Il 7 marzo si svolgerà a Torino il III
Congresso Nazionale di Slow Medicine “Fare…Pensare… Fare” Si parlerà
ancora una volta di medicina sobria rispettosa e giusta per indicare che
il dialogo e la comprensione fra i cittadini e il sistema delle cure sono i presupposti
della medicina slow, che rispetta i tempi della conoscenza reciproca,
quelli della salute e della malattia, dell’accudimento e della cura. Al centro
del Congresso, il “fare”, le azioni e i progetti che si sono sviluppati
nei primi quattro anni di vita di questo movimento. Innanzitutto la crescita
del gruppo: 30 Società Scientifiche Nazionali; la Federazione Nazionale
degli Ordini dei Medici e l’IPASVI coinvolti attivamente nel
progetto Fare di più non significa fare meglio, che
l’Assessore Regionale alla Sanità Antonio Saitta, che sarà presente al
congresso, ha mostrato più volte di condividere e sostenere in nome
dell’appropriatezza delle cure; 25 associazioni di cittadini e di
professionisti entrate nella “rete slow” come soci istituzionali per
condividere idee e progetti concreti; oltre 350 soci attivi
nell’associazione e quasi 3000 membri del gruppo facebook SlowMedicineItalia
(per questo si parlerà anche dell’azione culturale che può esercitare un gruppo
fb). E si parlerà, ancora, di “slow sport” e di altre componenti di un’idea di
salute e di cura slow, dal punto di vista dei professionisti, dei
cittadini, dei politici, degli economisti sanitari. Previsto il 6 marzo anche un “preludio” al Congresso in chiave
internazionale: Sandra Vernero e Andrea Gardini, cofondatori di Slow Medicine,
parleranno di Slow Medicine con Dennis McCullough, autore del libro “My Mother,
Your Mother: Embracing Slow Medicine”, con Dick Koster e YungLie dello Slow
Medicine Institute in Olanda e con Pier Luigi Luisi, coautore, con Fritjof
Capra, del libro “Vita e natura. Una visione sistemica”
Slow Medicine 2015…quali innovazioni e progetti nel 2015. Lo chiediamo a Silvana Quadrino-responsabile della comunicazione delle relazioni esterne.
Questo convegno è diverso dai due che lo precedono. Il primo è stato
un evento di presentazione, e il secondo ha avuto un format più
istituzionale per evidenziare anche come un progetto possa fare aggregazione
tra diversi attori della cura e della comunicazione sanitaria. Dopo questi due
momenti, il gran lavoro è stato creare una rete che coinvolga oltre alle società scientifiche anche i diversi
professionisti sanitari e, soprattutto, i cittadini e i pazienti.
Partiamo dal titolo: slow medicine si è vestita, per l’occasione,
con la filosofia?
Il titolo del Convegno in realtà ci dice una cosa molto concreta:
esiste una correlazione stretta tra l’azione e il pensiero: il fare
indubbiamente produce cambiamento, ma il cambiamento deve essere guidato dal
pensiero. Per questa ragione abbiamo deciso di dare spazio ad una riflessione
sulla visione sistemica, che arrivi a tutti i sistemi di cura, verso un
progetto più ampio che è in fondo un
modello di cambiamento. Intendo però una visione sistemica vera, nella
direzione del “sobrio, rispettoso e giusto”.
Se dovessimo riassumere in poche battute cosa ci attende il 7
marzo…
La mattinata
sarà dedicata agli attori della cura: saranno proiettati spezzoni video,
interviste in cui si chiede ai cittadini cos’è una “buona cura”, che peso hanno
gli esami, quali altre scelte è possibile seguire oltre la richiesta di esami.
Uno spazio importante sarà dedicato al ruolo dei nuovi media, dei social
network, nel processo di cura e di relazione; e poi alla riflessione sui nuovi modelli di cura
possibili in una realtà complessa come quella in cui viviamo. Al pomeriggio
si farà un po’ il punto su ciò che è stato già realizzato, cioè i passi slow
nei vari settori, dalla
medicina generale all’ostetricia, dall’economia sanitaria alle politiche
sociali.
A questo proposito, non è segreto dire che il progetto slow medicine
incontra ancora qualche dissenso, o per meglio dire, mancate adesioni…
La convinzione che abbiamo è ciò che esiste non può essere fatto
non-esistere. Esistono i forum sulla salute a cui molti cittadini fanno
riferimento. Esistono medici che ritengono che il paziente non sia titolato per
“acquisire informazioni” sulla propria salute, esistono voci, le più diverse, che dicono che queste nostre riflessioni
sono sempre esistite che non c’è nulla di nuovo e che è tutto risaputo. Ma
saperlo, non è farlo.
La difficoltà, secondo me, è innanzitutto di natura concettuale: cosa vuol dire
slow? Lento, rallentato, comodo, difficile da gestire in contesti di
urgenza? Come si sa le parole nascondono processi molto profondi e le sacche si
resistenza al cambiamento che incontriamo, in ambito sanitario, ci dicono molto
di più del semplice rifiuto. Ma devo dire che ci anche sono interessanti casi
di “sperimentazione di cambiamento”
Faccio l’esempio dell’OMCeO di Grosseto che ci ha chiesto un
percorso di formazione sui “pazienti che chiedono troppo”…oppure un caso
ancora più emblematico, la campagna di
comunicazione “Buongiorno io sono” di cui si è già molto parlato, e che sta raccogliendo
numerose adesioni, da parte di medici e di istituzioni, tra cui capofila
l’Ordine dei Medici di Napoli…
Qualche anticipazione?
Al Convegno sarà presentato il progetto “Scegliamo con cura”: campagna
di informazione sull’uso attento e appropriato di farmaci ed esami. L’idea
nasce dalla collaborazione tra Change, Slow medicine e la SIMG (sezione di Torino) e coinvolge medici,
cittadini e mass media: il primo obiettivo è fare informazione
sull’inappropriatezza di alcune pratiche e conoscere la percezione dei cittadini su questo aspetto della
cura. Al momento sono due le Asl che
hanno aderito alla “sperimentazione”: Aslto2 e Aslto3. Il progetto prevede un primo momento formativo rivolto i medici, che
sono gli snodi cruciali di questo processo di cambiamento, e che potranno
monitorare i feedback dei loro pazienti. Sarà poi il momento dei cittadini. A
loro in particolare sarà rivolta una campagna a fumetti, il primo dei
quali sarà presentato in anteprima il 7 marzo. Ne seguiranno altri 5 realizzati
a cura di Altroconsumo su idee del
gruppo di progetto che fa capo a Change e alla SIMG con i disegni di Fabrizio Furch. I dati raccolti dal progetto, articolato in
più gruppi di valutazione, saranno poi sottoposti ad un’analisi linguistica che
valuterà gli eventuali cambiamenti di percezione della cura a partire
dall’analisi dei processi argomentativi che emergono nei gruppi.
Autore: Redazione FNOMCeO