Si svolgerà a Pisa, il 5 e 6 giugno prossimi, il Workshop Internazionale “Medical liability and medical accidents compensation. From the blame game to individual rights protection in the provision of medical services” (leggi qui)
Luigi Arru, presidente OMCeO di Nuoro, sarà il chairman della seduta di sabato 6 giugno.
L’Ufficio Stampa gli ha posto alcune domande.
Presidente, a due anni dal Convegno di Cagliari su “Errore umano, professione medica, Responsabilità”, ci può dire che cosa è cambiato, su questi temi, nel nostro Paese?
Molte delle proposte emerse da quel Convegno, contenute nel Documento di Cagliari, e poi riprese in successivi incontri della FNOMCeO (pensiamo ad esempio al Convegno di Modena, “Tempo di lavoro e rischio clinico”) sono state recepite dal Testo Unico [“Nuove norme in materia di responsabilità professionale del personale sanitario”, ndr] attualmente all’esame della Commissione Igiene e Sanità del Senato.
Come, ad esempio, la possibilità di una risoluzione extragiudiziaria dei conflitti, anche con la creazione di fondi da destinare alla compensazione dei danni.
In altre parole, il passaggio dalla responsabilità individuale alla responsabilità di struttura, che voi già a Cagliari proponevate.
Esattamente. L’errore non è quasi mai un fatto isolato, ma va inquadrato nel contesto in cui nasce. Solo se si pensa all’errore come all’evento finale di un processo pieno di possibili criticità, si può comprenderlo appieno e, quindi, prevenirlo. È la cosiddetta “Teoria del groviera” di James Reason, considerato uno dei massimi esperti al mondo. Tale teoria Reason ripropose proprio a Cagliari: l’errore – in buona sostanza – è il risultato di un sistema nel quale sono presenti, in differenti passaggi, “buchi” e disfunzioni che superano le difese passive.
Cosa apporterà questo nuovo Workshop internazionale?
Questo incontro ci darà la possibilità di confrontarci con gli altri Paesi, in particolare quelli dove già oggi le controversie si risolvono per via extragiudiziaria: ad esempio – in Europa – la Svezia, la Danimarca, la Finlandia.
E cosa accade in queste nazioni?
Nei Paesi scandinavi, la risoluzione delle controversie è molto più rapida rispetto all’Italia, come maggiore è la percentuale di persone che ricevono un indennizzo. Nel 2003, ad esempio, in Svezia hanno avuto esito positivo – cioè una compensazione del danno- il 45 per cento delle richieste, in Danimarca il 44 per cento, in Finlandia il 35 per cento. E l’ammontare del risarcimento è più basso rispetto ai Paesi dove si finisce sempre davanti al giudice.
Se passiamo ad analizzare i costi per la comunità, cosa vediamo?
Si può dire, senza ombra di dubbio, che i costi per la collettività non sono superiori nei Paesi dove le controversie si risolvono per via extragiudiziaria, anche se maggiore è il numero delle persone indennizzate. E non solo perché l’ammontare della somma elargita è – come detto – più basso, ma, soprattutto, perché, con tale percorso, vengono ovviamente ridotti gli oneri connessi ai passaggi burocratici. Ad esempio, una denuncia costa, a un cittadino svedese, sette euro, nove a un italiano, ben quattordici a un inglese.
Quali le ricadute sulla percezione dell’errore medico da parte del cittadino?
Una recente ricerca dell’Eurobarometro [lo strumento della Commissione Europea per comprendere gli atteggiamenti dei cittadini europei, tramite sondaggi mirati, ndr] ha rilevato che il problema dell’errore medico è percepito come molto più grave in quei Paesi che non hanno, nella loro legislazione, la possibilità di una risoluzione extragiudiziaria dei conflitti. Ad esempio, in Italia, Polonia, Lituania, quasi nove cittadini su dieci considerano il problema “grave”, contro il 50 per cento della popolazione danese o finlandese. Questo perché gli abitanti della penisola scandinava hanno la certezza di ottenere un risarcimento. Ma non solo: i cittadini di quei Paesi hanno una minore esperienza personale dell’errore. Solo l’8 per cento della popolazione ne è stata vittima, direttamente o indirettamente, contro il 20 per cento degli altri Paesi. E, di conseguenza, cresce la fiducia nella classe medica e nei servizi sanitari.
In altre parole, il beneficio ricade su tutto il sistema…
Dirò di più: si instaura senz’altro un circolo virtuoso, per cui il sanitario, non temendo la responsabilità penale, è sollecitato a segnalare l’errore, che diventa, quindi, terreno di confronto e fonte di apprendimento. E, come dicevamo all’inizio, una profonda conoscenza dei punti critici è alla base del processo di prevenzione.
È per questo che tutti i Paesi europei stanno rivolgendosi a modelli di questo tipo?
Proprio il Consiglio d’Europa si è espresso recentemente in materia, auspicando che vengano definiti sistemi che facilitino la compensazione in tempi brevi, a basso costo per la collettività, ma con risarcimenti adeguati per il singolo. E che evitino l’ambito penale, favorendo la segnalazione dell’errore e l’attivazione del “clinical risk management” – cioè la gestione e la prevenzione del rischio clinico – con un beneficio per la Salute pubblica.
Autore: Redazione FNOMCeO