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Amantea: anche l’Europa vuol capire gli intrecci tra salute, rifiuti e criminalità

E’ del maggio 2009 la relazione epidemiologica del dottor Giacomo Brancati, dirigente del dipartimento Tutela della salute e Politiche sanitarie della Regione Calabria. La relazione è stata consegnata alla Procura della Repubblica di Paola, Tirreno cosentino. “Si conferma l’esistenza di un pericolo attuale per la popolazione residente nei territori dei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d’Aiello, circostante il letto del fiume Oliva a sud della località Foresta, dovuto alla presenza di contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali e non”.

Dal 2009 ad oggi, tutte conferme, nessuna smentita. Brancati parlava poi di “un eccesso di tumori maligni della tiroide nei territori più prossimi ai siti di contaminazione, che, ancorché al di sotto del limite di significatività statistica, concorda con la presenza anomala di cesio 137”, isotopo radioattivo del metallo alcalino cesio che si forma principalmente come un sottoprodotto della fissione nucleare dell’uranio. Il cesio 137 ebbe il suo momento di drammatica notorietà quando esplose la centrale nucleare di Chernobyl. Ma qui Chernobyl non centra nulla. Nella sola Contrada Gallo, si sono verificati 18 casi di tumori su 177 abitanti, più del 10 per cento. Ma non è finita qui: negli anni successivi altri residenti nell’area circostante il fiume Oliva hanno contratto tumori al colon, alla tiroide, alla laringe e alla vescica. La salute pubblica è fortemente compromessa dall’inquinamento ambientale dovuto a una scellerata gestione del ciclo dei rifiuti.

Nel 2004, grazie all’impegno del Comitato “Natale De Grazia” di Amantea, emersero le prime informazioni su questa immane tragedia ambientale. Tutto partì dalle indagini sullo spiaggiamento, a sud di Amantea, della motonave Rosso (Jolly Rosso), sospettata di contenere rifiuti tossici e radioattivi, trasferiti e seppelliti nel fiume Oliva (nella foto: immagine da una delle manifestazioni per chiedere trasparenza sull’affondamento della Jolly Rosso). Il legame tra lo spiaggiamento e il ritrovamento di rifiuti nocivi nell’area del fiume Oliva non fu mai dimostrato, ma che nell’area ci fossero stati sversamenti di rifiuti altamente pericolosi è ampiamente provato.

Pirillo: “operazione verità”
“Basta, è il momento di un’operazione verità”. Sintetizza così Mario Pirillo, parlamentare europeo, il senso della sua iniziativa che ha coinvolto la commissione ambiente, salute e sicurezza alimentare del Parlamento Europeo. Pirillo ha mobilitato cinque parlamentari europei della commissione (Judith Merkies, Miroslav Mikolasik, Radvilè Morkunaitè Mikuleniene, Anna Rosbach, Sabine Wils) e li ha portati ad Amantea per un sopralluogo che è stato un vero e proprio tour de force per tutti. Ma tant’è. Se non si fa così, non si smuove nulla. “Noi non vogliamo fare scandalismo o allarmismo – ha precisato Pirillo – ma vogliamo che emerga tutta la verità su questa vicenda che ha fortemente penalizzato il territorio di Amantea e dei comuni vicini. E chi ha commesso reati deve pagare”.
La commissione è atterrata a Lamezia Terme la sera del mercoledì 23 novembre. Trasferimento al Grand Hotel “La Tonnara” di Amantea. Subito riunione preliminare di inquadramento della situazione, alla presenza di Leonardo Arru, ingegnere chimico, responsabile bonifiche dell’ISPRA, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del Ministero dell’Ambiente. E già la prima sera è emersa tutta la preoccupazione, specialmente da parte dei sindaci della zona, sull’incidenza di malattie a seguito dello scempio ambientale perpetuato nel fiume Oliva per decenni. Ma andare a vedere è meglio che parlare. Così, la mattina dopo, sveglia all’alba e viaggio verso la vallata del fiume Oliva. Dalle navi dei veleni alla valle dei veleni. Si va sul posto, si va a capire.

Dal disastro ambientale ai rischi per la salute
E’ sconcertante vedere un territorio così bello, una vallata così verde, sapendo che la bellezza si ferma all’apparenza, perché sotto la superficie sono interrati rifiuti di ogni genere, tossici e nocivi, formati di scarti industriali. Ma qui industrie non ce ne sono. I rifiuti vengono da ogni parte del nord-Italia e da paesi europei, Germania in testa. Anni e anni così, nella disattenzione generale, fino al 2004, fino a quando si è costituito il Comitato “Natale De Grazia” e ha operato per sensibilizzare la popolazione, le Istituzioni e la politica su cosa andava accadendo nella vallata dell’Oliva e nel territorio attorno ad Amantea.
Gianfranco Posa, Presidente del Comitato De Grazia parla senza mezzi termini e senza essere smentito dell’esistenza di un “sarcofago” di cemento armato, lungo 80 metri e largo 8, pieno di rifiuti tossici con alta concentrazione di cesio 137, non soltanto in superficie, ma fino a 6 metri sotto terra. E chi ha scavato così a fondo per sotterrare rifiuti? Lì sotto non c’è solo il cesio 137, ma sono state trovate altre sostanze in percentuali inquietanti: cobalto, nichel-cromo, stagno, idrocarburi pesanti, cadmio, zinco, arsenico, mentre nelle acque di falda ci sono ferro e manganese, ma anche polvere di marmo. Lo conferma anche Leonardo Arru che precisa che i rilevamenti dell’Ispra sono stati scrupolosi. Qui si tratta di interramento di rifiuti speciali e solo in minima parte di rifiuti solidi urbani. Qui si tratta di rifiuti di origine industriale di aziende lontane dalla Calabria. La cosa grave è che ci sono sversamenti di rifiuti anche recenti, addirittura del 2010, “e i rifiuti freschi rilasciano contaminanti in percentuali più elevate rispetto ai rifiuti di più antica data”, dice Arru, che poi conferma: “Gli sversamenti non sono episodici, ma strutturali”.

