Questa giornata è un’iniziativa europea di sanità pubblica il cui obiettivo è la sensibilizzazione verso la minaccia rappresentata dalla resistenza agli antibiotici in gran parte sostenuta da un uso non prudente, e in qualche casototalmente irrazionale, di queste molecole preziose perché potenzialmente salvavita. Anche i dati più recenti confermano che nell’Unione europea il numero di pazienti infettati da batteri resistenti è in aumento: la resistenza agli antibiotici è diventata una delle minacce più temibili per la salute pubblica tanto che già oggi causa almeno 700 mila morti ogni anno nel mondo. Una cifra che tra dieci anni, senza provvedimenti radicali da adottare subito, potrebbe salire sino a 10 milioni. Soltanto l’uso corretto degli antibiotici contribuisce ad arrestare l’insorgenza dei batteri resistenti e ad aiutare a mantenere l’efficacia degli antibiotici esistenti perché possano essere utilizzati dalle generazioni future.
Se ci limitiamo all’Italia, nell’arco di un solo decennio i dati raccolti affermano che la percentuale di batteri patogeni resistenti è più che raddoppiata: dal 16% al 34%.
“La ripetizione di questa giornata- affermail dott. Aldo Lupo- evidenzia purtroppo la scarsa efficacia delle iniziative attuate finora. Ma l’inappropriato uso degli antibiotici non è dovuto solo al medico: i batteri resistenti agli antibiotici possono diffondersi all’uomo attraverso il cibo: non soltanto gli animali ma anche gli ortaggi possano essere contaminati da specie batteriche resistenti.
Di sicuro però in sanità contano anche le aspettative mal dirette di una parte della popolazione, così come una automedicazione sbagliata. Sappiamo che nei paesi aderenti all’OCSE,l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, il consumo mediodi antibiotici è di 20,5 dosi ogni mille abitanti ma in Italia tale percentuale lievita a 27,8 dosi ogni mille abitanti: e non deve consolarci il fatto di essere in buona compagnia con Turchia, Grecia, Corea, Francia, Belgio, Spagna perché il problema è grave, reale e globale”.
Sembrerebbe soprattutto una questione di informazione corretta e quindi di educazione sanitaria efficace…
“Non basta l’informazione al cittadino per garantirne la giusta compliance –continua il Presidente UEMO- che invece richiede al medico tempo,risorse e capacità comunicativa”.
Quale ruolo si può concretamente ipotizzare per i medici di famiglia europei?
“I medici di famiglia europei, oltre mezzo milione, si confrontano ogni giorno con oltre 12 milioni di persone. Questo patrimonio di contatti è una grande risorsa per la messa a punto di strumentidi cambiamento.
Si stanno elaborando linee guida. Queste però devono essere praticabili per essere efficaci. Se non coinvolgono i medici di famiglia fin dall’inizio delloro sviluppo, perdono di significato ed efficacia.
La UEMO –conclude il dott. Aldo Lupo- è pronta a dare il suo contributo. Utilizzare la competenza comunicativa di chi ogni giorno si confronta con richieste a volte indotte in modo inopportuno è la chiave di un cambiamento che è diventato urgente oltre che necessario”.
Contrastare questofenomeno penalizzante
L’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ha dedicato una sezione del proprio portale all’antibiotico-resistenza. In questo spazio della Rete sono stati delineati i tratti salienti di un auspicabile ruolo di contrasto al fenomeno che può essere svolto dai medici di Medicina Generale e dai medici ospedalieri.
L’azione principale auspicata per i medici di famiglia riguarda la comunicazione, capace di tradursi in principi di educazione sanitaria condivisa e praticata dall’assistito (http://ecdc.europa.eu/it/eaad/antibiotics-get-informed/key-messages/Pages/primary-care-prescribers.aspx).“Vi sono studi- si afferma- che dimostrano come la soddisfazione del paziente nell’ambito delle cure di base dipenda più da un’efficace comunicazione che non dalla prescrizione di un antibiotico e come la prescrizione di un antibiotico per infezioni delle alte vie respiratorie non faccia diminuire il numero di visite successive”.
Più articolato e improntato ad un maggiore livello di consapevolezza capace di misurare gli effetti immediati e a lungo termine dell’antibioticoterapia, il ruolo di contrasto auspicato per i medici ospedalieri (http://ecdc.europa.eu/it/eaad/antibiotics-get-informed/key-messages/Pages/hospital-prescribers.aspx). La durata ottimale della terapia antibiotica sembra essere lo snodo focale di questo atteggiamento nuovo: “Tempi corretti e durata ottimale della profilassi antibiotica prima di un intervento chirurgico–si afferma in quello spazio della Rete- sono associati ad un minor rischio di infezioni del sito chirurgico e di comparsa di batteri antibiotico-resistenti. Studi realizzati sull’argomento mostrano che per alcune indicazioni è possibile somministrare una terapia più breve senza differenze negli esiti per il paziente”
Autore: Redazione FNOMCeO