A concludere il ciclo di interviste di fine anno non poteva che essere, come ormai da tradizione, il presidente della FNOMCeO, Amedeo Bianco.
A lui il compito di "tirare le somme" su questo 2013 che ha inaugurato tanti nuovi versanti in Sanità, e di aprire uno spiraglio sull’anno che verrà, che auspica "foriero di qualche speranza in più e di qualche preoccupazione in meno sul presente e sul prossimo futuro del nostro Paese, della nostra Sanità, della nostra Professione, dei nostri Ordini".
Presidente, nel 2013 il nostro Sistema Sanitario Nazionale ha festeggiato un compleanno importante: i suoi 35 anni. Pensa che goda di buona salute?
Sono purtroppo evidenti le tante sofferenze che lo affliggono, a fronte degli straordinari compiti a cui è chiamato dalla nostra Costituzione. Non dobbiamo infatti dimenticare che il nostro Sistema Sanitario è una grande opera tecnico-professionale, civile e sociale, che garantisce ricerca e sviluppo, occupazione qualificata e, soprattutto, coesione sociale e identità civile al nostro Paese, grazie ai principi di Universalismo e di Equità sui quali si fonda.
Purtroppo sono proprio tali principi di Universalismo e di Equità – rappresentati dai LEA – ad essere messi in discussione dalle continue politiche di tagli lineari sulle risorse, dalle inadeguatezze organizzative e gestionali, da un incerto rapporto tra le responsabilità dello Stato e quelle delle Regioni.
In questo Sistema Sanitario, stretto tra esigenze emergenti e nuovi vincoli imposti dalla finanza pubblica, i medici e i professionisti sanitari non devono essere visti come “il problema”, ma come una delle più qualificate soluzioni al problema stesso.
E quali sono allora, a suo avviso, le questioni da affrontare?
I veri nodi da sciogliere attengono a profili istituzionali, economici, gestionali -organizzativi e tecnico-professionali. E sono nodi che stanno fortemente condizionando al ribasso l’Equità e l’universalismo del nostro SSN, erodendo in alcune aree del paese anche delicati aspetti di qualità, efficacia e sicurezza delle cure.
Sul piano istituzionale, il nostro servizio sanitario necessita di un ministero della Salute con funzioni e compiti di governo e di indirizzo più incisivi, che, in situazioni definite, sovraintenda ai poteri organizzativi e gestionali costituzionalmente affidati alle Regioni.
Si tratta infatti di garantire indistintamente a tutti i cittadini italiani un diritto protetto dalla Costituzione e, come tale, unico ed indivisibile, al netto di un federalismo gravato da non poche ombre.
Inoltre – sempre in coerenza con lo spirito ed il dettato della nostra Costituzione che, unico tra i diritti previsti, definisce come fondamentale quello alla Tutela della Salute – andrebbero diversamente bilanciati gli ambiti di autonomia e di potestà del ministero della Salute rispetto a quello dell’Economia.
Sul versante economico, la posizione della FNOMCeO è forte e chiara: “Basta tagli al SSN”.
Il SSN non può sopportare ulteriori politiche di definanziamento pubblico, salvo scontare inaccettabili cadute dell’Universalismo e della Equità.
Con il continuo depauperamento di risorse, infatti, sino a pochissimo tempo fa, non si erano neppure realizzate le condizioni per stipulare il Patto della Salute, vale a dire quella cornice di programmazione delle attività e dei relativi finanziamenti, nella quale poter prevedere una revisione dei LEA. Solo in questi giorni, si sta ultimando la definizione del riparto del Fondo sanitario relativo al 2013, mentre è tutta ancora da valutare quella relativa al 2014.
Ma la sostenibilità del sistema sanitario pubblico non è solo una partita economico-finanziaria…
Infatti non può essere conseguita – e soprattutto mantenuta nel tempo – se continuano a sopravvivere sacche di inappropriatezza tecnica, inefficienze organizzative e gestionali, vicinanze improprie tra gestione del consenso politico e gestione del merito e della qualità professionale, allarmanti fenomeni corruttivi, esasperazioni “consumistiche” della domanda di Salute.
