Che il surmenage lavorativo possa produrre effetti negativi non è solo il buon senso a sottolinearlo ma anche studi scientifici. Alcuni hanno dimostrato che dopo 12 ore di veglia la risposta individuale possa essere considerevolmente alterata. E’ ovvio quindi che, maggiore è il numero delle ore di veglia – secondo un criterio più che proporzionale- maggiormente alterata sarà la risposta individuale. Ed è ancor più ovvio che, ove al soggetto si richiedano prestazioni fisicamente ed emozionalmente impegnative, la sua risposta sarà fortemente alterata.
A riprova dell’attendibilità di questa regola, gli studi citati* hanno rilevato che nelle ore finali dei turni notturni, un 30 per cento circa di errori poteva essere evitato…
E sono molti gli errori che si potrebbero evitare. In ogni caso, l’errore dovrebbe sempre essere analizzato nel suo ruolo “positivo”.
A spiegarcelo è Amedeo Bianco, presidente di Fnomceo, che ha fortemente voluto il convegno modenese al quale ovviamente parteciperà, non solo con una sua relazione, ma anche moderando la tavola rotonda, prevista per il primo pomeriggio di sabato prossimo.
A lui abbiamo rivolto la seguente domanda:
Presidente Bianco, vuole spiegare ai nostri lettori cosa si intende per ruolo “positivo” dell’errore?
L’importanza della sicurezza ed il significato non ambiguo dell’“imparare dall’errore” sono specificati con chiarezza all’articolo 14 del nuovo Codice di Deontologia Medica del 2006, che impone al medico “la rilevazione, segnalazione e valutazione degli errori al fine del miglioramento della qualità delle cure”.
Punto preliminare per un efficace approccio al problema è, pertanto, quello relativo al principio secondo cui la prevenzione e la gestione dell’errore è un’attività che coinvolge l’esercizio professionale in senso stretto, e che l’errore manifesto può essere usato per migliorare l’organizzazione anche attraverso l’utilizzo di più idonee procedure professionali.
C’è da rilevare che le aziende ospedaliere pubbliche, pressate da una parte ad operare secondo criteri di economicità sul fronte dei costi e dall’altra a gestire l’accesso ai servizi, spesso pretendono moltissimo dai medici. Come uscirne?
In realtà, le valutazioni più attendibili ci dicono che gli errori, nella stragrande maggioranza dei casi, trovano origine (cause latenti) in difetti dell’organizzazione che oggettivamente favoriscono l’errore umano. Nasce da qui il particolare taglio di analisi di questo Convegno, laddove focalizza lo stretto legame esistente tra i tempi, i ritmi, le condizioni di lavoro e il rischio clinico.
*Vedi Iniziativa Ospedaliera n. 2/2007
Autore: Redazione FNOMCeO