E’ ruotata tutta attorno all’articolo 77 del nuovo Codice di Deontologia medica la riflessione che si è sviluppata in due giorni di dibattito ed eventi, tra venerdì 18 e sabato 19 luglio, ad Asiago, su iniziativa della FNOMCeO. Nella mattinata di sabato, dopo una commovente cerimonia presso il Sacrario Militare, si è tenuto il convegno nazionale “La medicina militare tra storia, etica e attualità” al Teatro Millepini di Asiago.
ASIAGO, 100 ANNI DOPO
Ad aprire i lavori, Maurizio Benato, Vice-Presidente FNOMCeO e Presidente OMCeO di Padova. Benato ha narrato la storia antica e recente di Asiago, facendo rivivere la drammaticità e la tragicità della prima guerra mondiale: negli anni 1915-18, l’Altopiano di Asiago è stato territorio di forti scontri tra gli eserciti in campo, con un numero impressionante di morti e feriti. Impossibile dimenticare il bombardamento che nel 1916 ha raso al suolo Asiago, città allora ridotta ad un unico informe ammasso di rovine ed oggi completamente ricostruita, avendo in mente forse una visione di città ideale, vista l’armonia tra costruzioni e ambiente e vista l’attuale alta qualità di vita che caratterizza questa località.
Ma, a distanza di quasi cento anni dalla grande guerra, pare ancora di ascoltare il “grande silenzio” dell’Altopiano e di Asiago distrutta: “18 maggio 1916, Asiago è in fiamme. 19 maggio 1916, Asiago fu” scrive Attilio Frescura in "Diario di un imboscato"). Inevitabile un’altra citazione: “La nostra colonna cessò i canti e si fece silenziosa. Sulla strada non si sentiva altro che il nostro passo e il cigolio dei carri”. Così Emilio Lussu in "Un anno sull’Altopiano". Ma transitò di qui anche l’autore di "Addio alle armi", che espresse una precisa volontà: “Vorrei essere seppellito lassù, lungo il Brenta…Vorrei essere seppellito sull’Altopiano, dove li abbiamo battuti, sul Grappa, sull’angolo morto di qualsiasi pendio, crivellato di granate, purché mandino le vacche a pascolare”. Questo è Ernest Hemingway in "Di là dal fiume e tra gli alberi".
Fino al 1807 l’Altopiano era suddiviso in otto circoscrizioni organizzate nella Spettabile Reggenza dei Sette Comuni che costituiva uno Stato autonomo legato poi alla storia della Serenissima. Nelle parole di Benato anche alcuni riferimenti storici, non secondari per comprendere l’attuale situazione dell’Altopiano, i cui abitanti sono profondamente legati alla loro storia e alle tradizioni. I Comuni, in realtà, oggi sono otto (Asiago, Lusiana, Enego, Roana, Rotzo, Gallio, Foza e Conco). Conco è l’ottavo comune che invece, fino al 1796, era una frazione di Lusiana. Benato ha anche fatto riferimento alle origini nordiche della popolazione che abita l’Altopiano: forse le origini sono in un popolo proveniente dalla Danimarca, ma forse le origini sono nell’area bavarese della Germania. C’è dibattito tra gli storici, alcuni dei quali insistono invece per attribuire le origini al popolo dei Cimbri, tra essi Bruno Schweiser e Mario Rigoni Stern. L’omonimia vuole che l’attuale Sindaco di Asiago si chiami proprio Roberto Rigoni, il quale, nel portare il saluto della città al convegno, ha detto che “sono allo studio iniziative di carattere culturale e per la promozione del turismo di carattere storico, assieme alla Regione Veneto”.
MEDICI IN PRIMA LINEA
La prima parte del convegno è stata moderata da Roberto Mora, Presidente OMCeO di Verona e da Michele Valente, Presidente OMCeO di Vicenza. E’ intervenuto per primo Alberto Oliveti, Presidente ENPAM, il quale ha richiamato l’articolo 77 del nuovo Codice di Deontologia medica “che colloca la Medicina militare nel Codice”. Oliveti ha poi detto che “dal 30 settembre ci sarà la possibilità di esercitare l’intramoenia nelle strutture militari. I medici militari sono già iscritti all’Enpam, che già fornisce ad essi prestazioni. Auspico – ha concluso Oliveti – una maggiore integrazione della Medicina militare con il Servizio sanitario nazionale”.
