Ottocento milioni di euro: è questo il giro d’affari che ruota intorno ai falsi dentisti in Italia. Trecento milioni quello imputabile all’abusivismo medico. E sono soldi che, in quanto frutto di attività illecite, sfuggono completamente al fisco, senza considerare i ben più gravi pericoli per la Salute dei cittadini.
Sono solo alcuni dei dati che emergono dal nuovo libro del giornalista e scrittore Roberto Ippolito, “Abusivi” (Chiarelettere Editore”).
Un intero capitolo è dedicato alla Sanità: si va dall’ideatore del procedimento “Stamina”, Davide Vannoni – laureato in Semiotica applicata alle ricerche di mercato – ai finti medici, fisioterapisti, oltre che, appunto, ai falsi dentisti. E, per questi ultimi, i numeri sono quelli del “Rapporto Eures – Cao”, la prima indagine statistica sull’esercizio della Professione medica e odontoiatrica, che è ormai il punto di riferimento per qualsiasi analisi, anche istituzionale, del fenomeno.
Fenomeno che preoccupa sempre più gli Odontoiatri italiani che, sentendosi “poco tutelati a livello nazionale”, hanno chiesto l’intervento delle Istituzioni europee. Il presidente della Commissione Albo Odontoiatri, Giuseppe Renzo, ha infatti scritto al Commissario europeo per la Salute e la Politica dei Consumatori, Tonio Borg, per chiedere soluzioni a livello comunitario.
"L’abusivismo – ha dichiarato Renzo – è un fenomeno odioso e anche molto diffuso nel nostro Paese. Fa male ai professionisti ma, soprattutto, rappresenta un rischio notevole per la salute pubblica. Con l’esercizio non controllato, fuori dalle regole, cresce infatti il pericolo di diffusione di malattie come le epatite o l’Aids. Problemi che, ovviamente, non sono solo nazionali".
E, con la libera circolazione dei professionisti, "dall’inizio di quest’anno, rischiamo di esportare anche abusivi. Abbiamo già trattato un caso di un falso dentista italiano che aveva aperto uno studio anche in Polonia".
L’Europa, a parere di Renzo, può fare molto. "In primo luogo – spiega – richiamare il nostro Paese a una riforma legislativa che tuteli davvero i cittadini dai rischi per la salute legati all’abusivismo".
Inoltre, aggiunge Renzo, si può e si deve pensare a una programmazione della Formazione a livello europeo
“Oggi –spiega ancora Renzo – il 27% dei giovani cervelli emigrati all’estero è laureato in professioni sanitarie: significa che il Paese investe su risorse che poi vengono usate da altri. Anche per questo è quanto mai necessario programmare a livello europeo".
Autore: Redazione FNOMCeO