I Medici che non parlano italiano possono esercitare a Bolzano senza equiparazione dei titoli: lo permette una Legge provinciale pubblicata a fine ottobre. Ora la FNOMCeO chiede al Governo di valutarne l’impugnazione.
La Sanità altoatesina ancora sotto i riflettori. Non si è spenta l’eco dei lugubri manifesti con l’uomo morto, secondo il partito secessionista Südtiroler Freiheit, perché ‘il medico non sapeva il tedesco’, e già un’altra iniziativa arriva a minare l’unitarietà del Servizio sanitario nazionale. Questa volta si tratta di una Legge provinciale, la n. 10 del 17 ottobre 2019, recante “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi della Provincia autonoma di Bolzano derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea (Legge europea provinciale 2019)”, pubblicata sul Bur del Trentino – Alto Adige il 24 del mese scorso. L’articolo 4, dedicato agli Ordini e Collegi, autorizza i medici che conoscano solo il tedesco, e che quindi non parlino né comprendano l’italiano, a esercitare nella provincia autonoma di Bolzano, bypassando, nel caso si tratti di medici stranieri, provenienti soprattutto dalla confinante Austria, la normativa nazionale. Normativa che prevede il riconoscimento dei titoli conseguiti all’estero da parte del Ministero della Salute e poi, per l’iscrizione all’Ordine, l’accertamento della conoscenza della lingua e delle normative italiane.
Preoccupata – ‘pur comprendendo l’importanza che la questione dell’autonomia e del bilinguismo ricopre in Alto Adige’ – la FNOMCeO, la Federazione degli Ordini dei Medici che, per mano del suo Presidente Filippo Anelli, ha scritto al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al Ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, e a quello della Salute, Roberto Speranza, per segnalare l’elusione della normativa nazionale e valutare l’impugnazione di parte della Legge provinciale.
“Di fatto i requisiti e i titoli per praticare la professione medica in Italia sarebbero elusi dalla semplice legge provinciale, introducendo una misura che attua la separazione normativa dell’Alto Adige dal sistema nazionale – argomenta Anelli -. La parificazione fra le lingue italiana e tedesca, dettata dall’articolo 99 dello Statuto di Autonomia, verrebbe riconosciuta, ma ignorando che – ai sensi del medesimo Statuto – è l’italiano la lingua ufficiale dello Stato e che, come tale, essa debba essere conosciuta ai fini dell’esercizio della professione. La parificazione del tedesco all’italiano per l’iscrizione agli Albi professionali consentirebbe ai medici austriaci di esercitare nella provincia di Bolzano senza che abbiano conoscenza della lingua italiana”.
“In qualità di Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Ente pubblico non economico, che agisce quale organo sussidiario dello Stato al fine di tutelare gli interessi pubblici, garantiti dall’ordinamento, connessi all’esercizio professionale – conclude – chiedo alle SS.VV., quali rappresentanti del Governo, di valutare l’opportunità di porre in essere tutte le necessarie iniziative di competenza, affinché attraverso l’impugnazione sia soppressa quella parte della legge in cui si fa riferimento alla possibilità, per medici ed altri iscritti ad Ordini e Collegi professionali senza alcuna conoscenza di lingua italiana, di esercitare in Alto Adige, creando una sorta di extraterritorialità dell’Alto Adige rispetto al resto del territorio nazionale”.
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12/11/2019
Autore: Ufficio Stampa FNOMCeO