Sta per aprirsi a Roma, presso l’auditorium del Ministero della Salute (viale G. Ribotta 5) il Convegno “Promozione della Salute e Cooperazione internazionale: la FNOMCeO per il volontariato medico e la collaborazione tra le istituzioni”, che si terrà i prossimi 4 e 5 ottobre (in allegato il programma).
Per la prima volta, saranno riunite insieme le Istituzioni, gli Enti, le Organizzazioni non governative, militari, religiose che si occupano di Cooperazione Sanitaria Internazionale.
Si tratta di una pietra miliare del percorso che la FNOMCeO ha da tempo intrapreso, con i due manifesti (in allegato) di Padova – quello del 2007 sul Multiculturalismo e quello del 2008 sulla Salute Globale – e poi con il progetto “Cooperazione internazionale: la Salute Globale e la tutela della Salute nei paesi in via di sviluppo”.
Quattro i punti programmatici di tale progetto: la Formazione e la “ricalibrazione” professionale di medici e operatori sanitari mediante stage in Italia; la costituzione di un Albo nazionale dei Medici Volontari; il Coordinamento nazionale presso la FNOMCeO, al fine dell’indirizzo in termini di obiettivi, di tutte le organizzazioni di volontariato dirette da medici; la promozione di iniziative a livello regionale per il riconoscimento giuridico ed economico dei Distacchi di tutti gli operatori sanitari che prestano opera di volontariato.
Ma cosa significa “Salute Globale”? E come contribuire a raggiungere, ovunque nel mondo, tale obiettivo? L’Ufficio Stampa lo ha chiesto al Presidente del Convegno, che è anche vicepresidente della FNOMCeO: Maurizio Benato.
Presidente, è questo un periodo di grandi mutamenti nella bioetica, nelle definizioni e nei concetti stessi di “medicina”, “malattia”, “salute”, “paziente”. Cambiamenti tanto grandi che hanno reso persino necessaria una revisione del Codice Deontologico. Partiamo dunque proprio da una definizione, che porta con sé tante riflessioni: cosa intendiamo per “Salute Globale”?
Il tema della tutela della Salute Globale ha fortissime implicazioni umane e sociali, tali da rendere ineludibile un confronto con la dimensione etica relativa al ruolo politico e alla responsabilità della Professione medica.
La categoria di “Salute Globale” è ormai accolta nel patrimonio della Medicina, insieme e come corollario di altre categorie che storicamente hanno contribuito a definire gli ambiti della Medicina stessa: mi riferisco alla categoria filosofica dell’unità, a quella della totalità del corpo e della sua psiche, poi a quella di ambiente e alla categoria politica di salute pubblica, che supera il concetto della cura individuale ad personam e si rivolge a una salvaguardia della salute applicata ad societatem.
Con la “Carta di Padova” del 2008, il Consiglio Nazionale della FNOMCeO ha riconosciuto la tutela della Salute nella sua dimensione globale quale “diritto umano fondamentale”, e quale “propulsore di uno sviluppo economico durevole, favorente la riduzione delle disuguaglianze, al fine etico di promuovere azioni politiche concrete che garantiscano equità, accessibilità, qualità e adattabilità degli interventi sanitari laddove povertà ed esclusione sociale si sommano allo svantaggio della malattia”.
E quali sono le nuove sfide che la globalizzazione della medicina porta con sé?
Trascinata nel mare aperto della globalizzazione, alla nostra Medicina viene richiesto di rivolgere la propria osservazione verso processi sociali dalle dimensioni inusuali, verso aree continentali con le quali ha avuto poco a che fare in passato.
Praticare la medicina ed essere operatore di salute in un contesto in cui la speranza di vita raggiunge a malapena i cinquant’anni non è certo la medesima cosa che farlo in una società in cui essa tocca gli ottanta.
La posta in gioco nei due casi non è la stessa: nel primo caso, non possono moralmente essere concessi molti margini di errore.
Una valutazione sbagliata, una visione non pertinente dei problemi, interpretazioni non corrette possono essere gravide di conseguenze, se non altro perché si dimostrano inefficaci a interrompere la catena del dolore che opprime i milioni di persone che vivono nei paesi in via di sviluppo.
Ci troviamo di fronte a uno scenario globale ancora indefinito e contradditorio e la salute sta al centro di questo complesso sistema, perché proprio in campo sanitario il divario tra nord e sud si manifesta nelle sue forme più crude.
Basti considerare le impietose statistiche relative alla speranza di vita, alle spese sanitarie pro capite, alla diffusione della malattie epidemiche e dell’Aids, per rendersi conto di come ogni evento negativo che accade sul pianeta – come le guerre civili, le catastrofi naturali, le crisi istituzionali – vada a incidere, in modo più o meno diretto e rapido, sulla qualità della salute della gente.
Come fronteggiare questi nuovi scenari, dunque?
È una matassa difficile da dipanare: non basta mettere un po’ d’ordine tra i differenti fenomeni, occorre uscire dalle strade già battute, sapendo che si sta parlando non solo di quello che succede in alcune zone particolarmente infelici e periferiche, ma dell’assetto complessivo delle relazioni tra società e salute dell’intero pianeta, compresi i paesi più avanzati.
C’è bisogno innanzitutto di informazione attendibile, ma anche di interpretazioni di fenomeni sociologici – ad esempio, la fuga dei medici dai paesi africani – di valutazioni ambientali, di analisi e incremento della qualità dei servizi nei paesi in via di sviluppo, di una valorizzazione degli operatori sanitari disponibili sul territorio, attraverso le nuove tecnologie della comunicazione.
Come può vedere, si tratta di temi molto sensibili politicamente, che aprono vasti campi di indagine, sui quali peraltro sarebbe forse ora di attivare un più sistematico programma di ricerca e di cooordinamento.
Chi coinvolgere, oltre agli operatori sanitari?
Sarà parso evidente che faccio riferimento ad una visione della Salute che va ben al di là della realtà medica, richiamando scenari in cui principali attori in gioco sono le Istituzioni locali, nazionali e internazionali, i Governi, le Associazioni della società civile, e soprattutto i Cittadini comuni.
Con un unico filo conduttore: quello dell’affermazione della salute come un diritto universalmente sancito e riconosciuto.
Autore: Redazione FNOMCeO