Camici bianchi tra stress, precarietà e paura del futuro

Report n. 43/2011

CAMICI BIANCHI TRA STRESS, PRECARIETA’ E PAURA DEL FUTURO

Burocrazia, stress e cattivi rapporti con Asl e Regione avvelenano il presente dei medici italiani. L’insicurezza e la paura, invece, rabbuiano il futuro. La fotografia di una professione sempre più in crisi d’identità emerge da un’indagine dell’Enpam, l’ente previdenziale dei camici bianchi, condotta su un campione di 2.055 iscritti e tesa a esplorare le aspettative della categoria.

Tre su quattro
sono molto preoccupati per la pensione, più di uno su tre è insoddisfatto della relazione con le aziende sanitarie e le amministrazioni locali, oltre il 21% considera seriamente l’ipotesi del pensionamento anticipato. Un desiderio di fuga alimentato dalla delusione: il livello di stress è alto, l’insofferenza verso il “modo in cui oggi si lavora” anche. Il presidente FNOMCeO, Amedeo Bianco, ammette: “È lo specchio di un vissuto professionale particolarmente difficile, dominato dall’incertezza”.che penalizza soprattutto i giovani.

Lo studio dell’Enpam, come già detto, è stato condotto su 2.055 medici estratti dal totale degli iscritti all’archivio Enpam, il 12,2% dei quali è già in pensione: il 44% del campione è composto da dipendenti Ssn, il 35% da liberi professionisti, il 12,9% da Mmg, il 4,4% da pediatri di libera scelta e il 3,5% da specialisti ambulatoriali.

I segnali della crisi sono già tutti nei primi dati: la percentuale di soddisfatti del proprio lavoro è pari al 72,5% del totale ma cala progressivamente dal 95,7% degli over 66 (i pensionati, appunto, condizionati dalla nostalgia del passato) al 63,7% degli under 35 e dall’82,4% di chi ha un reddito oltre i 90mila euro al 53,8% di chi guadagna meno di 30mila euro.

In sintesi: sono i giovani i più delusi, sia a livello economico sia a livello di aspettative professionali. E la delusione aumenta quando si tocca il tasto dolente dei rapporti con Asl e Regione: la quota dei soddisfatti precipita al 32,9%, quella degli insoddisfatti sale al 36,7%. Il malumore è alto soprattutto tra i convenzionati, ma anche per il 32,4% dei dipendenti la relazione non è soddisfacente.

L’incertezza sul futuro è palpabile: il 35% (con punte del 40,5% tra i liberi professionisti e del 35,1% tra i dipendenti) non riesce a fare alcuna previsione sull’ammontare netto mensile della propria pensione. I più ottimisti sono ancora i pediatri; il 61,7% pensa di incassare tra i 1.500 e i 3.000 euro, il 21,6% fino a 4.500 euro.

Di nuovo i giovani, invece, sono i più spaesati: quasi la metà degli under 35 e il 46% di chi ha tra 36 e 45 anni non riesce a fare alcuna previsione, contro il 26,3% di chi ha tra 56 e 65 anni. Al contrario, i più anziani riferiscono aspettative o realtà retributive più elevate.

L’insicurezza fa anche paura: il 76,3% dei camici bianchi è preoccupato per la pensione. Ma il ricorso a forme integrative è ancora scarso: riguarda appena il 30% delle interpellati. Il 53%, di contro, ha un’assicurazione sulla vita e i più anziani si dotano frequentemente di un’assicurazione sanitaria. Non solo: il 20,6% già versa contributi facoltativi per migliorare la pensione, il 14,1% ci sta pensando e il 32,7% ancora la decisione alla valutazione del rendimento.

Roma 07/11/2011

Autore: Redazione FNOMCeO

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