Panti: donne (e uomini) per una nuova sensibilità medica

Il convegno di Firenze sulla leadership al femminile nel mondo della sanità si avvicina, mentre è stata celebrata ieri la festa della donna, con una conferenza nazionale su "Il ruolo delle donne nell’evoluzione del SSN", a dimostrazione dell’attenzione che ormai pare essere costante e trasversale sui temi delle pari opportunità professionali. Continuiamo ad ascoltare protagonisti e promotori del simposio toscano (che, ricordiamo, ha come titolo "Leadership in Sanità: interpretazione al femminile, innovazioni, opportunità") con questa intervista ad Antonio Panti, presidente OMCeO di Firenze.

Presidente, Firenze è sede di uno dei convegni rilevanti nell’anno 2011 nella Federazione Nazionale dei Medici. Come è nata l’idea di questo convegno proprio nel capoluogo toscano?
L’idea sorge dalla Commissione Pari Opportunità dell’Ordine di Firenze, un gruppo di colleghe molto attive e determinate nel creare le opportunità perché le donne medico possano conseguire i successi professionali che indubbiamente meritano e che sono difficilmente raggiungibili in un’organizzazione come quella della sanità, ancorata tuttora a modelli operativi paternalisti. Firenze ha una tradizione laica molto vivace, in contrasto con la visione subalterna della donna propria delle concezioni fondamentaliste della vita e della società.

Lei ritiene che la base professionale medica sia sensibile alla riflessione sulle tematiche di genere? I medici “uomini” sanno partecipare da protagonisti a questo dibattito?
La base professionale medica è per sua natura conservatrice, diffidente dalle innovazioni. Se i medici riconoscono il merito, non altrettanto sono disponibili ai cambiamenti che la “femminilizzazione” della professione affaccia all’orizzonte. Tuttavia il dato che conta è che entro pochi anni le donne saranno la maggioranza tra gli iscritti agli albi; molte cose cambieranno e, ci auguriamo, in meglio per i pazienti.

Cosa si attende l’OMCeO di Firenze da questo evento? Attenzione mediatica? Ascolto da parte delle istituzioni? Diffusione di valori reali di democrazia? Nuovo slancio professionale?
Tutte queste cose insieme, sia pur in diversa misura. C’è bisogno di un nuovo slancio associativo e di una rinnovata sensibilità di fronte ai problemi dei limiti della medicina e alla complessa questione del rapporto tra medico e paziente.

Da Presidente di lunga esperienza, come giudica le motivazioni della componente professionale femminile verso una leadership medica? Anni di "non-pari opportunità" hanno motivato o spento le donne-medico?
In una situazione stagnante come la nostra, in un quadro di sfrenato individualismo e di opportunismo, in cui l’immagine della donna oscilla tra il santino, la sottomissione o il mettere sotto, che è la stessa cosa, mentre il comitato nazionale d bioetica ammette l’obiezione di coscienza dei farmacisti alla consegna della pillola del giorno dopo, e in politica trionfano rampanti ninfette, chi potrà salvare la nostra dignità di uomini?

Ritiene che la “stanchezza della professione” di cui spesso si parla coinvolga in modo equivalente uomini e donne medico? Oppure la componente femminile può introdurre in tutto l’ambiente professionale un nuovo vigore e una nuova sensibilità?
Non so. Fare il medico oggi è stancante. Leggo che il trionfante liberismo deride l’indignazione. Saranno le donne capaci di indignarsi ancora?

Autore: Redazione FNOMCeO

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