Ed è proprio in questo contesto che occorre procedere a una virtuosa spending review sulle risorse e sull’etica del sistema, che svuoti sacche di inappropriatezze e inefficienze, fermo restando che le risorse così recuperate rimangano all’interno del sistema stesso, e siano destinate a finanziare processi di innovazione organizzativa e professionale.
Sul piano organizzativo-gestionale, va ripensato il modello aziendalista dominante, provando a invertire l’ordine dei fattori, partendo cioè dal rispetto delle finalità sanitarie per arrivare a quello dell’equilibrio dei conti.
E dal punto di vista tecnico-professionale?
Molte e importanti sono le questioni che le nostre Professioni si trovano a dover affrontare nel nuovo anno: la realizzazione di una compiuta continuità assistenziale tra cure specialistiche ospedaliere e cure primarie; l’implementazione dell’e-health, che già oggi si esplicita con le procedure elettroniche di certificazione di malattia e di ricettazione, con la telemedicina, ma che si svilupperà nel progetto più vasto del fascicolo sanitario elettronico; l’evoluzione della ricerca biotecnologica e medica; i nuovi modelli di organizzazione del lavoro, in termini sempre più multidisciplinari e multiprofessionali.
Questi cambiamenti non possono prescindere da un forte e trasparente reclutamento dell’autonomia e della responsabilità dei professionisti, che vanno formati, lungo tutta la loro vita professionale, per affrontare tali sfide. Naturalmente questo implica una profonda revisione dei contenuti della Formazione universitaria pre e post lauream. La sostenibilità passa anche da qui.
A proposito di Formazione universitaria, i giovani medici sono, su questi aspetti, molto attivi sui media, in particolar modo sulla questione esplosiva della drastica riduzione dei contratti per le scuole di specialità. Come si pone la FNOMCeO rispetto alle loro istanze?
Su questa delicata materia, la FNOMCeO ha denunciato – e già in tempi non sospetti – gli effetti devastanti di scelte poco coraggiose e fortemente autoreferenziali, operate nel campo della Formazione pre e post lauream.
Dispiace dire che sono in molti a non capire che è l’intero modello di Formazione a essere in crisi, e non soltanto l’inadeguatezza delle risorse a questo destinate.
Cercare soluzioni, in un sistema che mantiene oggettivamente distinte e distanti Formazione e Professione – sotto il profilo dell’articolazione dei fabbisogni, dei contenuti formativi, delle effettive attività professionalizzanti -, è un esercizio sempre più avventuroso e improbabile. In ogni caso, non ci sottraiamo all’emergenza annunciata di ulteriori migliaia di giovani immessi in un circuito formativo già in gravi difficoltà e di altrettanti neolaureati prigionieri in un limbo formativo e professionale che non consente loro l’accesso al mercato del lavoro.
A legislazione vigente, la FNOMCeO non ha purtroppo nessuna potestà a intervenire su queste materie, salvo, come più volte fatto, denunciarne gli effetti perversi. Basti ricordare che è stato sufficiente un Decreto ministeriale per prolungare di un ulteriore anno la durata delle Scuole di Specialità medica, mandando in tilt tutto il sistema di finanziamento pubblico, che destina ora la non indifferente cifra di cinquecentosessanta milioni all’anno per garantire il circuito della Formazione specialistica.
La pressante attività della FNOMCeO nelle aule parlamentari ha contribuito a determinare, nella Legge di Stabilità, un finanziamento aggiuntivo, che è un segnale importante ma non ancora all’altezza della gravità del problema.
A questi giovani, vanno date risposte concrete. Una proposta nuova e sostenibile deve sollevarli da questo disagio, e credo che questo sia possibile, al di là di qualche rimedio estemporaneo “sulla falla”, solo attraverso una profonda revisione delle regole che governano tutto il sistema.
In uno scenario così complesso, quali sono le linee di azione prioritarie della FNOMCeO?
Una delle questioni più urgenti è senz’altro quella della Responsabilità professionale. E non va affrontata con interventi “spot”, ma in maniera organica e sistematica. Per questo, il 18 ottobre scorso, ho depositato in Senato un Disegno di Legge [Atto Senato 1134, “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e di responsabilità in ambito medico e sanitario”], che raccoglie tutto il pensiero che in questi anni abbiamo in ambito professionale sviluppato. Il 16 dicembre, è stato assegnato, in sede referente, alle Commissioni riunite Giustizia e Igiene e Sanità.
