Riflettori puntati sul Workshop in cui domani, a Bari, la FNOMCeO chiederà nuovi criteri per la Formazione dei Medici. Formazione che, in qualità e quantità, deve essere adeguata alle esigenze della popolazione.
In un futuro prossimo, in assenza di una efficace programmazione, potrebbe verificarsi anche in Italia una carenza di medici e di specialisti. Nell’arco dei prossimi quindici anni, ai tassi attuali di turnover (ingressi-uscite) gli Ordini dei medici potrebbero vedere un calo di circa 70 mila iscritti agli Albi.
Queste proiezioni nascono dalla Demografia medica. E su questi rilievi, a Bari, il Segretario Nazionale della FNOMCeO Gabriele Peperoni terrà una specifica relazione. A lui, alla vigilia del Convegno, l’Ufficio Stampa ha voluto porre – a coronamento degli interventi degli altri relatori – alcune domande sui correttivi non più procrastinabili.
L’appuntamento della FNOMCeO si colloca in una fase in cui l’idea di portare correttivi al sistema formativo è largamente condivisa non solo dai Medici, ma dall’intera Università. È di poche ore fa la notizia che il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha segnalato i punti critici dell’Ordinamento universitario, e proposto i rimedi, in un Documento indirizzato a tutti i Rettori italiani.
Presidente, ma davvero i medici sono “in via di estinzione”?
È vero che, nel prossimo decennio – in ragione di un boom professionale verificatosi negli anni 70 molti medici andranno in pensione e, se non si pongono opportuni correttivi, non ci saranno abbastanza nuovi colleghi a sostituirli.
Ma questi correttivi non possono consistere semplicemente nell’aumentare il numero di accessi all’Università.
Se analizziamo i dati, infatti, vediamo che il problema della Facoltà di Medicina non consiste solo nel numero dei ragazzi che si iscrivono, ma in quanti arrivano a conseguire la laurea.
Può spiegarci meglio?
Disponiamo di alcuni dati che ci fanno riflettere. In un sistema che prevede il numero programmato da diversi anni, a fronte di una media di iscritti che oscilla intorno ai 7500 studenti, quello dei laureati fatica a raggiungere i 6000. Alcuni numeri, anche se asimmetrici, possono chiarire meglio l’idea.
Nel 2006, gli iscritti alle facoltà di Medicina in Italia erano 7651, i laureati 5158. Nel 2007, su 7673 iscritti, 5731 conseguirono la laurea. Nel 2008 il numero degli iscritti aumentava a 8364, quello dei laureati a 6011. Ne risulta una mortalità studentesca media annua del 28,6%: un ragazzo su tre che inizia il corso di laurea non porta a termine gli studi.
Come interpretare questo risultato?
La maggior parte degli studenti che abbandona la facoltà lo fa durante il primo anno di corso. Questo significa che il processo di selezione a monte del numero programmato non coglie con efficienza le attitudini dei giovani ad affrontare questo tipo di studi.
Cosa chiedono gli Ordini a questo proposito?
Convinti che il processo formativo, dalla programmazione agli obiettivi alla verifica del livello di qualificazione, sia un percorso nel quale devono intervenire, in piena attuazione di ruoli e responsabilità, tutti i soggetti istituzionali (Università, Stato, Regioni, Ordini professionali), riteniamo che le prove di selezione all’accesso debbano meglio cogliere proprio le attitudini e le capacità dello studente e le sue motivazioni individuali. Ciò anche visto che il periodo di studi è particolarmente lungo (dieci-dodici anni) e l’inserimento al lavoro non è necessariamente immediato e facile.
In sintesi, chiedete un cambiamento del sistema attuale a test?
Più che un cambiamento, chiediamo di avvicinare a queste procedure altri strumenti di valutazione, atteso che nessuno di questi è, di per sé, totalmente esaustivo.
A giudizio della Federazione, ai fini di una selezione più completa e forse più equa, bisognerebbe dare anche un significativo riconoscimento a quella che si può definire la “carriera” dello studente, con particolare riferimento alle sue eventuali propensioni e alle sue capacità attitudinali all’esercizio delle professioni medica ed odontoiatrica, eventualmente dimostrate nel corso dell’ultimo triennio.
Come si potrebbe attuare tale riconoscimento nella pratica?
Già con il Decreto Legislativo 14 gennaio 2008, n. 21 ("Norme per la definizione dei percorsi di orientamento all’istruzione universitaria”) furono introdotti criteri di valorizzazione della qualità dei risultati scolastici ai fini dell’accesso ai corsi di laurea. Purtroppo tale Decreto non divenne legge e non è quindi in vigore.
Il Decreto prevedeva che 25 punti su 105 del punteggio massimo fossero assegnati agli studenti che avessero conseguito risultati scolastici di particolare valore, nell’ultimo triennio continuativo e nell’esame di Stato.
Cambiare le prove, dunque. Ma, si diceva all’inizio, aumentare anche il numero degli accessi: in che modo?
La FNOMCeO ritiene tuttora valido il principio dell’accesso programmato che annualmente stabilisce a livello nazionale il numero dei medici chirurghi e degli odontoiatri da formare; occorrerebbe tuttavia rivedere al più presto alcuni criteri di programmazione per la definizione dei posti nei corsi di laurea in medicina e chirurgia, dando maggior rilievo a taluni indicatori quali l’età della popolazione con il progressivo aumento del numero degli anziani ed i conseguenti futuri fabbisogni reali della popolazione assistita e del SSN, l’età anagrafica dei medici in attività e le proiezioni sulle possibili future cessazioni.
Arrivederci, dunque, a Bari.
Autore: Redazione FNOMCeO