“Dinamismo, idee nuove, formazione, aggiornamento, etica, deontologia. Una casa per il Medico, un punto di riferimento, un luogo d’incontro per discutere, approfondire, elaborare nuovi progetti. Per crescere”.
Possono sembrare titoli di un manifesto. In realtà sono frasi che indicano gli impegni degli Ordini dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri e, ovviamente, della FNOMCeO nei prossimi mesi e anni. Ma con quelle frasi il Presidente dell’OMCeO di Terni, Aristide Paci, ha voluto sintetizzare il senso della giornata di sabato 16 giugno a Terni, una tappa per riflettere su “Le nuove frontiere del pensiero medico. Dal binomio medico-paziente alle nuove tecnologie: il passato è tutto da dimenticare?”. Paci ha moderato proprio la tavola rotonda che si è tenuta dopo la lectio magistralis del professor Dietrich von Engelhardt, filosofo e storico della Medicina all’Università di Lubeck, Germania.
Frasi, concetti, riflessioni comuni, pensieri ad alta voce ripresi da Amedeo Bianco, Presidente FNOMCeO, nel suo intervento conclusivo durante il quale ha ribadito l’impegno ad andare avanti, ripartendo da Terni, e ancora la conferma della visione dinamica che la Federazione ha del proprio Codice deontologico, nell’ultima versione del 2006. “Non c’è dubbio che la relazione medico-paziente è unica e ogni volta diversa e l’intermediazione sempre più marcata delle nuove tecnologie non può cancellare ciò che è alla base del rapporto medico-paziente, anche oggi, in pieno Terzo Millennio. Un rapporto che deve comprendere in sé la complessità che stiamo vivendo in questa nostra epoca. Siamo consapevoli – ha detto ancora Bianco – che il nostro Codice deve co-evolvere con i cambiamenti della società. C’è da recuperare, oggi, un rapporto tra scienze umane e scienze naturali, pur essendo oggi la Medicina iper-tecnologica”. Bianco ha posto poi l’accento sull’eterno tema della formazione “che non può essere riduzionista, ma si deve aprire, perché il medico non si trovi nella condizione di meravigliarsi se poi non riesce a curare un malato”.
E poi l’attualità. Nella giornata di venerdì 15 il Consiglio dei Ministri ha varato la riforma delle professioni con un decreto che di fatto è un regolamento, “rispetto al quale siamo abbastanza neutri”. C’è poi al Senato la riforma degli Ordini prevista dalla legge delega, riforma già passata alla Camera “e questo lo consideriamo un progetto innovatore che colloca gli Ordini dove devono stare, dando loro una dimensione regionale, visto che, nel bene o nel male, la sanità è ormai completamente regionalizzata. Ecco, su tutti questi temi, da qui, ripartendo da Terni, non possiamo che andare avanti, avendo presente che i principi etici a cui facciamo riferimento non si possono perdere all’interno del Servizio sanitario nazionale, pur nella fatica che fa a reggersi, pur se i rischi di non-tenuta sono notevoli”.
Rischi di non-tenuta ben presenti nell’intervento di Ivan Cavicchi, docente di sociologia dell’organizzazione sanitaria e di filosofia della medicina all’Università di Tor Vergata a Roma: “Stiamo parlando di una realtà nella quale nove milioni di italiani rischiano di essere espulsi dai loro diritti, nonostante l’articolo 32 della Costituzione glieli garantisca”. Il passato è tutto da dimenticare? “Evidentemente no. Ma il passato è da mettere in relazione con il presente e il presente è da mettere in relazione con il futuro, perché la sfida di oggi sta proprio nella relazione, in un processo che possa ri-contestualizzare la Clinica. Al tempo stesso – ha precisato Cavicchi – occorre de-banalizzare la relazione, almeno da tre punti di vista: nel modo di conoscere il malato e la malattia; nel modo di comportarsi; nel modo in cui si ripensa l’organizzazione. Perché la relazione medico-paziente va posta in rapporto alle condizioni di lavoro”. Con il Codice di Deontologia in mano, Cavicchi ha sollecitato “una rivisitazione di alcuni punti del Codice perché oggi una Deontologia ri-contestualizzata sarebbe di forte impatto ‘politico’, perché autonoma da altri poteri”.
