Come preannunciato si è svolto il 19 maggio presso la sede della FNOMCeO l’incontro tra il presidente Amedeo Bianco, i presidenti degli Ordini delle province colpite dal terremoto e i rappresentanti dei sindacati medici della dipendenza e del convenzionamento per un confronto in vista della riunione a L’Aquila di venerdì 22 maggio con il Sottosegretario Ferruccio Fazio, nella quale avanzare proposte per la ridefinizione di un programma di organizzazione sanitaria per far fronte, non solo in questa fase di emergenza, ma anche nel prossimo futuro, al fabbisogno di salute delle popolazioni colpite dal sisma.
Proposte di non facile definizione vista l’impossibilità, al momento, di conoscere l’esatto numero dei residenti in ragione del quale definire, soprattutto nell’immediato, l’organizzazione quali/quantitativa del servizio di assistenza, a partire dalle cure primarie, a quelle specialistiche di primo livello alla gestione delle cronicità. Come è noto, infatti , dai 20 ai 30 mila cittadini sono oggi ospiti delle strutture alberghiere presenti sulla costa adriatica e prima di settembre, periodo in cui dovrebbero essere disponibili i nuovi alloggi messi a disposizione dalla Protezione Civile, non sarà possibile conoscere il numero di quanti potranno tornare a essere a tutti gli effetti cittadini aquilani.
Sul versante dell’assistenza ospedaliera si è parlato della possibilità di usufruire dell’ospedale mobile messo a disposizione del G8 e fatto pervenire dalla Sardegna, ma ciò avverrebbe solo dopo la conclusione del il summit , ospedale da collegare all’ala ancora agibile dell’Ospedale San Salvatore; dell’opportunità di ricorrere nell’immediato ad alcuni piccoli ospedali presenti nelle zone limitrofe e in predicato di essere dismessi secondo un piano di riorganizzazione dell’intera sanità abruzzese; ed anche della possibilità di ricorrere, secondo modalità tutte da definire, ad alcune strutture private presenti in città.
Tuttavia l’opinione ampiamente condivisa, che è emersa a conclusione dell’incontro, è che ogni sforzo dovrà essere fatto per garantire che l’Ospedale, sede Universitaria, torni al più presto di nuovo agibile nella parte poco colpita dall’evento sismico e per avviare in tempi rapidi la ricostruzione dei padiglioni non recuperabili e pertanto in attesa di demolizione. Perché – si è detto – il polo universitario ospedaliero della città torni ad essere quel punto di riferimento e di eccellenza per L’Aquila e per gran parte dell’Abruzzo come era prima del tragico evento del 6 aprile.
Autore: Redazione FNOMCeO