Report, n. 53/08
I MEDICI E L’AFRICA
“l’Africa ha bisogno di cibo ma anche di medici”
Questo è il messaggio lanciato a fine ottobre a Siena da AMREF (AFRICAN MEDICAL AND RESEARCH FOUNDATION), la Fondazione africana per la medicina e la ricerca, la principale organizzazione sanitaria no profit del Continente.
L’OMS ha stimato, infatti, che nei Paesi dell’area Sub-Sahariana il personale sanitario dovrebbe crescere di almeno un milione di unità per potersi avvicinare alla realizzazione degli obiettivi del Millennio che riguardano la salute; tali obiettivi prevedono, entro il 2015, la riduzione di due terzi del tasso di mortalità infantile sotto i cinque anni e del tasso di mortalità materna,lo stop alla diffusione dell0AIDS, della malaria e di altre malattie come la tubercolosi. Traguardi molto ambiziosi – ha sottolineato Tommy Simmons, direttore AMREF Italia – destinati a restare un miraggio in assenza di investimenti seri in infrastrutture e risorse umane (Dottori, infermieri, tecnici di laboratorio, farmacisti, assistenti medici) che rappresentano il punto focale di ogni sistema sanitario, ma che sono state sempre una componente trascurata dalle politiche nazionali ed internazionali.
In Europa l’immigrazione dai Paesi dell’Africa Sub-Sahariana è spesso associata all’idea dell’invasione e della clandestinità – continua Simmons – però dal 1990 l’Africa perde ogni anno ventimila tra medici e infermieri specializzati che decidono di emigrare, attratti dalla prospettiva di migliori condizioni di vita e di lavoro nel Nord del mondo.
E’ una vera e propria emorragia di risorse umane qualificate che comporta un costo altissimo per il Continente dal punto di vista economico e, ancora di più, in termini di mancata assistenza sanitaria alla popolazione.
L’Africa – conclude Simmons – deve, infatti, sostenere il peso del 24% delle malattie globali ma ha solo il 3% del personale sanitario mondiale, pagato con meno dell’1% del budget globale per la salute.
La fuga dei cervelli in camice bianco sta seriamente aggravando la crisi del personale sanitario nel Continente Africano. Nel 2001 solo 360 dei 1200 medici formati in Zimbabwe negli anni novanta erano ancora residenti nel Paese.
Nel 2002-2003 più di 3000 infermieri formati in Zimbabwe, Nigeria, Ghana, Zambia e Kenya sono andati a lavorare in Inghilterra.
In Etiopia il settore sanitario pubblico perde ogni anno il 9,6% dei suoi Dottori che decidono di andare a lavorare in altri Paesi o nel settore privato, in cerca di migliori condizioni salariali e contrattuali. Il fenomeno – secondo i dati dell’AMREF -, non ha risparmiato neppure il Sudafrica che pure può vantare la metà del PIL del Continente.
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Ogni anno, infatti, circa 150 medici Sudafricani lasciano il Paese in cerca di stipendi più elevati, tra quelli che rimangono oltre il 60% lavora nel settore privato a cui si rivolge solo il 20% della popolazione.
AMREF nel corso del convegno di Siena non a caso intitolato ‘CERCASI MEDICI DISPERATAMENTE ! SOLUZIONI AFRICANE ALLA CRISI DEL PERSONALE SANITARIO’, ha cercato di rispondere in modo efficace alla ‘fame’ di camici bianchi,e ha prospettato delle soluzioni ‘africane’.
Cercare delle soluzioni ‘africane’ ai problemi dell’Africa – ha precisato PETER NGATIA responsabile dell’area ‘Capacity Building’ di AMREF a Nairobi – significa ‘elaborare delle soluzioni locali che siano in grado di portare i più ampi benefici possibili considerati i limiti e le caratteristiche del contesto locale di riferimento.
E farlo incoraggiando il coinvolgimento e la partecipazione diretta della popolazione e delle istituzioni, perché solo così è possibile ottenere dei risultati durativi nel tempo.
E’ quindi di fondamentale importanza che le competenze del personale medico corrispondano ai bisogni reali del contesto di riferimento e che i progetti di sviluppo Sanitario siano disegnati in base alle caratteristiche specifiche del territorio in cui devono essere realizzate’.
Per rispondere alle tante esigenze locali dei territori Africani AMREF gestisce fin dal 1998 l’Istituto Nazionale di Formazione Sanitaria con sede a MARIDI nel sud del Sudan ove forma personale di base che, grazie ad una combinazione di conoscenza teorica ed esperienza pratica, possa ricoprire il ruolo di medico in Paesi con ridotte risorse economiche. Ad oggi l’Istituto ha formato 212 assistenti medici, che al termine di un corso di 3 anni tornano a vivere nei loro villaggi diventando le fondamenta sulle quali costruire il futuro Sistema Sanitario. Gli assistenti medici formati presso l’Istituto di MARIDI formulano diagnosi, praticano perazioni chirurgiche di base (cesarei,appendiciti, ernie), insegnano educazione sanitaria comunitaria e gestiscono piccole strutture locali.
Sono, in sostanza i medici del Sud Sudan addestrati però con un decimo dei costi di formazione di un dottore ‘classico’ e nella metà del tempo. Con un ulteriore vantaggio: le loro competenze sono diverse da quelle richieste dal Nord del mondo e rappresentano perciò un antidoto efficace alla fuga dei cervelli.
P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO Roma, 13/11/2008
Autore: Redazione FNOMCeO