Nella interrogazione si rileva che l’accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria è soggetto alla programmazione nazionale stabilita dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sulla base delle esigenze occupazionali previste dalle regioni e delle richieste degli atenei, avanzate in relazione alle risorse di docenza e strumentali da essi dichiarate. Il divario tra la domanda di formazione in Medicina e l’offerta degli atenei italiani permane profondo, con un rapporto in atto che consente di soddisfare una domanda per ogni sei aspiranti. A fronte di tale rapporto sfavorevole, migliaia di studenti riescono comunque ad accedere in sovrannumero attraverso l’instaurazione di contenziosi amministrativi, quasi sempre conclusisi con successo ancorché estremamente costosi. Si chiede tra l’altro se il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca non ritenga che sia venuto il momento di rivedere la programmazione degli accessi sulla base di aspettative occupazionali riferite a bacini regionali, quando il mercato del lavoro per la Medicina è ormai a carattere internazionale e se non ritenga che l’attuale modello formativo faccia eccessivamente dipendere la possibilità per il sistema sanitario di avere domani un buon medico dalle condizioni economiche delle famiglie degli aspiranti medici e se non ritenga che il permanere, senza correzioni, dell’attuale modello, rischi di fatto di delegare alla magistratura la disciplina degli accessi ai corsi di Medicina, ben sapendo che in questo modo viene inficiata la logica che dovrebbe stare alla base del sistema del numero chiuso
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