Workshop a Montecitorio: rilanciare il ruolo degli Ordini

Entrare nel mondo complesso, sfaccettato e dei procedimenti disciplinari, con la loro carica di differenti visioni giuridiche e professionali non è cosa semplice. Ci ha provato con successo la Commissione nazionale Albo Odontoiatri nella Sala del Mappamondo di Montecitorio con il convegno “Procedimenti disciplinari e Deontologia professionale”, un evento che ha visto incontrarsi e dialogare mondo della politica e delle istituzioni, ministero della Salute, forze dell’Ordine, rappresentanza professionale, esperti di filosofia del diritto, docenti universitari ed avvocati. Come già riportato in un precedente lancio, il vicepresidente della Camera Antonio Leone, ha plaudito all’iniziativa perché con essa “si cerca di affrontare le tematiche professionali in un fecondo intreccio tra politica e rappresentanza ordinistica”.

Un plauso ben raccolto da Giuseppe Renzo e dalla platea CAO, un plauso ripetuto da Piero Alberto Capotosti, presidente emerito della Corte Costituzionale, che ha sottolineato come i dentisti italiani siano tra i primi “a ragionare sul rapporto tra codice e legge, un lavoro profondo da fare con delicatezza” e che deve essere sviluppato “nel rispetto delle norme e delle tradizioni giurisprudenziali, ma anche valutando le esperienze positive che le singole professioni hanno sviluppato nel tempo e che possono essere ben riportate nel mondo della giurisprudenza”. Certo nel tempo molte cose sono cambiate, ha detto Piero Sandulli, professore ordinario di scienze giuridiche a Teramo, e forse oggi “c’è una carenza di terzietà. Quale dunque il ruolo degli Ordini?”. Il giurista ha quindi riportato il suo discorso sui temi della conciliazione e della mediazione, sottolineando come la nostra cultura italica non abbia ancora riscoperto il valore culturale millenario: “Il rischio e’ che non vogliamo quella cultura di pacificazione e conciliazione, raramente studiamo l’alternanza al processo, mentre da conciliare ed arbitrato potrebbe avere soluzioni alternative ai processi”.

Uno degli interventi centrali della giornata è stato senza dubbi quello di Giovanni Capasso, comandante dei Nas di Roma, che ha proposto un excursus storico dell’attività dei nuclei, dal 1962 (anno della loro creazione) ai giorni nostri, ricordando che i compiti del corpo sono di accertamenti autorizzativi e amministrativi presso studi odontoiatrici e odontotecnici, controllo dell’esercizio abusivo della professione, controllo del rilascio di falsi diplomi, verifica normativa, analisi della correttezza della pubblicità sanitaria, controllo igienico sanitario dell’ambulatorio e campionamento dei materiali di uso sanitario. Ma Capasso ha lanciato un grido d’allarme ben preciso e sostenuto da cifre: l’abusivismo è un fenomeno in aumento: “L’abusivo mette a rischio la salute del paziente, visto che non sa nulla di anatomia orale e non e’ in grado di gestire le emergenze. Noi continuamente interveniamo, anche grazie alle vostre segnalazioni, per verificare casi sospetti, ma purtroppo sappiamo che nessuno si ferma di fronte a una sanzione per abusivismo debolissima, che va da 115 a 500 euro”. Così i Nas nel 2011 hanno compiuto 1415 ispezioni, segnalando situazioni anomale e non legali in 538 casi, ed arrivando a 232 sequestri. “Riteniamo che l’abusivismo stia diventando sempre più piaga sociale, fenomeno che assume nel tempo dimensioni preoccupanti perché fatto alla luce del sole, molto spesso da odontotecnici che operano in studi belli e a volte lussuosi”. Un’altra fotografia di questa “piaga sociale” è quella offerta da Maria Teresa Camera, direttore del CCEPS del Ministero della Salute, che ha riportato numeri, caratteristiche e “sottigliezze” che sovrintendono ai procedimenti disciplinari in ambito sanitario e odontoiatrico (la sua relazione è pubblicata per intero sul Portale FNOMCeO).

Per il tenente colonnello Capasso ci potrebbero essere due soluzioni al problema abusivismo: adeguamento delle pene in relazione con gravita del danno sociale e sempre maggior stretta relazione con gli Ordini. Questi ultimi hanno doveri e responsabilità sempre nuove, commisurate al mondo che cambia, ai nuovi diritti dei cittadini, alle nuove consapevolezze sociali. L’ha sottolineato Alessandro Diotallevi, avvocato dalla lunga esperienza istituzionale, che ha ricordato che invece che cancellarli, occorrerebbe “dilatare il ruolo degli Ordini professionali in prospettiva di far innalza la competitività del sistema e innalzare spunti originalità paese in ambiti produttivi”“Evitiamo le cose che danneggiano la professione”, ha sottolineato l’avvocato Roberto Longhin, che sono “la scelta dell’arrocco professionale e dell’isolamento, la tolleranza verso fenomeni di protezionismo fuori dal tempo, l’incapacità di adeguarsi ad un sistema sociale ed assistenziale che cambia, l’uso distorto dei suoi strumenti, specie quello disciplinare”.

A terminare la giornata è stato il responsabile dell’Ufficio legale della FNOMCeO e della CAO nazionale, Marco Poladas, che ricordando il disegno di legge 2395, Riforma degli Ordini delle Professioni Sanitarie, ha specificato che in esso è già prevista la separazione della funzione istruttoria da quella giudicante, fornendo così quella posizione di terzietà che da più parti si invoca. Ma Poladas ha anche offerto una panoramica di sentenze per tentare di identificare modelli di relazione tra strutture ordinistiche provinciali e procure (tra le altre: la procura generale di Cagliari, molto disponibile a comunicare agli Ordini regionali i procedimenti penali in corso), sulla trasparenza dei messaggi pubblicitari e per sottolineare (come nel caso della sentenza 30190/11 della Corte di Cassazione sul tema radiazione e riabilitazione) quanto sia acquisito e dato per normale sul piano degli atti il rilevante potere ordinistico, elemento di cui a volte gli stessi Ordini non sono consapevoli. Conclusione veloce nelle parole di Giuseppe Renzo: “abbiamo messo un altro mattone sull’edificio di una odontoiatria forte e autorevole. Non ci fermeremo di certo qui”.

Autore: Redazione FNOMCeO

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