Mancheranno, in un futuro prossimo, i medici opportunamente formati per poter andare a sostituire gli specialisti e i medici di famiglia che andranno in pensione?
È l’allarme lanciato oggi dal Consiglio Nazionale della FNOMCEO. Saranno infatti 36000, secondo le proiezioni, i medici che resteranno intrappolati nel cosiddetto imbuto formativo nel decennio 2017/2026: laureati che non riusciranno a iscriversi né alle Scuole di Specializzazione né al Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale, rimanendo così, di fatto, “formati a metà”, senza poter accedere alla Professione, e costretti a emigrare o a accettare condizioni di sottoimpiego. A fronte di questo, ci sarà l’ondata di pensionamenti, quasi uno tsunami che coinvolgerà, nello stesso periodo, il 70% dei medici oggi in servizio.
La soluzione? Secondo una mozione proposta da Filippo Anelli e approvata all’unanimità, è quella di revisionare l’intero sistema formativo; implementando, certamente, le procedure concorsuali per i medici dipendenti e incrementando i contratti di formazione specialistica “di quanto necessario per coprire il fabbisogno derivante dal pensionamento nel prossimo decennio degli specialisti operanti nel servizio Sanitario Nazionale”; raddoppiando, in parallelo, e già da quest’anno, il numero di borse di studio per il corso di formazione in medicina generale; riaprendo i bandi regionali per l’accesso allo stesso corso per i laureati non ancora abilitati; incrementando le attività compatibili con la frequentazione del corso. Ma la proposta contempla anche iniziative più strutturali: promuovere un coordinamento con il Miur e le altre parti interessate “per una scelta oculata delle date dei concorsi” e reclutare tutte le competenze professionali disponibili nel SSN per incrementare l’offerta formativa e “integrare il binomio formazione-università”.
In allegato, la mozione.
Autore: Redazione FNOMCeO