AmbientaMente/6

AmbientaMente/6 (anno 2017, Isernia, 23-24 giugno). Dolore e sofferenza nell’era dell’ambiente. Un meeting internazionale di Bioetica ambientale. Il 23 giugno di quest’anno e il 24 giugno (intera giornata) la Biblioteca Comunale di Isernia ospiterà i lavori dell’ormai tradizionale Convegno internazionale di Bioetica ambientale, quest’anno al suo sesto appuntamento, promosso dalla Istituto Italiano di Bioetica-sezione Campania, a cui si associano il Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica, la FNOMCeO, la UEMS, con il patrocinio della sezione san Tommaso d’Aquino della Facoltà teologica dell’Italia Meridionale.

Il tema del 2017 è “Pain and Suffering in Environmental Era”, che sarà svolto in tre Tavole rotonde, rispettivamente intitolate: “Profili multidisciplinari della questione del dolore”; “Il diritto a non soffrire tra zanzare tigri, orti urbani e benessere psicofisico”; “Per non far soffrire il biosistema: reati ambientali, filiere produttive illegali, simboliche biculturali”.

 Anche la creazione soffre

Siamo ormai nell’era dell’ambiente, della complessità e dei biosistemi. Un’era con i suoi tempi e le sue modalità che, dal punto di vista dell’evoluzione del clima, della terra, dell’aria e dell’energia, spesso confliggono con i tempi molto accelerati dell’homo tecnologicus. Questo richiede, dal punto di vista della bioetica ambientale, non soltanto delle analisi di tipo multidisciplinare e transdisciplinare, in vista di possibili criteri e relative teorie che garantiscano uno sviluppo, come ancora si dice, sostenibile; ma anche un approccio olistico, da parte di tutte le molteplici discipline coinvolte nell’ottica bioetica (dalla filosofia e teologia al diritto, dalla biologia all’ingegneria, dall’ecologia alla zoologia, alla botanica…), nei confronti di realtà che definiamo biosistemi, cioè sub-sistemi di connessione tra vivente e non vivente, ciascuno interagente nel complesso cosmico. Lo scopo è quello di non subire i mutamenti che comunque accadono, a volte secondo ritmi indipendenti dalle strategie antropiche, ma di pre-vederli, gestirli e, se possibile, progettarli, in maniera che ogni sub-sistema, ma anche ogni singolo esponente di esso, possa contribuire alla stato di salute complessivo, perseguendo l’obiettivo del benessere.

Una risposta positiva dovrebbe inevitabilmente espandere le nozioni di dolore e di sofferenza – messe bene a punto nella discussione della bioetica antropica, soprattutto di tipo medico-sanitario -, ampliando il senso dei termini che, attualmente, descrivono, dal punto di vista di un biosistema percettivo, soprattutto gli accadimenti identificati come percezioni dolorose (o nocicezioni). Gli esseri percettivi sentono dolore in determinate situazioni patologiche o anche solo stressanti, chiedendo – soprattutto nelle società più evolute nelle tecniche e nella medicina -, se non proprio di eliminare o abbassare la soglia del dolore, almeno di attutirne il riverbero negativo. Sarà ulteriormente possibile, e a quali condizioni scientificamente plausibili, estendere più decisamente la nozione di percezione dolorosa dai tradizionali ambiti antropologico e animalista, a quello dei sistemi vegetali, che comunque, godendo di quella che già la tradizione filosofica classica denominava anima vegetativa, mostrano capacità percettive, maggiormente di tipo sistemico che individuale? E come introdurre in questo discorso le stesse radici dei sistemi percettivi viventi (si allude ad acqua, aria, terra e fuoco-energia)?

 Una discussione avvincente, aperta a tutti

Di tutto questo discuteranno a Isernia giuristi (L. Chieffi; A. Patroni Griffi), filosofi-bioeticisti (P. Giustiniani; R. Prodomo; M.A. La Torrre), teologi (G. Di Palma; N. Rotundo: M.R. Romano), Sociologi e Antropologi culturali (F. Del Pizzo; S. Patuzzo) e tantissimi medici (tra gli altri, C. Buccelli; G. Berchicci, presidente dell’Ordine dei Medici di Isernia e sponsor della manifestazione; R. Krajewski; L. Fonzi…), oltre ad esperti di arte, letteratura, botanica, tecnologie alimentari, biotecnologie.

I  riverberi esistenziali del tema in discussione – molto narrati dalle arti belle, particolarmente dalla letteratura e dalla poesia, perfino con accenti di tipo religioso (si pensi alla Laudato si’ di papa Francesco) – a volte, identificano l’esistere stesso con una situazione di sofferenza da cui allontanarsi. Si potrà affermare che, nell’era dell’ambiente, le attenzioni della bioetica ambientale – ormai consapevolmente decentrata sia rispetto all’antropocentrismo che al biocentrismo -, dovranno inglobare tutti i sistemi percettivi?

Lo Statement conclusivo – elaborato “in diretta” dai convegnisti nella Tavolra rotonda di sabato pomeriggio – sarà rilanciato a livello nazionale ed europeo, attraverso l’organizzazione dei medici specialisti europei. come già avvenuto in passato e come si può leggere nel volume relativo agli anni 2014 e 2015, pubblicato dal CIRB a cura di F.Del Pizzo e P. Giustiniani, Biosfera, acqua, bellezza. Questioni di bioetica ambientale, Edizioni Mimesis, Udine 2016.

Autore: Redazione FNOMCeO

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