Il Generale Gianfranco Rossi del Comando Forze di Difesa Interregionale Nord ha detto che “sono cresciute le funzioni della Medicina militare, che è sempre più strumento operativo nelle missioni di pace nei teatri di guerra, perché interviene in aiuto alle popolazioni”. Tre relazioni di grande approfondimento hanno delineato complessità e mission della Medicina Militare. Il Presidente OMCeO di Cagliari Raimondo Ibba ha parlato della sanità militare nella grande guerra, con riferimenti precisi al ruolo svolto dai medici e dalle strutture sanitarie in quel tragico contesto: una relazione di visione amplissima, avviata citando Fabrizio De André e la sua "Guerra di Piero" (“Dormi sepolto in un campo di grano, non è la rosa non è il tulipano, che ti fan veglia dall’ombra dei fossi, ma sono mille papaveri rossi”), e proseguita indicando fatti, cifre ed epidemiologie di una guerra nella quale i medici in divisa e stellette curavano ferite da armi da fuoco ed epidemia di colera, intossicazioni e disturbi della psiche, infezioni da scabbia e topi, ma anche sifilide e gonorrea contratte nei “bordelli” che facevano affari nelle retrovie.
Antonio Sabino, magistrato, Procuratore generale militare della Repubblica italiana, si è soffermato sulla istanze etiche della Medicina militare, facendo anch’egli riferimento all’articolo 77 del nuovo Codice deontologico e ponendo una domanda cruciale: “Se un medico militare riceve un ordine che è in contrasto con il Codice che deve fare?”. La sua risposta è inequivocabile: “Se l’ordine è difforme dal Codice vuol dire che l’ordine è sbagliato e il medico può non obbedire senza incorrere in punizioni”. Notevole è poi il contributo dei medici militari nelle missioni internazionali di pace, a partire dal 1982, da quando cioè si sono sviluppate queste azioni da parte dei militari italiani, impegnati in dodici missioni internazionali, ancora oggi in Afganistan, in Libano e in Africa. Ne ha parlato Federico Marmo, Tenente Generale medico, ispettore della Sanità militare, che ha anche illustrato attività e compiti della Force health projections, definendo per un uditorio non militare i quattro differenti “role” della complessità assistenziale internazionale, dove “role1” è la base di assistenza immediata più vicina al teatro delle operazioni, mentre “role4” è la struttura avanzata di assistenza, che per il nostro Paese è rappresentata dall’Ospedale del Celio.
DALL’OSPEDALE CASTRENSE ALL’ART.77
La tavola rotonda finale su “Articolo 77 del Codice di Deontologia medica: l’etica e il medico militare oggi” moderata da Roberta Chersevani, Presidente OMCeO Gorizia e coordinatrice Commissione deontologica FNOMCeO, e Valerio Brucoli, Vice-coordinatore Consulta deontologice FNOMCeO, ha visto interventi di ambiti differenti: Maurizio Balistrieri, docente di Bioetica all’università di Torino; Luigi Lista, Colonnello medico dell’Ispettorato generale della Sanità militare; Giacomo Mammana, Brigadiere Generale medico e direttore Centro Studi e Ricerche di Sanità e veterinaria dell’Esercito; Rita Nonnis, componente Consulta deontologica FNOMCeO; Maurizio Scassola, Presidente OMCeO Venezia. Particolarmente interessante l’intervento di Luigi Conte, Segretario FNOMCeO, che ha approfondito con approccio di storico della sanità, l’esperienza dell’Università Castrense di San Giorgio di Nogaro, località in territorio friulano, nella quale tra il 1916 e il 1917, vennero laureati “in forma accelerata” centinaia di studenti di medicina, per poter sopperire alla mancanza di medici militare sul fronte di guerra. Comune a tutti gli interventi, e sottolineata nella breve riflessione conclusiva di Aldo Pagni, la consapevolezza dell’importanza del lavoro svolto dalla Commissione deontologica e dal Consiglio nazionale della FNOMCeO nell’elaborazione del nuovo Codice, approvato il 18 maggio scorso a Torino.
Autore: Redazione FNOMCeO