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“Millennials” e “baby boomers”: cosa è cambiato in tema di contraccezione

“Millennials” e “baby boomers” sono due categorie demografiche coniate negli Stati Uniti d’America per definire i nati tra il 1980 e il 2000 e tra il 1945 e 1964.

I “millennials” sono anche la prima generazione che ha familiarità con la tecnologia digitale e i codici culturali della comunicazione digitale: fanno parte infatti della schiera dei “nativi digitali”. Il termine “nativi” di quest’altra definizione socio-demografica nasce anch’essa negli Usa ed era stata usata in precedenza per definire gli abitanti del Continente Americano che gli europei trovarono lì dopo la “scoperta” ad opera di Cristoforo Colombo. Il termine ha sostituito quello di “Indiani” e “Pellerossa” considerati, il primo troppo eurocentrico e il secondo di sapore razzista. I “baby boomers” sono invece i figli della Seconda Guerra Mondiale, nati in un’epoca storica votata (almeno nelle intenzioni) alla ricomposizione dei conflitti, e quindi alla fiducia nel futuro, al progresso, allo sviluppo economico… Rappresentano in Occidente, non a caso, la prima generazione “ricca”, che ha utilizzato il cosiddetto “ascensore sociale” per ottenere senza grandi sforzi un livello di vita superiore a quello dei propri genitori, che ha fatto il “Sessantotto”, si è battuta contro la Guerra del Vietnam, ed è stata protagonista della cosiddetta “Rivoluzione sessuale”…

La generazione dei “baby boomers” coltiva ancora l’orgoglio di essere stata la prima a spezzare il tabù della fedeltà coniugale adottando le modalità comportamentali della “coppia aperta” (ad esperienze sessuali extraconiugali), a proclamare “l’amore libero” come diritto di qualsiasi essere umano, indipendentemente dalle preferenze in campo sessuale, e a rivendicare il diritto-dovere ad una riproduzione consapevole.

Un’indagine di mercato commissionata da una multinazionale del farmaco ha recentemente testato cosa rimane di quell’eredità, soprattutto per quanto riguarda l’ultimo punto, che non può prescindere dalla contraccezione, come chiaramente viene esplicitato nel titolo: “Women and contraception: From baby boomers to millennials – has anything really changed?” (Donne e contraccezione: dalle baby boomers alle millennials è cambiato davvero qualcosa?”),

La notizia di questa ricerca, svolta in nove Paesi molto diversi tra loro (Francia, Germania, Italia, Spagna, Belgio, Irlanda, Messico, Brasile e Stati Uniti), con abitudini contraccettive sicuramente non omologabili, avrebbe potuto magari ispirare anche qualche articolo di tono un po’ diverso da quelli che hanno tenuto banco in Italia nella seconda parte del maggio scorso. Ne citiamo due che possono costituire una fotografia abbastanza fedele di questa piccola operazione mediatica (vedi) (vedi). Questo link  permette invece di scaricare il comunicato stampa ufficiale che ha annunciato i risultati di questa indagine di mercato (vedi).

Al di là delle domande che possono sorgere spontanee sulle possibili ragioni che hanno richiesto questa inchiesta ad un’azienda americana specializzata in sondaggi sul “mercato della salute” (vedi), qualche considerazione forse non del tutto inutile e diversa può però essere fatta.

Quella dei “Millennials” è stata in Occidente la prima generazione cresciuta con i precetti del dott. Spock, un pediatra americano progressista che secondo i conservatori ha prodotto una generazione…diciamo “sbagliata” (per non offendere, anche se involontariamente, qualcuno con epiteti più circostanziati), che ha che ha contribuito a porre (in Occidente) le basi del tramonto dell’educazione autoritaria nei confronti dei figli, degli alunni, degli studenti… persino dei militari. È questa la prima generazione nella quale i genitori si sono considerati “amici” dei figli. La sostanziale identità di vedute sulla contraccezione che accomuna in questa ricerca madri e figlie è forse la punta dell’iceberg di quel percorso culturale molto complesso di cui si diceva.

La “pillola ha rappresentato e continua a rappresentare lo strumento di una rivoluzione dei costumi sessuali che di cui probabilmente non è ancora possibile calcolare appieno la portata culturale: sarà compito forse della Storia (attraverso la comparazione di situazioni precedenti e posteriori alla comparsa di questo farmaco) e non della Sociologia, della Psicologia… come fatalmente accade tuttora a meno di 50 anni dalla commercializzazione di questo farmaco (vedi).

Ma l’aspetto della ripresa notizia che forse più fa riflettere è il sostanziale “sorvolo” sulle differenze di utilizzo della contraccezione orale nei diversi Paesi che hanno partecipato all’indagine: anche in Italia la “pillola” viene considerata da madri e figlie il metodo contraccettivo principale… essendo però utilizzata soltanto dal 12,5% delle donne italiane, a fronte di percentuali che, in altre nazioni che hanno partecipato all’indagine di mercato, arrivano quasi al 50. Molto interessante da questo angolo di visuale della situazione la lettura un testo che fotografa e analizza in modo molto leggibile le differenze a livello internazionale dell’utilizzo della contraccezione orale e che è scaricabile da questo link: vedi

Sembra importante sottolineare poi un passaggio del comunicato stampa che non riguarda specificamente i risultati dell’indagine di mercato ma che completa, in qualche modo, il dato precedente sulla diffusione della “pillola” in Italia come metodo contraccettivo: “Un ulteriore dato da segnalare, fornito dal Ministero della Salute, è il rapido aumento  della contraccezione di emergenza, decuplicata nell’ultimo anno quasi a testimoniare un ricorso a questo metodo come alternativa di contraccezione. La ricerca dimostra che, quando si tratta di scegliere un metodo contraccettivo, poco è cambiato da una generazione all’altra”.

Questo passaggio forse rappresenta un necessario bagno nella realtà, depurata da tutte le mitologie che hanno infarcito (come probabilmente sempre è accaduto) il racconto (per giunta autoprodotto) di una generazione.

Quella dei “Baby boomers” e quella dei Millennials”, in apparenza tanto diverse tra loro (come sempre è accaduto tra genitori e figli), sono, nei fatti, tremendamente uguali.

A cura di Nicola Ferraro

Autore: Redazione FNOMCeO

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