La World medical association (Wma), organizzazione che rappresenta oltre nove milioni di medici sparsi in 102 Paesi del mondo, ha appena terminato i lavori del suo Council meeting, tenuto quest’anno a Tokyo a fine aprile.
Guidata attualmente da Margaret Mungherra (medico ugandese), dall’australiano Mukesh Haikerwal e dal tedesco Otmar Kloiber, la Wma ha quest’anno avviato i suoi lavori ricordando l’attualità della dichiarazione di Helsinki, siglata nel 1964 e documento di riferimento sul tema dell’approccio etico alla sperimentazione umana di farmaci. A rappresentare la Federazione italiana degli Ordini c’era Nicola D’Autilia, che ha approfondito per i lettori alcuni dei temi affrontati a Tokyo.
Presidente D’Autilia: lei ha partecipato in rappresentanza della FNOMCeO ai lavori giapponesi della WMA: può riassumerci l’andamento dei lavori, la composizione dell’audience e la qualità complessiva dell’evento?
Essendo la prima volta che partecipavo per l’Italia a questa assise ho molto ascoltato per imparare. In realtà i temi in discussione sono stati di alto profilo e vanno dalle linee guida sui principi etici nelle sperimentazioni cliniche alle problematiche connesse alla circolazione dei sanitari nei vari paesi fino all’allarme per una diminuita sensibilità verso le vaccinazioni, in primis quella per l’influenza.
Una parte dell’evento era concentrata sulle celebrazioni del 50anniversario della Dichiarazione di Helsinki e sulla sua attualità. Quali problematiche e/o quali nuove risposte sono emerse in ambito sperimentazione?
Come già successo a Fortaleza nella precedente sessione, si sono confrontate due anime e due culture professionali, ma non solo, che attengono alle sperimentazioni cliniche e che hanno visto un dibattito acceso sul tema dell’utilizzo del placebo versus farmaci di già comprovata efficacia. In effetti il tema è stato spesso oggetto di discussione anche serrata in ambito nazionale e in ogni Comitato Etico che si rispetti in quanto affronta senza retaggi il problema del rispetto del paziente in relazione allo sviluppo di una moderna ricerca scientifica.
Tra gli argomenti "caldi" a Tokyo c’era anche l’indirizzo europeo di dare massima trasparenza ai risultati dei trials clinici. Cosa ne è emerso?
L’indirizzo generale è certamente quello di dare la massima trasparenza. Ma credo che sia un argomento che approfondiremo massimamente nell’immediato futuro…
Esiste una tendenza globale alla trasparenza oppure il Vecchio continente è particolarmente "avanti" su questo argomento?
Non c’è dubbio che la sensibilità maturata in Europa sulla base di una cultura più attenta ai temi del rispetto della persona abbia giocato un ruolo di traino nei confronti degli altri Paesi.
Le crisi di sostenibilità dei sistemi sanitari e delle economie occidentali giocano un ruolo importante in un simposio medico mondiale come quello di Tokyo? Oppure le nazioni emergenti (Cina, India, Brasile, Russia, Il Bric) iniziano a interpretare un ruolo forte anche nell’ambito dell’associazionismo medico?
Molti dei documenti presentati sia a Fortaleza che a Tokyo sono di origine europea. Certo credo che presto emergeranno anche le istanze dei paesi cosidetti emergenti che comunque, non va dimenticato, rappresentano la assoluta maggioranza della popolazione mondiale.
Per terminare, lei ha avuto la percezione e la convinzione che le problematiche medico-cliniche siano omogenee e condivise tra i medici di tutto il mondo, oppure esistono problematiche particolari riferite a continenti e a parti omogenee del mondo?
Frequentando queste assise internazionali ho potuto constatare come la maggior parte delle problematiche in discussione sia comune ai professionisti di tutti i paesi. A mero titolo di esempio citerò un documento della associazione medica tedesca che dichiara la propria preoccupazione per un accesso sempre più diversificato alle cure del loro Servizio sanitario da parte di una parte della popolazione tedesca sempre più povera (10% circa) e una relazione sulla minore adesione delle persone/pazienti alla vaccinazione anti-influenzale con maggiori rischi per le complicanze prevalentemente nelle fasce di età più a rischio.
Autore: Redazione FNOMCeO