• Home
  • Primo Piano
  • Bari: formazione e programmazione dei medici come problema sociale per l’Italia del futuro

Bari: formazione e programmazione dei medici come problema sociale per l’Italia del futuro

Cosa ha voluto portare all’attenzione di tutti la FNOMCeO con una due giorni (nazionale ed internazionale) dedicata ai temi della formazione in medicina? Potremmo dire: la necessità di riflettere sulla programmazione e sui percorsi formativi dei futuri medici. Ma si vede bene che parlando di questo tema, il profilo autentico, l’orizzonte, è quello della qualità della vita nell’Italia prossima ventura. Esageriamo? Non tanto. La domanda che la Federazione si è posta non è a uso interno o per addetti, ma un quesito di forte impatto sociale. Potremmo dire – senza troppe forzature – che è una domanda “politica” nel senso specifico del termine: è possibile pensare all’Italia futura senza chiedersi chi saranno, quanti saranno e che profili avranno i medici destinati a curare e a dare assistenza agli italiani del futuro? Se questa è la quaestio, allora si vede bene che un workshop dal titolo così apparentemente low profile, “Formazione pre-laurea e specialistica, individuazione dei fabbisogni medici e odontoiatri”, aveva in realtà premesse di visione globale particolarmente impegnative.

Premesse, direi, pienamente mantenuti. Durante la giornata si venerdì si sono succeduti al microfono della sala convegni dello Sheraton di Bari, esperti, docenti, presidenti di Ordine, statistici, rettori universitari, per proporre un excursus di riflessioni che hanno via via toccato i temi delle prove di ammissione alla laurea-contenuti delle prove, dell’esame di abilitazione post laurea, del valore didattico e professionale dei percorsi formativi attuali e sedi della formazione, dei numeri programmati della formazione specialistica, dell’educazione medica continua e della formazione in medicina generale. Una mole imponente di spunti, approfondimenti e criticità all’interno di un lavoro fortemente indirizzato dalle tre relazioni della mattina, quelle di Gabriele Peperoni, Maurizio Benato e dell’italo-americano Alfred Tenore, docente di pediatria a Udine.

Il presidente OMCeO di Napoli ha presentato i dati aggiornati della professione medica in italia, arricchiti da una serie di proiezioni negli anni a venire, con una visione tracciata fino al 2029. Risultato? “All’attuale trend di iscrizioni agli Ordini, noi avremo nel 2029 280.065 medici, con un decremento, rispetto all’oggi, di meno 63.698 iscritti. I cambiamenti prevedibili saranno quelli dell’aumento dell’età media, con un passaggio dall’attuale 48,9 ai 52,0 anni, minori possibilità di carriera per nuovi iscritti, sensibili problemi pensionistici, un sensibile trend di femminilizzazione e un forte incremento dei professionisti iscritti di nazionalità estera". Questo è il dato, freddo. Certo, ha sottolineato Peperoni, le “correzioni sono possibili, ma richiedono tempo: una programmazione iniziata oggi avrà comunque effetto a partire dal 2030”.

Una programmazione che si basa su contenuti da ripensare, contenuti sui quali si è soffermato Maurizio Benato, presidente OMCEO di Padova, nella sua relazione, che ha ricordato fin dall’apertura che “scopo primario della formazione è per noi Ordini costruire un professionista completo e responsabile, maturo nella concezione di governo clinico, cioè di cooperazione tra tutte le parti in causa in funzione della salute del paziente”. “La proposta degli Ordini”, ha proseguito Benato, “è quella di una maggior concentrazione sulle medical humanities – filosofia della scienza, psicologia, sociologia, diritto, etica, storia – è un confronto tra scienze hard e soft, una maggior attenzione al pluralismo etico e culturale, alla comunicazione interprersonale, all’etica della formazione per favorire la conoscenza interpretativa della medicina”. A inoltrarsi nei meccanismi che sottendono il rapporto docente-discente (sia in senso didattico che interpersonale) ci ha poi pensato Alfred Tenore, che ha presentato in una lezione magistrale i possibili valori del progress test, metodologia che –  se applicata su vasta scala – potrebbe essere risposta alle strane percentuali della didattica enll’università italiana, un ambiente nel quale i docenti fanno attività di insegnamento per 24 settimane e occupano quasi 20 settimane in attività connesse con gli esami.

Come diceva Paolo Livrea, presidente OMCeO di Bari, introducendo i lavori, “abbiamo cercato di non tralasciare alcun argomento e punto di vista”: così sono da ascrivere a questa ricerca di visione globale le ricchissime relazioni di Andrea Scicolone, responsabile nazionale della Pedagogia Medica del Segretariato Italiano Studenti Medicina (S.I.S.M.), del presidente delle CAO nazionali, Pippo Renzo, sul tema della creazione di una scuola di specializzazione in odontoiatria, di Ezio Casale (presidente OMCeO di Chieti) che ha presentato l’analisi delle procedure di accesso ai corsi di laurea in medicina, sottolineando l’assenza in Italia di parametri in grado di valutare le attitudini degli aspiranti medici, di Lugi Conte e Roberto Stella, che hanno analizzato le problematiche della formazione degli specialisti e della programmazione in medicina generale. Tutto da dimostrare che ci sia l’intenzione “istituzionale e politica” di affrontare in tempi brevi la complessità dei problemi. Su questo Giovanni Leonardi, direttore generale al Ministero del Welfare e della Salute, ha assicurato la massima disponibilità e attenzione del Ministero stesso, ma è anche vero che il rettore di Bari, Corrado Petrocelli, ha portato la sconsolante esperienza della sua partecipazione a una commissione per il ripensamento dei test d’accesso a medicina, una task force il cui lavoro è rimasto – per ora almeno – chiuso in un qualche inutile cassetto. Il tutto – purtroppo – a sottolineare ancora una volta l’incapacità di creare una commissione congiunta tra Ministero della Salute e Ministero dell’Università e della Ricerca.

Il bilancio del workshop, che più che altro è un “rilancio” in avanti dei temi e dei valori approfonditi a Bari, sta tutto nelle parole del presidente FNOMCeO Amedeo Bianco: “abbiamo centrato il problema, il rapporto tra formazione e mercato del lavoro per noi è essenziale. Chi si laurea in medicina può solo far il medico, non ha altre carte da giocare, allora davvero non si deve sbagliare. Selezione, formazione, avvio al lavoro, formazione successiva: non si può sbagliare in tutto questo. E la Federazione non lo dice in una logica statalista e dirigista, ma nel senso della salvaguardia del patrimonio vero di questa professione”. “Questo obiettivo lo si raggiunge solo se c’è la convinzione che ogni pezzo del sistema da solo non ce la può fare”, ha concluso Bianco, “Allora davvero lo spirito con  cui vogliamo muoverci da questo workshop è la cooperazione tra gli attori. Per rispondere a chi ha la vocazione di fare il medico e di chi, la società tutta, da noi medici, si attende un profilo fortemente umano e autorevolmente scientifico”.

Autore: Redazione FNOMCeO

© 2023 - FNOMCeO All Rights Reserved. Via Ferdinando di Savoia, 1 00196 ROMA CF: 02340010582

Impostazioni dei Cookie.