Può illustrarcene i punti essenziali?
Ci sono alcune direttrici fondamentali lungo le quali, a nostro avviso, dovrebbe muoversi una Riforma organica in materia di Responsabilità professionale in ambito Sanitario.
Innanzitutto, è necessario promuovere e attuare organizzazioni sanitarie orientate alla "Cultura della Sicurezza", prendendo in considerazione i molteplici fattori alla base degli eventi indesiderati, a partire da una individuazione dei rischi, sino alle tipiche attività di gestione del rischio stesso. Ma non basta: occorre altresì ridefinire sul piano giuridico i diversi profili di Responsabilità penale e civile. Ultima, ma non per ultima, dobbiamo affrontare la questione delle Assicurazioni e dell’Obbligo assicurativo.
Proprio le assicurazioni per i professionisti, la cui obbligatorietà, per i medici, è stata rimandata al 2014, sono state al centro dell’attenzione anche mediatica. Quali sono le iniziative allo studio della FNOMCeO?
In un difficile contesto di matrice giuridica e di mercato, ci si sta avvitando in una spirale di costi relativi ai premi e di incertezze assicurative, relative alle coperture dei rischi, che strangola settori di attività libero – professionale, gravati da rischi di elevato risarcimento: pensiamo agli ostetrici-ginecologi, agli ortopedici, ai chirurghi generali e di specialità.
Occorre dunque cambiare le condizioni per consentire un accesso equo e sostenibile alle coperture assicurative. Stiamo valutando, come FNOMCeO, la concreta fattibilità giuridica e contrattuale di una Polizza collettiva che copra il primo rischio (compreso quello di rivalsa) per tutti i professionisti in attività, potendo così ragionevolmente contare, nelle logiche di questo specifico mercato, sia su una massiccia diluizione del rischio, sia su un maggior potere contrattuale.
Il 2014 sarà l’anno del nuovo Codice Deontologico? Mai come questa volta, la revisione di un Codice è stata un processo tanto partecipato e oggetto di tante attenzioni non strettamente ordinistiche…
Siamo grati a quanti ci hanno sollecitato a nuove e diverse riflessioni. Le accogliamo in un processo di responsabilità che comunque è e resta dei nostri Ordini.
La Consulta Deontologica, formata da trenta componenti – Medici, Odontoiatri, Esperti “laici” – è al lavoro da circa diciotto mesi. Da questa prima fase, che potremmo definire “istruttoria”, è scaturita una bozza ancora “grezza”, che è stata sottoposta al vaglio del Comitato Centrale. La versione approvata è stata poi inviata a tutti gli Ordini, per il recepimento degli emendamenti.
Nel Consiglio Nazionale del 13 dicembre scorso, i presidenti degli Ordini provinciali si sono suddivisi in tre Gruppi di Lavoro, che hanno aperto un dibattito su altrettante grandi aree del nuovo Codice: “Le innovazioni della Medicina come Scienza”, “I nuovi Contesti operativi della Medicina e del medico”, “I cambiamenti del soggetto di assistenza e cura”.
Alla fine di questa fase, in cui abbiamo messo sul Tavolo tutte le questioni, il Codice – così come emendato dagli Ordini provinciali – andrà poi rivisto, per essere sottoposto al vaglio definitivo del Consiglio Nazionale.
Quello che ci proponiamo di ottenere, presumibilmente la prossima primavera, è un Codice proattivo, snello, che sia espressione condivisa delle diverse sensibilità e culture. E che soprattutto sia fatto dai Medici per i Medici: vale la pena mettersi in gioco, esporsi ognuno con le proprie competenze, ruoli e capacità.
Tra le innovazioni previste, anche la riscrittura dell’Art 56, sulla pubblicità dell’informazione sanitaria e delle relative linee guida. Proprio la legittimità di tale articolo e dei punti 5 e 9 delle Linee Guida, è stata messa in dubbio da un’istruttoria dell’Antitrust. Qual è la vostra linea di difesa?
