Anelli inaugura convegno all’IRCCS di Bari: “Noi, medici dei cittadini”

FNOMCeO
Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici
Chirurghi e degli Odontoiatri

Vorrei ricordare come Presidente nazionale che quest’anno ricorrono i 40 anni del SSN. Un bel percorso che inizia alla fine del 1978 con l’approvazione della legge 833. Non fu un passaggio facile perché le resistenze delle mutue furono tante. Prima di quella data il diritto alla salute non era garantito a tutti, ma era correlato alla posizione del singolo lavoratore” – ha rammentato così l’istituzione del nostro sistema sanitario e il ruolo dei medici, Filippo Anelli, Presidente dell’Ordine dei Medici di Bari e della Federazione nazionale degli ordini dei Medici Chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), intervenendo oggi in apertura della due giorni del convegno “I tumori non operabili del fegato e del pancreas. Terapie interventistiche e mediche integrate” organizzato da Cosmo Damiano Gadaleta, presso l’IRCCS Istituto tumori “Giovanni Paolo II” di Bari.

“Dal 1° gennaio 1979 gli italiani sono diventati tutti uguali nel diritto alla salute, attraverso il sistema sanitario nazionale. La professione in questi anni è cambiata molto, anche per i progressi della scienza: il convegno di oggi mostra come la radiologia interventistica offra attualmente soluzioni alternative alla chirurgia – ha continuato Anelli -. Ma un altro dato importante è che i medici hanno contribuito in modo fondamentale al progresso civile della nostra società. La legge 833, la 180, la legge sull’aborto rappresentano l’espressione di uno sforzo culturale, portato avanti con il contributo decisivo dei medici, per rendere l’Italia un paese dei diritti. Prima la salute non era considerata un diritto, ma un dovere o una concessione dello Stato”.

“Oggi, all’interno della società, noi medici dobbiamo decidere se continuare a sentirci medici dello Stato, che obbediscono a regole anche quando contrastano con il Codice Deontologico, oppure se vogliamo sentirci medici dei cittadini – ha concluso Anelli -. Come sancito dalla Cassazione, nella sentenza 8254/2011 su un caso di appropriatezza prescrittiva, “Nel praticare la professione medica il medico deve, con scienza e coscienza, perseguire un unico fine: la cura del malato… …a nessuno è consentito di anteporre la logica economica alla logica della tutela della salute, né di diramare direttive che, nel rispetto della prima, pongano in secondo piano le esigenze dell’ammalato … Il medico non è tenuto al rispetto di quelle direttive, laddove esse siano in contrasto con le esigenze di cura del paziente, e non può andare esente da colpa ove se ne lasci condizionare, rinunciando al proprio compito e degradando la propria professionalità e la propria missione a livello ragionieristico”. I medici devono continuare a essere garanti della salute dei cittadini e rinsaldare con loro un rapporto di fiducia.”

Alcune foto qui: https://drive.google.com/open?id=1sztvSFoo8prlEu9RPGqsAv9yG3tz1FAT

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28/11/2018

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