione per tutti i medici, che parta dalle nozioni di appropriatezza clinica e di sovrautilizzo di esami diagnostici e trattamenti per arrivare a Choosing Wisely, al progetto italiano Fare di più non significa fare meglio e alle pratiche a rischio di inappropriatezza definite dalle societàscientifiche italiane.

In che modo si possono coinvolgere ordini, associazioni, cittadini? 

Molto già si è fatto, non solo con gli Ordini ma anche conassociazioni e cittadini, che sono già stati coinvolti in numerosi eventi.

Altroconsumo, che dall’inizio ha aderito al progetto Fare di più non significa fare meglio – Choosing Wisely Italy, ha già pubblicato una decina di schede cartacee su altrettante pratiche a rischio di inappropriatezza individuate dalle società scientifiche. Nel corso dei festival di Altroconsumo di Ferrara degli ultimitre anni si sono svolti incontri con il pubblico sui temi di Slow Medicine e del progetto Fare di più non significa fare meglio.

Anche Partecipasalute, progetto dell’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, ha favorito il rapporto con associazioni di pazienti e cittadini.

È in corso un’indagine promossa dal progetto Partecipasalute dell’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e da Altroconsumo, per raccogliere informazioni su come avviene la richiesta o la prescrizione di esami e farmaci durante una visita medica, dal punto di vista di chi si rivolge a un medico.

Un ulteriore sforzo congiunto tra Slow Medicine e FNOMCeO potrebbe riguardare la comunicazione attraverso i media, nazionali e locali, e le numerose associazioni di cittadini. Sarebbe ottimale riuscire ad affiancare lacomunicazione più tradizionale per il pubblico, che si serve di materiale informativo cartaceo, con un tipo di comunicazione più innovativo, ad esempio tramite filmati, canzoni, rappresentazioni teatrali, il potenziamento dell’uso dei social media.

Autore: Redazione FNOMCeO

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