A Padova si discute di salute globale

Ancora Padova. Dopo essersi occupato di ambiente, l’Ordine del capoluogo veneto pensa ora, in senso più ampio, alla Tutela della Salute Globale.


“Salute globale: la Cooperazione sanitaria internazionale, il volontariato della società civile, gli ordini professionali”


è, infatti, il tema del Convegno che si terrà, il 30 e 31 maggio prossimi, presso l’Abbazia di Praglia, a Bresseo di Teolo (PD).
La cooperazione internazionale sarà protagonista del primo giorno: Enti ed Organizzazioni di volontariato si alterneranno per illustrare l’impegno dei medici e della comunità e per raccontare le loro esperienze nei paesi del Sud del Mondo.
Nella mattinata di sabato, invece, verranno formalizzati alcuni principi nel Manifesto di Padova sulla Tutela della Salute Globale.


La Carta, ispirandosi alla Costituzione italiana, al Codice Deontologico, all’Ordinamento internazionale (Carta dell’ONU, 1945) e alla soft law, cioè alle fonti non giuridicamente vincolanti – quali la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la Carta di Ottawa sulla promozione della salute – metterà nero su bianco i principi per la tutela del Diritto alla Salute, diritto equamente erogato verso tutti i cittadini del mondo.
Un impegno, questo, che i Medici prendono, valutando – punto per punto – il loro ruolo, le loro responsabilità, gli interventi che permettano di migliorare la formazione professionale, l’erogazione dei servizi, l’accesso universale alle cure.


La tutela della salute nella sua dimensione globale – afferma Maurizio Benato, vicepresidente FNOMCEO e presidente dell’ordine organizzatore del Convegno – è il riconoscimento di un fondamentale diritto umano e un fattore indispensabile per favorire la riduzione delle disuguaglianze“.
A rafforzare questo pensiero interviene Amedeo Bianco, presidente della Federazione: “La FNOMCEO vuole promuovere azioni politiche concrete che garantiscano equità, qualità e adattabilità degli interventi sanitari, soprattutto laddove povertà ed esclusione sociale si sommano allo svantaggio della malattia“.
A margine del Convegno, nel pomeriggio del 31 maggio si festeggerà, come tradizione, la “Giornata del Medico e dell’Odontoiatra”, illustrata dal collega Sesto Francia.


A partire da oggi, l’Ufficio Stampa proporrà una serie di interviste ad alcuni relatori di rilievo che interverranno al Convegno, a cominciare dal presidente dell’ordine ospite Maurizio Benato.


 


Come può il Medico dialogare con le Istituzioni per conseguire l’obiettivo della Salute Globale?


La salute non può che essere affrontata come una finalità globale, come un bene per il quale operare, o meglio cooperare, con l’impegno e il contributo di tutti e ad ogni livello: di competenze, di mezzi, di tecnologia, di studio, di responsabilità, di stanziamento di risorse, in modo esplicito e programmato. La salute è, infatti, un bene indivisibile e il genere umano si presenta legato in questo campo da un destino comune denso di implicazioni sociali e umane.  Penso, quindi, che il medico debba farsi portavoce presso le istituzioni di istanze che permettano la tutela della salute globale.


E In che modo la professione medica può farsi paladina della salute globale?
Per mezzo dell’Universalità di accesso ai servizi, della comprensività delle cure, del finanziamento basato sulla capacità contributiva. E’ solo attraverso l’applicazione di questi principi, infatti, che possiamo raggiungere livelli ottimali di efficacia dei servizi, di equità nell’accesso alle cure e di salute nella popolazione.


Ma la salute oggi, è anche “gestita” in termini economico-manageriali?


Sono convinto che a noi medici spetti anche il compito di contrastare le tendenze che hanno l’intento di smantellare i principi di salvaguardia della dignità della persona umana, di rispetto della vita e di equità, nascondendosi dietro un apparente miglioramento dell’assetto organizzativo e gestionale dei servizi.
La salute, infatti, è andata sempre di più trasformandosi in un bene di consumo, nonostante debba essere considerata un diritto sociale. Spesso, addirittura, assume nel dibattito internazionale le caratteristiche di una merce, tanto che le politiche della salute sono divenute oggetto di attenzione e di intervento da parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e tema specifico di trattativa tra governi e imprese multinazionali.


Come può essere, allora, favorito l’accesso universale alle cure? 
 
Penso che spetti alla comunità medica favorire la conoscenza dei portati culturali e sociali della tutela della salute globale.
Il diritto alla salute soffre, infatti, di un gravissimo deficit di realizzabilità, le cui cause sono da ricercare sia nella mancanza di una convinta volontà politica di concretizzare tale diritto sia in condizionamenti da parte del mondo economico.
La conoscenza, invece, costituisce l’imprescindibile punto di partenza per la ricollocazione e la possibile attuazione del diritto alla tutela della salute.
I medici non possono sottrarsi ad esprimere il loro punto di vista sulle politiche economiche, perché i diritti di cittadinanza si realizzano per mezzo dello sviluppo economico e culturale di un paese più che per proclamazioni di massima.


In che modo?


Si tratta di far acquisire un nuovo ruolo politico alla professione rappresentata dagli Ordini. Gli Ordini dovrebbero proporsi quali punto di convergenza reale di diversi interessi, pubblici e privati, ponendosi come interlocutore autorevole, in grado di sostenere e salvaguardare, anche con attività di indirizzo, “le forme e le capacità gestionali di organismi esistenti che rispondano a criteri di efficienza, di efficacia e di economicità”. E, in primo luogo, si facciano garanti del diritto di cittadinanza rappresentato dalla Salute.

Autore: Redazione FNOMCeO

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