Giordano: la bonifica è ancora da venire
La delegazione del Parlamento Europeo registra tutto. Mario Pirillo guida i suoi colleghi della commissione Ambiente e Sanità da Amantea a Paola. Appuntamento con Bruno Giordano, capo della Procura della Repubblica che consegna non solo simbolicamente ma materialmente un faldone rosso con dentro tutte le carte dell’inchiesta “che è chiusa – precisa Giordano – ma sulla valle dei veleni si continuerà a indagare. Noi abbiamo fatto la nostra parte, ora è il momento della bonifica che è competenza della politica e delle Istituzioni”. E Pirillo: “Sta tutto qui il senso di questo sopralluogo: la verità deve venire a galla, i reati vanno perseguiti, la bonifica si deve avviare al più presto per non danneggiare ulteriormente questo splendido territorio. Le ricadute negative sul turismo sono evidenti e occorre al più presto porre rimedio. Non si può continuare a minimizzare, a nascondere. Occorrono fondi e si troveranno”. I parlamentari europei seguono gli incontri con grande interesse e con un po’ di incredulità. La domanda è: come è possibile un disastro ambientale di tali proporzioni in un silenzio che è durato anni.

Le mani della criminalità sui rifiuti d’importazione
Il 24 ottobre 2009 c’è stata ad Amantea una manifestazione nazionale di oltre 30 mila persone contro il fenomeno delle “navi dei veleni”. Anche lì il solito tira e molla tra conferme e smentite. Dopo quella manifestazione, più volte richiamata anche durante la visita della commissione europea, gli sversamenti sono continuati anche nel 2010. Ad accompagnare i parlamentari europei, oltre all’Ispra e all’Arpacal, oltre ai carabinieri, anche la guardia costiera. Breve dialogo con gli esponenti della Guardia costiera: “Ma insomma, queste navi ci sono, quante sono? Si fece il numero di 53 affondate lungo le coste calabre dal Tirreno allo Jonio”. Risposta lapidaria: “Ci sono, ci sono”.
Rifiuti tossici, radiattivi e nocivi affondati con le navi, la valle del fiume Oliva così, si stima che in Calabria ci sia qualcosa come 600 discariche a cielo aperte dove vengono sversati rifiuti non calabresi, ma provenienti dal Nord-Italia e da altri Paesi europei. E’ lo stesso meccanismo che ha portato Napoli, la provincia di Caserta e altre parti della Campania a quella che erroneamente è stata chiamata “emergenza rifiuti”. L’emergenza è momentanea, non esiste un’emergenza che dura vent’anni. E lì si tratta solo di agire e risolvere, mentre è chiaro che le grandi aziende, anche multinazionali, per risparmiare sul ciclo dei rifiuti, si sono affidate ai “servizi” offerti a prezzi stracciati dalla camorra e dal clan dei casalesi, trasformando la provincia di Caserta nella pattumiera d’Europa.
E in Calabria? Come si può pensare che un fenomeno di inquinamento così vasto, dalle navi dei veleni a tutto il resto, possa essere opera di singoli soggetti senza scrupoli? Un fenomeno di queste proporzioni non può avvenire senza la regia della ‘ndrangheta. Da queste parti, questa verità incontrovertibile la sanno anche le pietre, anche quelle contaminate dagli sversamenti illegali. E’ una storia che racchiude tutto: è l’emblema di come l’ambiente contaminato compromette la salute dei cittadini.
Nota finale: il Comitato “Natale De Grazia” di Amantea si chiama così perché intitolato al capitano di corvetta che indagava, su incarico della Procura di Reggio Calabria, su un traffico illegale di rifiuti via mare (le navi dei veleni). Natale De Grazia è morto il 13 dicembre 1995 in circostanze che non sono state mai del tutto chiarite. Quel 24 ottobre 2009, nel corso della manifestazione, è stato intitolato a Natale De Grazia un tratto del lungomare di Amantea. Sì, perché anche questa è una storia di morti ammazzati, come tante altre storie dove c’entra la ‘ndrangheta. Ma chi ricorderà i tanti morti di tumore di questi ultimi anni ad Amantea e dintorni? 

Autore: Redazione FNOMCeO

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