"In primo luogo vi dico che una donna filosofa di nome Trotula, che visse a lungo e che fu assai bella in gioventù e dalla quale medici ignoranti traggono grande autorità e utili insegnamenti, ci svela una parte della natura delle donne. Una parte può velarla come la provava in sé; l’altra perché, essendo donna, tutte le donne rivelavano più volentieri a lei che non a un uomo ogni loro segreto pensiero e le aprivano la loro natura".
Così recita l’epigrafe della prefazione nel libro "Trotula", di Paola Presciuttini, Ediz. Meridiano Zero, maggio 2013.
Quando all’inizio dell’estate mio marito, che conosceva la mia passione per Trotula, mi regalò il libro di Paola Presciuttini che narrava in modo romanzato ma rigorosamente documentato la sua storia fui davvero felice. Trotula è una di quelle tante donne dimenticate della Storia. Mi imbattei per la prima volta nel suo nome durante i primi anni dell’Università in un piccolo libro che parlava di Trotula De Ruggero come la prima ginecologa chirurga riconosciuta della storia. Allora non c’era Internet e pur facendo qualche ricerca non riuscii a saperne di più, ma il suo nome mi risuonava spesso e la curiosità di saperne di più di questa donna che nell’anno mille nella prestigiosa Scuola Salernitana studiò e praticò l’ars medica non si è mai sopita.
Con un io narrante che vaga da un personaggio all’altro l’autrice ci fa scoprire attraverso una prosa accurata quanto coinvolgente la straordinaria vita di Trotula e della Hippocratica Civitas di Salerno ed emerge l’attualità del personaggio e dei temi e problemi della medicina, della formazione e dell’evoluzione che medici e medicina hanno intrinseci.
"Trotula trasse i natali verso la prima metà del secolo XI dalla nobile famiglia salernitana De Ruggiero di origine longobarda, benemerita perché dette a Salerno molti uomini insigni".
Ripercorrendo la sua infanzia, l’autrice ci accompagna passo passo alla scoperta di una giovane donna curiosa e vivace che dopo la morte di parto della madre vuol capire il motivo della sua morte e inizia a frequentare le lezioni della Scuola Medica salernitana per diventare medico e infine Magistra della scuola.
"Ecco svelato il mistero! Quell’uomo così alto e giovane era venuto per ‘nutrire la mia curiosità di sapere’". Come spesso accadeva in quei tempi l’istruzione veniva affidata ad un precettore, in genere un religioso poiché gli unici depositari del sapere. Raramente alle donne alle donne era consentito studiare ma la nobile famiglia De Ruggero, aperta alle arti del sapere, permette a Trotula, forse perché al momento figlia unica, di studiare. Troppe le donne intelligenti e curiose a cui è stato negato l’accesso al sapere, e quando questo avveniva, sempre in maniera riservata, non era concesso loro di applicare le conoscenze e competenze acquisite. Le donne erano considerate strumento del diavolo e dunque era meglio non istruirle. Questa condizione si protrarrà e si accentuerà nei secoli a venire.
L’autrice ci da modo di conoscere la storia di una donna che nell’anno mille ha la possibilità di accedere alle principali fonti del sapere della filosofia e della medicina, che diventa una donna colta e che inizia, come e meglio di alcuni uomini del tempo, a praticare l’arte medica. Mi sono sempre chiesta che altra evoluzione avrebbe avuto la storia del mondo se non ci fosse stato questo pesante pregiudizio che ha tenuto le donne lontano dall’istruzione.
"Pirciò chilla è a cullinetta d’a cunoscienza?" Le motivazioni che spingono una persona a diventare medico, il modo con cui lo si diventa e come evolve e si trasmette il sapere è un argomento importante e ricorrente del libro. Nel libro si ripercorre e si analizza questo tema quanto mai attuale specie in una società come la nostra dove altri “meccanismi” e altre “necessità” influiscono e a volte intorbidano questo percorso e dove il desiderio di conoscenza sembra essere secondario. A volte penso che anche la perdita di curiosità e il non sentire fondamentale la trasmissione del sapere siano dei fattori responsabili della odierna “crisi” della medicina e dell’università, con medici immotivati e ridotti a “manovali” dell’ Azienda della salute.
