Amato: la Legalità non è un optional

Il convegno su legalità e medicina ha avuto nel presidente OMCeO di Palermo il suo promotore e coordinatore. Da anni impegnato proprio sul versante della trasparenza della professione, Salvatore Amato ha fortemente voluto che nel programma fossero presenti non solo le istituzioni e la magistratura, ma anche le associazioni dei cittadini che hanno fatto della lotta alla mafia un proprio obiettivo sociale, prima ancora che giudiziario. Ecco come il presidente Amato interpreta il tessuto ideale del convegno. E quali sono gli scopi che lo stesso si prefigge, nel breve come nel lungo termine.

Presidente Amato, un convegno come quello di Palermo implica un grande impegno per tutti. Qual è il messaggio che volete lanciare?
L’Ordine di Palermo già l’11 dicembre 1999 mise a confronto medici e magistrati sul tema della legalità. Dieci anni dopo, su un tema ben più complesso, abbiamo promosso questo evento per sgombrare il campo da ogni equivoco.

Quest’anno, il tema di fondo è il ‘che fare’…
Appunto c’è quel sottotitolo, “Gli Ordini, la Magistratura, la Politica. Sua Maestà la Trasparenza”. Noi riteniamo che gli Ordini debbano essere dotati di funzioni e poteri che attualmente non hanno. Per questo chiediamo risposte al Parlamento, per superare una situazione anacronistica nella quale gli Ordini possono intervenire soltanto dopo la magistratura. Invece, proprio per assumere un ruolo di cittadinanza attiva, gli Ordini debbono poter intervenire prima, senza però correre i rischi di dover pagare prezzi troppo alti. La problematica è delicata e di grande complessità, ma siamo convinti che da Palermo uscirà chiaro e forte un messaggio inequivocabile: la legalità non è un optional, ma un modo di essere e di agire, non dimenticando mai che l’Ordine non è una semplice, se pur rispettabile, associazione tra professionisti, ma un organo ausiliario dello Stato.

Perché proprio a Palermo questo convegno?
Basta scorrere il programma per trovare la risposta. Abbiamo interessato tutti i soggetti che hanno cose da dire sul tema del convegno. Ritengo che Palermo sia la città ideale per proseguire in un percorso a tutela della legalità che non parte da oggi, ma che da oggi in poi deve vedere la meta sempre più vicina. Noi vogliamo Ordini più forti a tutela della professione medica e a tutela dei cittadini. Se ci sono le cosidddette ‘zone grigie’ vanno individuate e smantellate e chi ha responsabilità individuali accertate deve essere punito. Ma gli Ordini devono avere poteri e strumenti per poterlo fare e qui attendiamo risposte dalla politica.

Palermo poi ha dimostrato negli anni una straordinaria caratteristica che la rende peculiare: è vero che a Palermo e in Sicilia c’è la mafia, ma c’è anche una significativa presenza dell’antimafia…
Esatto e dalla nostra città deve partire un segnale forte perché un evento come questo possa ripetersi anche in altre aree dell’Italia dove purtroppo la presenza delle mafie non è contrastata come da noi da esperienze di antimafia: penso ad alcune zone della Calabria o della Campania. L’Ordine di Palermo farà tesoro del convegno dell’8 luglio e assume l’impegno di aiutare altri Ordini che vorranno promuovere eventi di questo tipo nelle loro zone. Perché, anche laddove la ‘ndrangheta spadroneggia non solo nella società, ma anche nella sanità, controllando Asl e ospedali, ci sia la risposta di legalità da parte degli Ordini di quei territori. Stessa cosa vale per aree in cui imperversa la camorra e in particolare il clan dei casalesi. Ebbene, ecco perché Palermo avvia un percorso che dovrà avere altre tappe non soltanto nel Mezzogiorno, ma anche nelle regioni del Nord, dove, come si è visto, la presenza delle mafie, e della ‘ndrangheta in particolare, è fortemente radicata, Milano e Lombardia in primis, senza far passare tanto tempo.

Autore: Redazione FNOMCeO

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