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Gestire insieme la cronicità: medici e infermieri uniti per la cura del paziente

Trasversalità, appropriatezza, sinergia, integrazione: sono queste le parole chiave emerse dal primo convegno congiunto FNOMCeOIPASVI, “Gestire insieme la cronicità”, che si è svolto venerdì 9 settembre a Roma nella nuova sede del Ministero della Salute, in via Ribotta.

L’incontro è stata anche un’occasione per presentare nei dettagli il Piano nazionale della cronicità, elaborato dal Ministero, per il quale si attende entro fine mese il via libera da parte della Conferenza Stato-Regioni.

Si tratta del primo convegno organizzato insieme da FNOMCeO e IPASVI – afferma il Presidente della FNOMCeO, Roberta Chersevani –. E abbiamo voluto dedicarlo a un tema, quello della cronicità, che sicuramente ci vede vicini per consentire un adeguato percorso clinico-assistenziale al paziente. Nasce da una lunga attività di collaborazione all’interno del Gruppo di Lavoro ‘rapporti tra professione medica e altre professioni sanitarie’ che esiste in seno alla FNOMCeO”.

Un piano di gestione della cronicità – aggiunge il Presidente dell’IPASVI, Barbara Mangiacavalli –, non può non considerare, oltre all’appropriatezza clinica, anche l’appropriatezza organizzativa, che serve a dare al paziente la migliore assistenza sanitaria in condizioni ottimali, anche rispetto all’utilizzo delle risorse economiche e professionali”.

La cronicità è un problema emergente di sanità pubblica in tutti i sistemi sanitari avanzati, per il progressivo invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento delle patologie croniche.

Sono quasi 158, in Italia, gli “over 65” per ogni 100 giovani. La regione più “vecchia” è la Liguria, con un indice di vecchiaia di 242,7%, la più giovane è la Campania, con una sostanziale parità (I.V. 113,4%) tra anziani e giovani.

In un contesto del genere, la gestione della cronicità non può che essere fatta a tutti i livelli – clinico, assistenziale, sociale –, configurandosi come un percorso di qualità della vita a tutto tondo, che non può prescindere dal coinvolgimento del paziente, oltre che dalla collaborazione tra tutte le professioni.

 “Il nostro Piano segna una svolta importante nell’approccio alla malattia: la persona diviene il centro del sistema di cure – commenta di Renato Botti, direttore della DG Programmazione sanitaria del Ministero della Salute – . È necessario quindi riprogettare i modelli assistenziali centrandoli sui bisogni ‘globali’ del paziente e non solo su quelli clinici. In definitiva, bisogna trasformare un orientamento culturale, che già esiste, in regole di sistema”.

Ed ecco le regole: saranno cinque le fasi del Piano nazionale cronicità, partendo dalla stratificazione e targeting della popolazione di riferimento sino ad arrivare alla valutazione dei risultati, passando attraverso la prevenzione, la presa in carico del paziente e l’erogazione di interventi personalizzati.

È arrivato il momento di lavorare tutti insieme in sinergia, rispettando e valorizzando le diverse competenze e integrandole – è l’auspicio di Rosanna Ugenti, Direttore della DG delle professioni sanitarie del SSN del Ministero –. E, per far questo, è fondamentale una riprogrammazione dei fabbisogni, secondo le reali necessità basate sui numeri e su criteri reali e oggettivi, senza seguire logiche o interessi di parte”.

A cura di:
Ufficio Stampa e Informazione FNOMCeO
Ufficio Stampa e Comunicazione IPASVI

A questo link le slides del convegno: vedi

Autore: Redazione FNOMCeO

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