Ancora quattro giorni e poi andrà in onda “I Medici per una Buona Sanità“, l’atteso Convegno che, il 13 e 14 giugno, a Fiuggi, vedrà riunite insieme tutte le organizzazioni che si occupano di Medicina nel nostro paese: una sorta di “Stati Generali” della Professione, dove Ordini, Sindacati Medici, Società Scientifiche, Università si incontreranno e confronteranno per trovare un Progetto comune di Sanità per il prossimo futuro. Un Convegno che il direttore del Portale, Walter Gatti, illustra ampiamente più avanti.
Chiamati a Fiuggi dalla FNOMCeO, tutti i protagonisti della Salute nel nostro paese, insomma, saranno insieme per due giorni per discutere su molti temi chiave.
Ma come è nata l’idea di questo incontro? E qual è, secondo FNOMCeO, la sfida più grande che si ha davanti? Quali richieste fare alla Politica?
Su questi argomenti, la collega Eva Antoniotti ha rivolto alcune domande al presidente FNOMCeO, Amedeo Bianco.
La Fnomceo chiama a Fiuggi tutto il mondo medico
Amedeo Bianco: “Disegniamo una prospettiva comune per il futuro della professione”
Ordini, sindacati medici e Società scientifiche riuniti per due giorni per individuare un orientamento comune su sei temi chiave: unitarietà e universalità del Ssn, rapporti con la politica, integrazione tra segmenti della professione e del sistema sanitario (Ospedali/territorio; Università/aziende ospedaliere; pubblico/privato; professione medica/professioni sanitarie); rischio professionale; promozione della qualità; professione medica al femminile.
Di Eva Antoniotti
Presidente Bianco, a Fiuggi si preparano una sorta di Stati Generali della professione medica. Come è nata questa iniziativa?
L’immagine degli Stati Generali è molto efficace e rende bene l’idea del work in progress che caratterizza questo appuntamento. Da oltre un anno la Fnomceo si è offerta come terreno comune di incontro per tutte le componenti del mondo professionale, avviando iniziative comuni su molti temi, dai nodi etici alla creazione di un codice di trasparenza per definire i rapporti tra professionisti e industrie del settore.
L’appuntamento fissato a Fiuggi è un passaggio importante nel percorso di ricerca di una prospettiva comune, al quale partecipano tutte le storiche rappresentanze della professione medica per disegnare il profilo del medico del futuro, all’altezza delle nuove sfide che la realtà ci presenta. L’iniziativa è di per sé un elemento di novità e già averla concepita in questi termini rappresenta una discontinuità positiva. Non era affatto scontato che tutti questi soggetti lavorassero insieme, visto che nel passato hanno spesso cercato la propria identità nelle differenze, portando anche ad una notevole frammentazione e ai rischi dell’autoreferenzialità. Questo vale per tutti, per gli Ordini, per le Società scientifiche, per le organizzazioni sindacali. Aver messo in campo questo progetto comune è il primo segno di un cambiamento culturale.
Cosa ha prodotto questo cambiamento?
Credo che in tutti noi sia cresciuta, diventando sempre più evidente, la consapevolezza che una sanità moderna ha tutti i giorni le sue sfide alle quali bisogna rispondere con il massimo della responsabilità, della visione, nella prospettiva del bene generale.
Qual è la sfida più grande che ha oggi davanti la sanità italiana?
Senz’altro è quella della sostenibilità del sistema, a cui noi possiamo contribuire rilanciando la sfida dell’appropriatezza. È una sfida in cui entrano in gioco tante questioni. La formazione, innanzi tutto, perché un professionista che non abbia nel suo bagaglio formativo elementi di management non può ritenersi adeguato alla realtà attuale. E poi l’appropriatezza mette in gioco l’autonomia dei professionisti, ovvero le modalità con cui i sistemi sanno reclutare le capacità professionali all’interno di un disegno partecipato e partecipativo, ad esempio riguardo al controllo della spesa. L’obiettivo di controllo della spesa si può realizzare in due modi: o emanando direttive ed esercitando un controllo burocratico sui professionisti, oppure chiamando i professionisti alla responsabilità generale della spesa secondo principi che essi possano condividere. E i principi che i professionisti possono condividere non sono certo il razionamento delle cure o la coercizione di una “prescrizione di Stato”, ma piuttosto l’idea che al centro della prestazione vi sia il bene del paziente coniugato con l’utilizzo appropriato delle risorse, perché nei sistemi sanitari moderni le risorse sprecate sono risorse sottratte ad altri interventi utili.
Portando questo ragionamento all’estremo, in futuro gli Ordini potrebbero sanzionare comportamenti inappropriati?
Beh, adesso stiamo assistendo a fenomeni ben più selvaggi, con gli interventi della Guardia di Finanza sulla base di elementi pressoché puramente quantitativi.
Comunque, non credo che la soluzione sia nelle sanzioni. Il problema dell’appropriatezza, che sarà tra i temi dell’incontro di Fiuggi, si può affrontare meglio rendendo disponibile un sistema di orientamenti trasparente, affidabile, autorevole a cui il professionista si può rifare nelle sue scelte. Più che ad un regime sanzionatorio, dobbiamo pensare ad un sistema incentivante: il medico deve avere a disposizione strumenti e procedure che lo aiutano a scegliere meglio, a migliorarsi e questo miglioramento deve essere riconosciuto. Oggi questo non avviene.
E così i medici studiano e si aggiornano per tutta la vita, senza che in alcun modo si tenga conto di questo investimento professionale.
Cosa dirà ai rappresentanti del nuovo Governo che lei ha invitato a Fiuggi?
Lavoriamo insieme, innanzi tutto intorno ad un progetto di regole che garantiscano la separazione tra politica e gestione della sanità e, contemporaneamente, per il riconoscimento dei nuovi ruoli civili, sociali e tecnico-professionali dei medici.
Sia chiaro che la sanità ha bisogno della politica, perché in questo settore occorre fare scelte importanti e spesso anche difficili. Di queste linee di orientamento è necessario che si faccia carico la politica, che però deve restare fuori dalla gestione, dalla valutazione professionale, terreni sui quali occorre utilizzare altre logiche e un differente sistema di valori. Questa distinzione tra scelte politiche e scelte che rispondono a logiche professionali e scientifiche credo che sia una esigenza forte di tutto il sistema .
E mentre chiedo alla politica di fare un passo indietro, devo anche chiedere alla professione medica di fare un passo avanti, mettendosi in condizione di sostenere maggiori responsabilità anche di tipo organizzativo.
Autore: Redazione FNOMCeO