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Perchè diminuisce il numero dei chirurghi?

Sono senz’altro molteplici i motivi per cui nelle scuole di specializzazione in chirurgia il numero di iscritti è in calo, ma secondo alcuni osservatori la radice del problema, tanto per rimanere in tema di responsabilità professionale, sarebbe l’accanimento giudiziario.

Che esista una non marginale differenza tra responsabilità medica e responsabilità giuridica è chiaro, data la complessità dei risvolti sul tema e l’acceso dibattito che l’accompagna, ormai, da anni. Secondo Nicola Picardi, ordinario di Chirurgia Generale dell’Università D’Annunzio di Chieti, la “particolare carica etica e solidale che caratterizza l’attività professionale del medico” conferisce al concetto di responsabilità “una connotazione emotiva e fortemente soggettiva”, mentre in ambito giuridico deve assumere un significato “estremamente concreto, obiettivo, distaccato ed individuale”. Ma le ragioni del disagio, oltre all’“inadeguata consapevolezza delle precise e sofisticate regole e norme dettate dalla giurisprudenza” sarebbe anche, per il medico (e in particolare per il chirurgo), “il timore attualmente crescente che non si riesca ad arginare legittimamente l’assalto del contenzioso che sempre più spesso lo coinvolge”. 

Il timore per l’“assalto del contenzioso” sembra costante, se è vero che l’accanimento giudiziario occupa un posto in testa tra le cause delle iscrizioni in calo per la specializzazione in chirurgia. A rilevarlo è un articolo pubblicato sul Corriere della Sera (vedi) che riprende quanto riferito sul tema durante il congresso «Slow Surgery. Qualità e sostenibilità in chirurgia» (a Milano il 5-6 novembre scorsi). Elemento del discorso spesso trascurato, e invece cruciale, è il ruolo delle assicurazioni, che per la copertura dei rischi professionali chiedono premi sempre più alti di cui è l’ambito chirurgico ad avvertire maggiormente il peso.

A testimonianza diretta del disagio la lettera di Maurizio Hazan (vedi), avvocato che si occupa da anni di contenziosi medico-legali nonché membro del comitato scientifico della Melchiorre Gioia, affiliata FISM (Federazione Italiana delle Società Medico Scientifiche) per la quale operano medici legali, giuristi e assicuratori specializzati proprio nel campo del risarcimento del danno alla persona da illecito civile e penale con specifica competenza in ambito di medicina legale assicurativa.

«Mi sono occupato per anni del diritto della responsabilità medica, disquisendo di regole, norme e principi» scrive Hazan a corollario dell’articolo «Ho seguito i dibattiti sulla natura di quella responsabilità e su come la si dovesse qualificare, da un punto di vista giuridico, per garantire ai pazienti il più giusto ristoro in caso di insuccesso. Ho visto moltiplicarsi cause e liti, alimentarsi campagne mediatiche di discredito e aumentare, a dismisura i costi dei risarcimenti. Ho conosciuto medici preoccupati di difendersi, prima ancora che di prestare le cure più efficienti. E mi sono chiesto se tutto ciò fosse davvero segno di un progresso sociale ed etico».

In un articolo pubblicato un anno fa (vedi), la preoccupazione per il trend delle iscrizioni in calo, parallela a quella per la fuga all’estero degli iscritti regolarmente formati, veniva rilevato dallo stesso presidente della Società Italiana di chirurgia (Sic) Francesco Corcione, che poneva al centro del problema il generale disinvestimento nella professione, oltre alla “certezza di ricevere almeno una denuncia nel corso della carriera”. “L’Italia non è un paese per chirurghi”, concludeva Corcione parafrasando il titolo di un film dei fratelli Cohen. E se il trend si conferma, l’Italia sarà il paese dei pazienti. In lista d’attesa.

A cura di S. Boggio 


Autore: Redazione FNOMCeO

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