Monsignor Vincenzo Paglia è Vescovo della Diocesi di Terni, Narni e Amelia. Nel presentarlo, Aristide Paci ha citato la parabola del Buon Samaritano per richiamare il significato della pietas. E Vincenzo Paglia: “Tutti siamo un po’ malati. Caritas, Pietas, Amore. Comincia così un mondo nuovo. Resurrezione è una dimensione per la quale non c’è solo l’immoralità dell’anima, ma anche la resurrezione della carne. Ma la scienza ha spodestato tutto ciò, oggi alla scienza si affida tutto ed essa tende alla verticalità. Invece, il recupero della dimensione umana deve dare le regole anche al progresso scientifico, in un nuovo umanesimo, con credenti e non credenti, per ridare il primato all’uomo e alla dignità umana, recuperando il concetto della gratuità dell’attenzione verso l’altro. Se la Chiesa è la clinica dell’anima, l’ospedale non è solo la clinica del corpo”.
Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale dei diritti del malato-Cittadinanza attiva, ho posto fortemente l’accento sulla “umanizzazione perché il Ssn si sta impoverendo, si stanno riducendo le prestazioni e negli ultimi anni sono aumentate le segnalazioni di disfunzioni, errori medici e così via. Si sta andando verso l’azzeramento dei diritti, per cui occorre recuperare strumenti e metodi di mediazione per gestire i conflitti”. Moccia ha poi sottolineato la necessità di “evitare ai pazienti il dolore inutile, così come previsto dalla legge, troppo spesso inapplicata”.
Federico Spandonaro, docente di economia sanitaria alla Facoltà di Economia di Tor Vergata, ha affermato che mai come oggi “i temi della sanità si intrecciano con il tema della crisi economica. Dal ’78 si è pensato che il Ssn potesse fare tutto. Ma le risorse sono finite, qualsiasi cosa ha un limite. E’ difficile misurare l’efficienza, ma oggi si tratta soprattutto di proteggere le fasce fragili della popolazione, e la sanità è diventata un sistema di offerta, invece bisogna tornare alla domanda di salute. Oggi occorre capacità di mediare tra interessi contrapposti, cercando di mediare tra posizioni differenti”.
Ed eccoci tornati al concetto della tappa di Terni. Una tappa per andare avanti, per spostare in avanti il traguardo, per raggiungere obiettivi più avanzati, che però vanno raggiunti, riaffermando nel Ssn la centralità della professione medica, pur tra mille difficoltà connesse senza dubbi, ormai, alla regionalizzazione della sanità che ha creato, di fatto, sistemi regionali non omogenei, sia in termini di funzionalità, di efficienza e di efficacia, sia in termini di controlli della spesa. E Terni, in effetti, ha sfiorato anche questa problematica. Due sole province, Perugia e Terni, della regione Umbria, una regione virtuosa, dove la sanità è su buoni standard e che sta ulteriormente perfezionando il proprio sistema sanitario. Lo hanno confermato, in apertura della giornata, il Sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo, medico, e il Presidente della Provinica Feliciano Polli affermando che il processo di razionalizzazione della sanità umbra punta al potenziamento e al miglioramento dei servizi e delle prestazioni con minori costi. Un obiettivo ritenuto raggiungibile.
Oltre al messaggio iniziale di Amedeo Bianco, ha portato il saluto degli odontoiatri italiani il Presidente della CAO nazionale Giuseppe Renzo: “Stiamo perfettamente dentro il tema di questa comune riflessione a Terni. Anche in Odontoiatria si verifica l’invadenza delle tecnologie nel rapporto medico-paziente e anche noi affermiamo che non si può delegare soltanto alla tecnologia, per quanto avanzata, la diagnosi iniziale su un paziente. Sarebbe come dimenticare che anche la diagnosi iniziale è un atto medico. Medici e odontoiatri, su questi temi non possiamo che essere uniti”.
Autore: Redazione FNOMCeO