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AUTISMO: NUOVI SVILUPPI NELLA COMPRENSIONE DEL DISTURBO DALLE NEUROSCIENZE ALLA CLINICA

La Seduta Scientifica che si terrà martedì 23 maggio 2017 alle 21:00 nell’Aula Magna Dell’Accademia di Medicina di Torino in Via Po 18, storica e illustre istituzione culturale sabauda, nata nel dicembre del 1819, affronterà il tema, per molti e complessi motivi ancora sfuggente, dell’autismo. L’incontro sarà introdotto da Roberto Rigardetto e vedrà come relatori Benedetto Vitiello e Marina Gandione (vedi).

Il prof. Vitiello è direttore della Scuola di Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile che ha sede presso la Sezione di Neuropsichiatria Infantile del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell’Università degli Studi di Torino.

La prof.ssa Marina Gandione è ricercatore universitario confermato presso il Dipartimento di Scienze Pediatriche e dell’Adolescenza della Facoltà di Medicina e Chirurgia (Sezione di Neuropsichiatria Infantile) dell’Università di Torino e svolge attività didattica presso la Sezione di Neuropsichiatria Infantile del Dipartimento di Scienze pediatriche e dell’Adolescenza dell’Università di Torino.

Come afferma il sito del Ministero della Salute, che offre anche una panoramica aggiornata sulle conoscenze accreditate di questa patologia (vedi): “L’autismo rientra in quelli che vengono definiti "disturbi pervasivi dello sviluppo", un insieme di disturbi complessi comprendenti, tra gli altri, la sindrome di Asperger, il disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato (complessivamente definiti come disturbi dello spettro autistico), che possono manifestarsi con gradi variabili di gravità. Si tratta di disturbi che dipendono da un alterato sviluppo del cervello.

Chi ne è affetto presenta problemi di interazioni sociali, problemi di comunicazione (verbale e non) e comportamenti ripetitivi. Possono essere inoltre presenti disabilità intellettiva, alterazioni della coordinazione motoria, disturbi gastro-intestinali.

I problemi compaiono già nella prima infanzia, cioè intorno al 2°-3° anno di vita e persistono per tutta la vita.

Fondamentale la presa in carico tempestiva del soggetto, intervenendo per esempio con qualche forma di terapia comportamentale. Non esistono cure definitive, ma sono disponibili trattamenti che possono essere d’aiuto.

Questa condizione, la cui diffusione è in aumento, secondo recenti stime americane, interessa un soggetto su 88, con i maschi colpiti 4-5 volte più di frequentemente rispetto alle femmine.

In Europa la diffusione varia da paese a paese: si passa da una prevalenza di 1 su 160 in Danimarca, a una prevalenza di 1 su 86 in Gran Bretagna.

Ad oggi non è stata individuata con certezza la causa dei disturbi dello spettro autistico, ma in un 10-15% dei casi è individuabile una causa genetica. In questo caso si parla di forme di autismo secondario (per esempio sindrome del cromosoma X fragile, sclerosi tuberosa, sindrome di Rett)”.

Autore: Redazione FNOMCeO

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