“Occorre rafforzare la condivisione, non formale ma sostanziale, tra Stato e Regioni. Negli ultimi anni, aver adottato come metodo il confronto, le intese e gli accordi tra il livello decisionale centrale e quelli regionali ha consentito di garantire la sostenibilità del SSN”. E’ uno dei passaggi dell’intervento del Ministro della Salute Renato Balduzzi nella conferenza stampa di “fine anno sanitario” convocata a Roma oggi, mercoledì 19 dicembre.
Il Ministro, citando la recente Relazione sullo stato sanitario del Paese, ha sostenuto che “la Sanità ha fatto la sua parte in tema di sostenibilità del sistema” rispetto all’azione complessiva del Governo di Mario Monti per il risanamento dei conti pubblici. In tempi di spending review e di legge di stabilità, le misure adottate per contenere i disavanzi di alcune Regioni attraverso i piani di rientro costituiscono complessivamente “un’esperienza positiva”.
Ragionando per macro-dati, il Ministro ha detto che “nel 2014 mancheranno otto miliardi in rapporto al PIL atteso, ma rispetto al PIL reale, in questo momento di crisi, si registra un incremento della spesa sanitaria”.
La fotografia di questo fine anno 2012 è rappresentata dal Ministro con una metafora: “Negli ultimi 15 anni, la Sanità si presentava come un cavallo un po’ bizzarro, ma è stato domato: abbiamo puntato sulla capacità di autocontrollo del sistema, anche nel rapporto con le Regioni”.
Ha escluso, Balduzzi, un ulteriore ricorso ai ticket: “Sarebbe ingiusto, iniquo – ha detto – aggraverebbe gli aspetti negativi dell’attuale sistema”. L’alternativa ai ticket? “Sta nella fiscalità generale, che a sua volta va cambiata, applicando il principio che chi più ha, più deve pagare”.
Il Ministro ha quindi difeso l’attuale impostazione del SSN che ha un livello centrale nel Ministero della Salute e, per le scelte generali, nel Governo e nel Parlamento, ed è poi regionalizzato secondo il dettato costituzionale. “La Sanità regionalizzata era prevista in Costituzione fin dal 1948. Oggi si tratta di verificare l’attuazione e gli eventuali correttivi perché funzioni al meglio e perché sia efficiente ed efficace, ma l’impianto resta valido”.
E’ di 106,9 miliardi il finanziamento corrente a carico dello Stato per l’anno 2011, pari al 6,8 per cento del PIL, mentre, sempre nel 2011, la spesa sanitaria si è attestata sui 112,9 miliardi, pari a poco più del 7 per cento del PIL, mentre la media dei Paesi UE è oltre l’8 per cento. Nel 2001 queste due voci si attestavano rispettivamente su 71,3 miliardi e 76 miliardi.
Al tempo stesso, è in calo il trend dei disavanzi regionali nel periodo 2007-2011, sia per le Regioni non in Piano di Rientro, sia per le Regioni che sono interessate al Piano di Rientro. Tra queste ultime, i dati presentati dal Ministro svelano che tre Regioni (Campania, Calabria e Molise) sono ancora alle prese con il Piano di Rientro presentando tutt’ora i bilanci in rosso, mentre le altre si sono allineate, chi più e chi meno, avendo eliminato il segno meno nella differenza tra uscite ed entrate.
La spending review ha imposto la riorganizzazione dell’assistenza ospedaliera regione per regione. I dati nazionali danno l’idea dell’operazione che è stata già attuata. Al 1 gennaio 2012 i posti letto per acuti erano 195.922 oggi sono 181.879 (-14.043). I posti letto post-acuti erano 35.785 oggi sono 42.438 (+6.653). I posti letto totali erano 231.707 oggi sono 224.318 (-7.389). Questo il quadro complessivo.
Per la Sanità e non solo, ma per tutte le articolazioni della Pubblica Amministrazione, sono ore e giorni decisivi. Siamo già a fine legislatura, nella stessa giornata di mercoledì il Senato ha avviato la discussione sul Ddl di stabilità, le forze politiche sono già in campagna elettorale per le elezioni politiche di febbraio. Il tempo è poco per fare qualsiasi cosa. Non è casuale che alla conferenza stampa il Ministro abbia voluto dare come titolo “Uscire dalla crisi. Chiarezza sui numeri della Sanità”. Una sorta di pro-memoria sulle cose fatte e quelle che restano da fare per il Governo che verrà. Balduzzi è docente di Diritto Costituzionale all’Università Cattolica. Molto probabilmente gli derivano dalla sua professione i riferimenti che fa al dettato costituzionale. E, anche osservando questi dati recenti, immaginando la Sanità che sarà in tempi di crisi come questi, avere a mente l’articolo 32 della Costituzione sarebbe un bene per tutti. Per chi governa la Sanità a livello centrale e per chi la gestisce a livello regionale.
Autore: Redazione FNOMCeO