La FNOMCeO, che ha affidato la sua tutela un pool di legali, tra i quali anche il presidente del Consiglio nazionale Forense, Guido Alpa, è stata pochi giorni fa audita dalla Direzione dell’Antitrust, che riterrebbe illegittimo il nostro art. 56 per quanto riguarda il divieto della pubblicità promozionale, di quella comparativa e il riferimento al principio del decoro professionale. Al di là della linea di difesa – che si fonda sull’articolo 4 del DPR 137/12, secondo il quale la pubblicità sanitaria deve in ogni caso essere “veritiera e corretta, non deve violare l’obbligo del segreto professionale e non deve essere equivoca, ingannevole e denigratoria”, e sulla più recente giurisprudenza della Cassazione, che ritiene assolutamente applicabili i principi del decoro e della dignità professionale – quello che ci preme sottolineare è che gli Ordini intendono svolgere a tutto tondo la loro funzione di sorveglianza.
Siamo altresì sinceramente alla ricerca di un equilibrio che sia rispettoso, da una parte, dell’Ordinamento in materia di pubblicità – di cui è custode l’Antitrust – ma, dall’altra, anche dei compiti che la Legge ci affida, rendendo le nostre istituzioni soggetti proattivi nel garantire la qualità e la sicurezza delle attività professionali, nella logica dell’interesse pubblico.
Tra le non poche ingessature del nostro Paese – mi permetto di sottolineare – non mi paiono particolarmente stringenti quelle connesse alla Pubblicità sanitaria.
Nel suo ultimo intervento al Consiglio Nazionale ha prospettato una serie di incontri seminariali. Può anticiparci alcuni contenuti e obiettivi?
Gli argomenti dei seminari seguono da vicino i versanti sui quali la FNOMCeO è impegnata. Ne cito solo alcuni.
Il primo appuntamento è già in calendario a febbraio, a Palermo, per evidenziare, insieme a costituzionalisti, giuristi, magistrati, il nucleo normativo e giuridico dell’esercizio della professione medica e odontoiatrica. L’obiettivo è quello di rendere meno incerto e volatile il quadro di compatibilità normativa che, nell’ambito delle innovazioni organizzative, preveda nuove competenze e responsabilità nelle equipes multiprofessionali.
A fine febbraio, invece, a Roma, è in programma un Seminario sulla Certificazione delle assenze per malattia e attività di controllo fiscale. Sarà il primo passo di un cammino che dovrà portarci ad un confronto con tutti i portatori di interesse, e cioè datori di lavoro, sindacati, oltre che Governo e Parlamento.
La questione dei Giovani Medici e dell’accesso alla Professione sarà affrontata invece in due step. Prima a Grosseto, con al centro il tema della Formazione pre e post lauream, in un Forum che coinvolgerà tutti portatori di interesse.
Poi a Bari, dove a giugno, in un incontro allargato, con una grande mobilizzazione dei giovani, lavoreremo su un tema che ci sta a cuore: la Formazione e l’accesso al lavoro.
Un’ultima domanda: dopo tante occasioni mancate, il 2014 sarà finalmente l’anno della Riforma degli Ordini delle Professioni Sanitarie?
Tutti auspichiamo che si sfati questa strana sorte, per cui ogni volta che l’iter di approvazione sembra essere a buon punto, finisce la Legislatura e si ricomincia da capo.
Proprio in questi giorni, il Consiglio dei ministri ha definitivamente approvato il Disegno di Legge “Lorenzin” che, tra l’altro, reca la Riforma dei nostri Ordini. Ora il DDL dovrebbe andare all’esame della Commissione Igiene e Sanità, dove, rispetto a quelli di iniziativa parlamentare – ai quali peraltro è ampiamente sovrapponibile – potrebbe godere di una “corsia preferenziale”.
In questi tempi difficili, crediamo che la complessità della Professione abbia bisogno di un luogo di incontro, di ascolto, di dialogo, di proposte, di sintesi e costruzione di idee. Da tempo la FNOMCeO e i nostri Ordini sono in campo e lavorano per questa prospettiva.
Autore: Redazione FNOMCeO