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Benato presenta il convegno “La professionalità del medico di fronte alle sfide del consumerismo e della burocrazia”

Un filo di continuità lega il prossimo evento promosso dall’Ordine di Padova sul tema “La professionalità del medico di fronte alle sfide del consumerismo e della burocrazia” con l’importante convegno tenutosi sempre nella Città del Santo nell’ottobre dello scorso anno su “Pensare per la professione” che rappresentò un impegnativo momento di riflessione a tuttotondo sulla figura del medico ai giorni nostri.

L’appuntamento è per il 20 novembre all’Hotel Piroga di Selvazzano Dentro (Padova) dove sotto la presidenza di Maurizio Benato si parlerà dei “nuovi paradigmi culturali, nuovi modelli di salute, nuove tutele” (Ivan Cavicchi) e ci si interrogherà su “quale nuovo professionalismo per la salute ?” (Aldo Pagni).

Una sessione sarà dedicata ad un approfondito esame del ruolo del “medico in una società che cambia : uno stakeholder privilegiato ?“ (Aldo Mariotto), all’analisi della “sensibilità sociale in rapporto alla professionalità del medico” (Renzo Pegoraro), ad una riflessione su “lo studente in medicina e la professione medica” (Raffaele De Caro).

Concluderà i lavori una tavola rotonda moderata da Maurizio Benato e dalla Vicepresidente dell’Ordine, Antonella Agnello, sul tema “La governance della professione medica”.

“Oggi più approfondiamo i temi che legano insieme la medicina con la sanità e la società e più emerge la necessità di restituire al mondo della medicina una visione complessiva unitaria”, ha commentato Benato rispondendo ad una domanda sui motivi alla base dell’evento.

“Nella pratica – ha proseguito il presidente dell’Ordine di Padova – assistiamo spesso ad una divaricazione tra gli scopi della medicina e quelli della sanità che, al contrario, dovrebbero coincidere anche perché la non soluzione di questo problema comporta una costante delegittimazione dei "contenuti" scientifici e metodologici propri della medicina e di conseguenza anche del medico rispetto ai contesti operativi nei quali questi "sono organizzati”.

E ancora: “In un passato a noi molto prossimo il mestiere del medico era abbastanza semplice: il medico era il solo garante della buona medicina e decideva autonomamente il comportamento per il malato, per i suoi familiari e per le professioni a lui ancillari. Esercitava la propria professione da indiscusso protagonista, coltivava una scienza che trovava la sua base operativa nel meccanicismo che lo legittimava da un punto di vista sociale perché gli permetteva risultati mai fino allora ottenuti contro le malattie”.

“Da quando lo Stato si è assunta la responsabilità di gestire i servizi sanitari e pertanto regola direttamente il rapporto professionale dei medici sia sul piano organizzativo che economico, di fatto si è superato il concetto di istituzione deputata al solo compito di pura e semplice legittimazione della professione", ha osservato Benato.

Questo a quali risultati ci ha portato?
“Ciò ha comportato una vera e propria laicizzazione della medicina con l’affidamento delle aspettative di cura, prima garantite dal solo medico e dalla sua organizzazione, ad altri attori sociali . Sono aumentate le figure al capezzale del malato e i medici, spesso in una posizione di conflittualità con l’amministrazione pubblica, cercano di difendere la loro autonomia professionale in una logica di “dominanza” sempre più difficile da giustificare e da realizzare concretamente”.

Quale modello organizzativo ritiene pertanto necessario?
"Occorrerà ripensare l’intero impianto assistenziale, dall’organizzazione dipartimentale delle aziende, ai nuovi modelli di erogazione di cure primarie, allo sviluppo dei servizi ambulatoriali che valorizzi l’integrazione e la continuità delle cure e la multidisciplinarietà e superare il concetto che appare quanto mai obsoleto di competizione nei servizi sanitari.
I nuovi ospedali dovranno essere organizzati per intensità assistenziale, privilegiando la multidisciplinarietà delle cure rispetto all’approccio rigido basato sulle competenze specialistiche. Emerge inoltre la necessità, da una parte di organizzare con una gestione efficiente ed efficace la soluzione dei problemi di salute in una ottica “ad societatem” , e dall’altra di considerare il malato oggetto del nostro intervento contemporaneamente soggetto che determina la qualità dello stesso. Questo al fine di continuare a garantire al cittadino il diritto alla salute che si esplicita nel diritto all’accesso alle prestazioni"
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A quali domande dovremmo fornire risposte per delineare una nuova professionalità del medico?
"Sono domande che coinvolgono il canone della medicina: i modelli meccanicistici e materiali sono in grado di descrivere in modo adeguato la salute e la cura? Domande che coinvolgono le aziende sanitarie che devono incorporare posizioni così diverse perché necessitano funzioni più avanzate di quella della cornice neutrale che vuole garantire solo le regole generali.
La medicina conserva ancora una propria capacità di controllo in grado di difendere i propri presidi? Ed ancora. Come si andrà a strutturare la nuova figura di medici gestiti e gestori? Può convivere la logica manageriale con la professione medica? Come dovrebbero cambiare la formazione e la pratica professionale? Occorre davvero un modello nuovo di medicina a cavallo tra scienza e umanità, tra tecnologia e relazione, tra micro e macro?
Solo analizzando queste diverse dimensioni potremo valutare se il medico al di là della metamorfosi che sembra oggi attraversare il mondo dell’assistenza, è in grado di rispondere alle richieste di tutela della salute preservando intatta la sua professionalità”
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Autore: Redazione FNOMCeO

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