"…ora le nuove indagini istituite mi permettono di presentare al pubblico erudito una congettura, della quale apprezzerà il valore; cioè che la medichessa Trotula de Ruggiero sia la moglie di Giovanni Platearioil Vecchio (e madre di Giovanni Plateario il Giovane n.d.r.) il quale fu forse il primo di una famiglia di dotti Asclepiadi, che illustrarono pe circa due secoli la Scuola di Salerno" (Salvatore Renzi, Storia documentata della scuola medica di Salerno).
Alle donne non era dato avere notorietà se non in relazione ad un uomo, moglie, figlia amante di qualcuno. Paola Presciuttini restituisce a Trotula il merito di essere stata una grande medica e chirurga, di aver praticato l’arte medica e di averne avuto meriti intrinseci, non solo perché diventata moglie e madre di medici affermati del tempo. E’ stato così anche per molte altre donne della storia la cui fama era subordinata alla presenza maschile ma è una condizione che talvolta si riscontra anche nell’epoca moderna.
"..verrà mai il giorno in cu anche le donne potranno fregiarsi del titolo di Magister? E quando verrà, sarò già morta? Non saremo noi a veder crescere il millennio dei giusti e della pace…"
Mille anni fa erano domande lecite, le donne non avevano accesso alle Scuole mediche, e devono passare molti secoli prima che alle donne sia concesso di affrontare la cura con un approccio scientifico e non soltanto attraverso le erbe e rimedi magici (nel libro è ben descritta una di queste donne). Ma anche ora che siamo in piena femminilizzazione della sanità, le donne Magistrae, direttori e primari, sono meno del dieci per cento e in alcune discipline, specie quelle chirurgiche, sono inferiori al cinque per cento. Il merito dunque continua a mantenere un peso differente a seconda del genere a cui si appartiene. Quanti anni ancora dovranno passare perché questi preconcetti vengano divengano obsoleti?
"..annotò queste scoperte nella sua opera più conosciuta il De passionibus Mulierum Curandum, divenuto successivamente famoso col nome di Trotula Major, quando venne pubblicato insieme al De Ornatu Mulierum, un trattato sulle malattie della pelle e sulla loro cura, detto Trotula minor" (Sara Sesti e Liliana Moro, Scienziate nel tempo, 60 biografie)
Trotula, con i suoi studi e le sue osservazioni, fu una delle precorritrici della Medicina di genere. La cura del corpo e delle patologie femminili fu oggetto di studio che pubblicò nei due volumi arrivati fino a noi. Sicuramente il fatto di essere donna favorì il fatto che le donne si aprissero ed esponessero i loro problemi di salute che Trotula studiò e affrontò in maniera scientifica. Ma è anche l‘approccio all’arte medica e la passione con la quale si dedicò che ne fa una figura attuale e moderna. Essere medico e donna è stato l’input per un approccio diverso, empatico e partecipativo, che ha prodotto risultati migliori nella cura della salute. Ma questo modo di affrontare la medicina è forse un punto dal quale ripartire per una nuova vision in medicina.
"..secondo la leggenda il funerale della Mulieres Salernitana Trotula De Ruggero fu seguita da un corteo funebre di ben tre chilometri.."
La Presciuttini nel suo libro così ben scritto e ben documentato ci ha raccontato la storia di una donna che sicuramente è stata amata e apprezzata moltissimo nel suo tempo, non solo per la sua bellezza ma per la sua intelligenza e la sua determinazione nel seguire le proprie inclinazioni e passioni. Noi medici abbiamo il dovere di conoscerla e di non dimenticarla.
Autore: Redazione FNOMCeO