Martedì 14 gennaio alle ore 15,30, sul display del mio cellulare che squillava è apparso “Olivetti”.
Ho risposto, aspettandomi la sua voce ferma e determinata nonostante la fatica umana di una lotta dignitosa e forte contro la malattia.
Non era Michele, ma la figlia che, su espresso desiderio del padre, mi informava della fine.
Mi sono mancate le parole ma non i pensieri, che in pochi attimi mi hanno sommerso; e quelli più forti mi riportavano agli ultimi anni, a quelle periodiche chiacchierate telefoniche, nelle quali – spesso scusandosi per dover mancare a un appuntamento – chiedeva notizie mie, della mia famiglia, mi incoraggiava e consigliava nello svolgimento delle mie funzioni.
Michele amava questa nostra Professione, ne aveva una visione nello stesso tempo nobile e coraggiosa ma anche realistica e pragmatica, mai retorica, mai scontata. Amava l’Ordine, nel quale aveva investito tanti anni della sua vita professionale e delle sue passioni etiche e civili.
Mi mancherà, ci mancherà terribilmente la spinta e la forza di questo straordinario amore.
Amedeo Bianco
Autore: Redazione FNOMCeO